È STATO UN REGOLAMENTO DI "CONTE" - PER IL GIP, QUELLA DI PIETRO COSTANZIA DI COSTIGLIOLE, IL NOBILE CHE A TORINO HA AGGREDITO CON UN MACHETE UN 24ENNE, “È STATA UNA RAPPRESAGLIA MIRATA, VOLEVANO SPACCARLO. IL GIOVANE VOLEVA “COLPIRE A MORTE LA VITTIMA DOPO AVERLA CERCATA PER GIORNI” – DIETRO ALL'AGGRESSIONE CI SAREBBERO QUESTIONI LEGATE ALLO SPACCIO DI DROGA, MA ANCHE “LA VOLONTÀ DI VENDICARE IL COMPORTAMENTO OSCENO CHE LA VITTIMA AVREBBE RISERVATO ALLA FIDANZATA” – DAVANTI AI GIUDICI, L’AGGRESSORE SI È RIFIUTATO DI RISPONDERE AI PM…
- -1. AGGUATO A COLPI DI MACHETE, PIETRO COSTANZIA DI COSTIGLIOLE NON RISPONDE AI PM
Estratto dell’articolo di www.repubblica.it
E' stato portato oggi a Palazzo di giustizia Pietro Costanzia di Costigliole, il giovane discendente di una nobile famiglia piemontese arrestato nell'indagine sul caso del 24enne gravemente ferito a colpi di machete in una strada periferica di Torino lo scorso 18 marzo.
Pietro, che è indagato per tentato omicidio, doveva essere ascoltato dai magistrati inquirenti, che stanno verificando una serie di circostanze, e si è avvalso della facoltà di non rispondere.
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AGGUATO COL MACHETE A TORINO, IL GIP: «FU UNA RAPPRESAGLIA MIRATA». PIETRO COSTANZIA AVREBBE CERCATO PER GIORNI IL 23ENNE PER «SPACCARLO»
Estratto dell’articolo di Simona Lorenzetti per www.corriere.it
L’agguato a colpi di machete contro O.B. è stato organizzato nei «minimi dettagli», tanto da assumere i contorni di «una rappresaglia mirata»: Pietro Costanzia voleva «spaccare» il rivale.
Dalle ordinanze con cui il gip Gloria Biale conferma la custodia cautelare in carcere per i due fratelli, Pietro e Rocco, emergono i particolari della spedizione punitiva del 18 marzo e i ruoli di protagonisti e comprimari coinvolti nel regolamento di conti all’interno di uno «scenario» che «pare legato, almeno in parte, ad un contesto delinquenziale di smercio di stupefacenti» e, come emergerebbe dalle testimonianze, alla volontà dell’aggressore di vendicare il comportamento osceno che O.B. avrebbe riservato alla propria fidanzata. «È impazzito, vuole farlo fuori», scriveva il 7 febbraio la ragazza del nobile all’amica e compagna di O.B.
Il conte, soprannominato il «santo», voleva un chiarimento e per giorni avrebbe cercato il 23enne non sapendo che si era trasferito nelle Marche, in una clinica per disintossicarsi. La vittima è rientrata a Torino il 9 marzo e ben presto Pietro lo ha saputo. A svelare il retroscena è un nuovo testimone, un amico dei fratelli Costanzia, che ai pm Mario Bendoni e Davide Pretti ha raccontato di essere stato contattato da Pietro il 18 marzo, intorno alle 16, e che lui gli aveva confidato di «aver scoperto» il «posto in cui si trovava» il 23enne: «Voleva spaccarlo».
L’amico ha poi spiegato di aver raggiunto il luogo dell’incontro con l’intenzione di «fare da paciere»: alla guida di un’auto a noleggio si sarebbe quindi diretto nel punto prestabilito, parcheggiando «in un posto indicato da Pietro e Rocco», che «si trovavano a bordo dello stesso motociclo». Era perciò rimasto in attesa di istruzioni: «Poi ho ricevuto una chiamata da Pietro che mi ha detto “ho fatto vai a casa”. Mi sono allontanato». L’amico ha ammesso di sapere che il conte aveva con sé «un attrezzo con una lama».
[…] Per il giudice non vi è alcun dubbio che l’attentato nei confronti di O.B. sia stato premeditato e che Pietro abbia cercato e avuto il sostegno del fratello: sono arrivati insieme a bordo di uno scooter in via Panizza, a Mirafiori, «con lo scopo di colpire a morte la vittima, sorprendendola alle spalle mentre, indifesa, si trovava sulla pubblica via insieme alla fidanzata».
Il «santo» ha aggredito il rivale con il machete, mentre Rocco avrebbe trattenuto la fidanzata «impedendole di intervenire» […]