AMERICA FATTA A MAGLIE - TRUMP IN GUERRA CON I GIOCATORI DI FOOTBALL CHE INVITA A CACCIARE A CALCI IN CULO DAGLI STADI SE NON SI ALZANO PER L'INNO, IN GUERRA CON MCCAIN CHE CONTINUA AD AFFOSSARE LE RIFORME DI OBAMACARE, CHE VUOI CHE SIA IL MISSILE DELL'IRAN A PARTE LA DIMOSTRAZIONE CHE QUELL'ACCORDO E' UNA SOLA? - LA POVERA PELOSI CONTESTATA NELLA SUA CALIFORNIA PERCHÉ PARLA COL NEMICO - INTEMERATA STILE CGIL DEL ''NEW YORK TIMES''

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Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

“Alzatevi e andatevene quando assistete a una tale mancanza di rispetto per i nostri valori e per la nostra bandiera, vedrete che funziona, oppure dite  ai proprietari delle squadre  che devono cacciare quei figli di puttana dallo stadio. Fired, licenziato”. Che volete che sia una guerra di parole e di insulti con Kim Jong-un, il dittatore nordcoreano che la stampa mondiale ha adottato neanche fosse un sincero democratico, pur di sparlare dell'americano. Che volete che sia un missile sparato dall'Iran gli ayatollah, che mezzo mondo tratta con riverenza e straccio in testa per le signore quando si va in visita a Teheran, ma anche quando uno di loro viene a Roma  si corre alla piaggeria, non dimenticate che in Campidoglio si sono affrettati a coprire le nudità delle statue romane.

 

donald trump con mitch mcconnell nancy pelosi e chuck schumer donald trump con mitch mcconnell nancy pelosi e chuck schumer

Che volete che sia tutto ciò per Donald Trump che, reduce da impegnativa settimana all'Onu nella quale ha per l'appunto minacciato di distruggere la Corea se Kim Jong-un dovesse passare dalle provocazioni alle azioni contro Giappone e Corea del Sud e magari anche Stati Uniti d'America, e ha anticipato la decisione di non formalizzare l'accordo del 2015 stipulato da Barack Obama e altre nazioni occidentali con l'Iran perché alle prove che il regime degli ayatollah si sta armando fino ai denti, se n'è andato in campagna elettorale in Alabama e lì ha dichiarato guerra ai divi del football che si rifiutano di cantare e persino di alzarsi in piedi durante l'esecuzione dell'inno nazionale prima dell'inizio delle partite.

Il presidente era in Alabama, Huntsville, perché c'è una elezione speciale sostitutiva di un membro del Congresso che è andato al governo, e fa campagna per Luther Strange al Senato.

 

La polemica era nell'aria da tempo, avviata dal quarterback Colin Kaepernick un anno fa, quando a una partita dei 49ers di San Francisco dichiarò che prendeva posizione contro un Paese che opprime i neri e i cittadini di colore.

 

 Il risultato è che gli indici d'ascolto televisivi della Lega sono scesi e di molto da allora, e che  Kaepernick e’ disoccupato, quindi Trump sa di  che parla e affonda in una piaga aperta. La folla di canzoni ha plaudito entusiasta gridando Usa USA, le star del football cominciano già a twittare indignate contro il presidente. Ma c'è di più, e forse è la vera ragione della sparata.

donald trump john mccain donald trump john mccain

 

Erano invitati alla Casa Bianca i giocatori e dirigenti del The Golden State Warriors, vincitori del campionato, ma Stephen Curry venerdì aveva dichiarato:" Non vado alla Casa Bianca, non voglio andarci. Se dovessimo votare nello spogliatoio, io opterò per evitare la visita dal presidente: mi auguro che in questo modo, con un gesto del genere, potremo ispirare il cambiamento. Si tratta di me, ma anche della squadra . Non so cosa dire, perché ancora non so se andremo oppure no, ma la mia idea è chiaramente contraria. Non gradisco il comportamento del nostro presidente e nemmeno ciò che dice”.

 

 Detto fatto, Donald Trump ha pubblicamente disdetto l'invito spiegando che se uno esita rispetto a un grande onore come quello essere invitato alla Casa Bianca, vuol dire che non ne è degno, e ciao Stephen Curry.

 

Naturalmente, mentre a un giocatore milionario è concesso di fare dichiarazione del genere è presidente non può trarne le conclusioni.  Infatti è già partita la protesta dell'associazione per i diritti dei neri che annuncia che porterà in tribunale il presidente. Roger Goodell, presidente della NBA ha stigmatizzato le parole del Presidente come, attenti alla parolina, divisive. Chissà quanto non divisivo gli sembra dall'alto di parecchi milioni di dollari contestare l'inno, la bandiera, la sede della Presidenza, ostentatamente. Palla al centro.

