VOLETE SAPERE CHI È L’OTTAVO RE DI ROMA? IL GABBIANO! IN QUELLA DISCARICA A CIELO APERTO CHE È DIVENTATA LA CAPITALE, CITTADINI E TURISTI SONO COSTRETTI A CONVIVERE CON L’UCCELLO, CHE ORMAI SENZA ALCUN TIMORE, ATTACCA PASSANTI PER RUBARE LORO IL CIBO – DOPO LE VOLPI, I CINGHIALI, I LUPI , LA CORONA CHE PRIMA SPETTAVA AI TOPI ADESSO È PASSATA AI PENNUTI PREPOTENTI CHE SE LA SPASSANO SULLE NOSTRE TESTE…

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Paolo Di Paolo per “la Repubblica”

 

gabbiano divora un topo a villa borghese 2 gabbiano divora un topo a villa borghese 2

È probabile che, se avessero un portavoce - un parente capitolino del vecchio Jonathan Livingston - si dichiarerebbe offeso. Nel racconto di questa Roma inselvatichita, il grande spazio dato ai topi rischia di sminuire i gabbiani? Tanto per cominciare, nel trono di spade della fauna urbana i più potenti restano loro. Uccelli di mare, di lago, di fiume, storicamente legati all' acqua, nel ventunesimo secolo passeggiano accanto ai turisti in piazza Navona.

gabbiano gabbiano

 

Anzi, a tarda sera se ne impossessano indisturbati, in barba agli ormai sottomessi e umilissimi piccioni. Il tessuto sonoro della città la fa ormai somigliare a un luogo di costa: i versi mattutini e serali «richiamano scogliere e mari profondi, fino a quando all' inganno si sostituisce la sveglia di casa e inizia un nuovo giorno».

gabbiano gabbiano

 

Scrive così Antonio Canu nelle pagine di Roma selvatica (Laterza), una coinvolgente esplorazione delle specie animali "gentrificate". Non si contano più, e la Capitale somiglia a un' Arca di Noè malmessa. Volpi, cinghiali che arrivano fino a Trastevere, lupi ai margini del Grande raccordo anulare.

 

Racconto a Canu, ambientalista, presidente di Wwf Oasi, l' episodio freschissimo dell' amica in vacanza a Roma che fa colazione sul terrazzino di un hotel in pieno centro storico. Si prepara a gustare una invitante brioche, non fa in tempo ad afferrarla che plana un grosso gabbiano - gagliardo, preciso - la addenta lui, e la porta via. «Questo è ormai all' ordine del giorno - risponde Canu, senza scomporsi - ed è il segno di una confidenza dei gabbiani anche un po' eccessiva e invadente». La definizione esatta?

gabbiano gabbiano

 

Cleptoparassitismo. Me la fornisce l' etologo Enrico Alleva, tenendo a precisare che fa parte per statuto delle caratteristiche di una specie «predisposta allo scippo». Il problema - concordano Canu e Alleva - siamo noi. Negli anni Settanta e Ottanta sarebbe stata impensabile tale promiscuità. La grande disponibilità di cibo, anche e soprattutto in forma di spazzatura, «ha fatto naturalmente la differenza. Il gabbiano reale, così, non ha più nessun timore.

 

E ha cominciato a nidificare anche in città, dando vita a una vera e propria generazione urbana ». Piero Genovesi, zoologo, evoca l' aggressività delle cornacchie, che ancora poche settimane fa, all' Eur, attaccavano i passanti.

gabbiani gabbiani

 

Si tratta di "mamme" che, nel periodo della nidificazione, diventano più sospettose e nervose. Svuotare i cassonetti terrebbe più lontane anche loro? «Sì, l' interazione delle specie selvatiche con l' uomo dipende dal cibo. Se non lo trovano, si spostano». Rischi igienici? Sono limitati, e più che il guano può allarmare la presenza di carcasse sui tetti, dove i gabbiani, che non temono nemmeno le cornacchie, hanno cominciato a nidificare. «Il gabbiano è il predatore più potente in città, attacca spesso anche ratti e piccioni».

 

gabbiano 4 gabbiano 4

Dello spadroneggiare dei gabbiani a Roma si è accorto il New York Times , che ironizza: «Il loro tonante rituale al tramonto non è di buon auspicio per Roma». Censirli non è semplice, ma siamo di sicuro intorno alle quattro decine di migliaia. «Cinciallegre e pettirossi sono spariti, c' è stato un esodo di animali più sensibili. Quelli che restano, restano perché li abbiamo viziati, loro se ne approfittano.

il gabbiano ruba un assaggio di gelato il gabbiano ruba un assaggio di gelato

 

Al punto da sottometterci», mi spiega Francesca Manzia, responsabile del centro di recupero fauna selvatica Lipu a Roma. In quella che, senza mezzi termini, Canu definisce un' immensa discarica. «Nessun animale è di per sé pericoloso, ma costruire una convivenza sensata fra noi e loro in un paesaggio sempre più urbanizzato è una preoccupazione opportuna».

 

Nel frattempo, i pennuti prepotenti se la spassano - meno romantici che in certe cartoline turistiche o nelle poesie di Cardarelli. E se, a proposito di letterati, Calvino restava ipnotizzato - erano gli anni Ottanta - dalla geometria degli storni nel cielo di Roma («un pulviscolo minutissimo, una nuvola d' ali che volano»), Nanni Moretti, quindici anni dopo, manifestava qualche perplessità.

 

quando un gabbiano ti ruba l amerenda quando un gabbiano ti ruba l amerenda

E chiamava in aiuto - in un episodio poi tagliato dal film Aprile - un improbabile esperto, interpretato dal regista Carlo Mazzacurati. Armato di megafono, prova ad allontanare i volatili, emettendo un suono inquietante, con risultati modesti. E senza poesia, ma con molta preoccupazione per le conseguenze più concrete che letteralmente piovono sui balconi, sulle strade, sulle teste dei romani. Il titolo di quell' episodio? Il grido d' angoscia dell' uccello predatore .

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