LA ''REPUBBLICA'' DELLE FAIDE TRA GIORNALISTI - COME UNA TELEFONATA PRIVATA TRA I DUE CRONISTI CHE LAVORAVANO SULLO STESSO CASO, E REGISTRATA DA UNO ALL'INSAPUTA DELL'ALTRO, SIA FINITA SULLA SCRIVANIA DEL PM CHE LI HA INDAGATI ENTRAMBI. UNO SCOOP SU BERLUSCONI CHE SI È TRAMUTATO IN UNA CONDANNA PER FRANCESCO VIVIANO, FURIOSO CONTRO GIULIANO FOSCHINI, CHE REPLICA…

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Vincenzo Iurillo per il “Fatto quotidiano

 

berlusconi santoro

Questa è la storia di un' amicizia finita a rotoli e a carte bollate tra due giornalisti di Repubblica. È la storia di Francesco Viviano che si appresta a querelare Giuliano Foschini e che su Facebook a cadenza periodica gli lancia strali e accuse, chiamando in causa Ordine dei giornalisti e Fnsi perché, in sostanza, sostiene di essere stato tradito da un collega.

 

È la storia di come una telefonata privata tra i due cronisti che lavoravano sullo stesso caso, e registrata da uno all' insaputa dell' altro, sia finita sulla scrivania del pm che li ha indagati entrambi. È la storia di uno scoop su Silvio Berlusconi che si è tramutato in una condanna a un anno e due mesi per pubblicazione di atti coperti da segreto per Viviano, il giornalista che fu registrato, e che da allora non ha perdonato il collega che spinse il tasto rec, indicandolo come la causa della sua condanna.

francesco viviano

 

Ecco come due grandi firme di giudiziaria, si sono unite e divise dalla notizia uscita il 17 marzo 2010. Quel giorno Repubblica ha un pezzo di Viviano che è una bomba. Ci sono le intercettazioni della Procura di Trani sulle pressioni di Silvio Berlusconi per chiudere Annozero. Ci sono i virgolettati di Berlusconi, Gianni Letta e del commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, ed altro. Stanno nelle 40 pagine della richiesta che il pm di Trani ha inoltrato al Gip per ottenere dalla Camera l' autorizzazione all' utilizzo.

 

francesco viviano

Viviano, secondo la ricostruzione diventata definitiva con la sentenza di Cassazione, sarebbe entrato di nascosto nella stanza del Gip per prelevarle, fotocopiarle in un altro luogo e utilizzarle per il suo articolo. Il giorno prima lui e Foschini, il primo allora 61enne e il secondo 25enne, erano stati visti insieme nel palazzo di Giustizia di Trani. E quando esce il pezzo e scatta l' indagine sulla fuga di notizie, Foschini viene convocato in Questura come testimone. Ne uscirà indagato.

 

giuliano foschini gianrico carofiglio

Quel giorno sarebbe avvenuta la registrazione della telefonata tra Viviano e Foschini. Non compare a supporto delle motivazioni della condanna, ma sarebbe stata oggetto di una domanda del pm a Viviano. Su tutto, del resto, le versioni dei due divergono. "La mia condanna - scrive Viviano sui social - è 'discendente' (come hanno scritto i tribunali di primo e secondo grado ed anche in Cassazione) dalle dichiarazioni di Foschini, che mi ha accusato e che ha anche registrato una conversazione tra me e lui che è finita in mano ai pm. Foschini, grazie alla sua "collaborazione" e al suo avvocato Paolo Sisti di Forza Italia (quindi vicino a Berlusconi oggetto dello scoop) è uscito dall' inchiesta perché definito 'testimone assistito'. Io mio sono fatto difendere dagli avvocati del mio giornale come era giusto. Questo Foschini, non ha 'rossore'?

giuliano foschini gianrico carofiglio

 

Al Fatto ha aggiunto: "Lo querelo per aver dichiarato alla Verità che ho mentito". Sentito dal Fatto, Foschini replica con poche e misurate parole: "Non penso di essere una notizia e non ho niente da nascondere, mi sono sempre comportato correttamente e non ho mai consegnato nessuna registrazione ai pm". Che sarebbe stata estrapolata dal telefonino di Foschini sequestrato dalla Procura qualche tempo dopo l' interrogatorio.

 

Dopo la condanna, il Cdr di Repubblica ha espresso "umana solidarietà" a Viviano. Lui lo ha interpretato come un "sono fatti tuoi". Coi panni lavati sulla piazza di Facebook, sulla bacheca di Viviano è intervenuta Virginia Piccolillo del Corriere della Sera: "Questa non è solo una questione etica di viltà e tradimenti personali.

 

GIULIANO FOSCHINI

Ma di una grave violazione deontologica, compiuta ai danni di un collega, all' interno dello stesso giornale, Repubblica, che si è fatto bello dello "scoop" ma non ha esitato a lasciarti solo. Che squallore".