 

Reduce dai successi di Cernobbio, perché invece negli Stati Uniti almeno tra gli elettori repubblicani è meglio che non si faccia vedere, date un'occhiata ai tweet che lo bollano come un traditore, il senatore John McCain annuncia ancora una volta che voterà contro l'ennesima legge di riforma dell'Obamacare sulla sanità.

 

KIM JONG UN DONALD TRUMP KIM JONG UN DONALD TRUMP

 Questa volta evita le smargiassate dell'ultimo episodio, quando col pollice alzato  e la V della vittoria mise, ancora convalescente di intervento al cervello, il voto che servi’ a bocciare la controriforma, ma dichiara che è costretto a continuare a votare contro perché soltanto uno sforzo bipartisan dei due partiti, il repubblicano e democratico, potrà’ portare a un risultato.

 

Naturalmente dice una sciocchezza, e lo sa benissimo,  non solo perché per anni, da centrista, ha comunque detto e votato che Obamacare era una legge da buttare nell'immondizia, ma anche perché all’ala conservatrice del partito capitanata da Ted Cruz non può chiedere uno sforzo maggiore di venire incontro ad alcuni fondamentali della legge mantenendoli, ne può non sapere che nessun democratico è in grado se anche lo volesse di votare una modifica di una legge che ha solamente portato maggiore spesa e non maggiore assistenza sanitaria, ma che porta anche il nome del presidente democratico in carica fino a un anno fa.

 

Nel casino generale dello scontro politico si dimentica di dire o non si vuole dire che questa ultima versione, studiata con calma, la Graham Cassidy, è una buona legge, che elimina l'obbligo a tutti gli americani di pagarsi una copertura sanitaria costosissima uguale per tutti, come succede ora, che restituisce i 50 stati la gestione togliendola a Washington, consentendo così ai cittadini di ogni Stato di decidere quale tipo di copertura e quanti tipi di copertura desiderano. McCain è in malafede, inutile negarlo, invecchia male, nutre invidia e rancore, conduce la sua personale battaglia finale contro Donald Trump. A qualcuno può far comodo, gli sporcherà definitivamente la legacy.

nancy pelosi nancy pelosi

 

 

A proposito di possibilità di manovra per i democratici, ce ne sono due, i capigruppo a Camera e Senato, Charles Schumer e Nancy Pelosi, che con Donald Trump si sono incontrati, hanno stipulato un primo accordo sul budget e sui finanziamenti alle zone alluvionate, ci sono anche andati a cena con dei colleghi repubblicani. In realtà stanno trattando tutta la questione dell'immigrazione per vedere se si tira fuori una legge comune che metta fine al clima di odio e che consenta ai democratici di dire che anche loro qualcosa riescono a fare e ottenere, non solo a tenere in piedi il Russiagate e mandare in giro Hillary Clinton a dire che e’ colpa loro se non è stata eletta.

 

 Si tratta di vedere se si riesce a fare una legge sui Dreamers, cosiddetti, circa 800 mila minori quando sono entrati negli Stati Uniti con i genitori e i parenti illegali, e di accordarsi sulla sicurezza ai confini, compreso il famoso muro col Messico.

 

 

Obama aveva risolto a modo suo, consentendo loro di restare continuare a studiare e lavorare con un decreto, che però è contraria alla Costituzione, perché al Congresso che aspetta questa legge. Bene, la povera Pelosi va a un comizio in California e si ritrova circondata da Dreamers e attivisti vari, che salgono sul palco, la circondano minacciosamente, la contestano duramente, e non per quello che ha ottenuto o non ottenuto, ma perché tratta col nemico, essendo il nemico il presidente degli Stati Uniti. Non stanno bene.

 

 

Non sta tanto bene nemmeno la firma illustre del  New York Times, Steven Greenhouse, da circa 30 anni firma sulle questioni del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Bene, vi ricordate di quel ragazzino che aveva scritto alla Casa Bianca esprimendo il desiderio di falciare il prato per divertimento per una volta? Donald Trump gli ha risposto invitandolo, e fotografie e video immortalano la gran giornata del ragazzino. Ma non è piaciuta a Greenhouse, che col ditino severo alzato scrive:

 

Not sending a great signal on child labor, minimum wage & occupational safety >> Trump White House lets a 10-year-old volunteer mow its lawn” . Non è un buon segnale sulla sicurezza dell'occupazione, il lavoro minorile, il salario minimo, aver permesso a un volontario di 10 anni di falciare il prato della Casa Bianca di Trump.

 Landini gli fa un baffo a questo.

 

 

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