l'attimo fatale - Per 33 centesimi di secondo l'attentato di Capaci costò la vita di Falcone - Brusca sbagliò i calcoli, ma li riaggiustò il destino - Se il giudice e la moglie fossero stati seduti dietro si sarebbero salvati. Si salvò invece l'autista…


Piero Laporta per ITALIA OGGI

Dell'attentato di Capaci forse si sa davvero tutto, ma forse non tutti sanno che esso riuscì per una frazione di secondo, precisamente per 33 centesimi di secondo, cioè il tempo per dire «no!». Posatisi i fumi dell'esplosione, il quarto chilometro dell'autostrada da Punta Raisi a Palermo era tagliato da un fosso profondo tre metri, lungo 14 e largo 12 metri.

La Croma bianca, le ruote anteriori sul ciglio del cratere, Giovanni Falcone incastrato fra le lamiere al posto di guida, a fianco la moglie Francesca Morvillo. Giuseppe Costanza, l'autista, occupava il sedile posteriore.

Falcone amava guidare personalmente e così aveva un uomo in più intento a proteggerlo. Paolo Capuzza, Gaspare Cervello, Angelo Corbo, i tre agenti nella Croma azzurra che seguiva a una dozzina di metri, sebbene feriti si prodigarono per Falcone e la moglie e Costanza. Estratti quest'ultimi dal veicolo, per Falcone si attesero i pompieri e la fiamma ossidrica.

Morì con la moglie poco dopo in ospedale, per le lesioni cagionate dall'urto a 120 chilometri orari contro il muro esplosivo, generato da 550 chili di tritolo e nitrato d'ammonio, intasati nel tubo di drenaggio delle acque piovane sotto la carreggiata dell'autostrada.

La Croma marrone che era in testa fu proiettata a 62 metri, uccidendo i tre agenti, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani. L'attentato fu preparato con cura, il suo macabro successo fu tuttavia propiziato dal caso.

falcone giovanni

La banda di mafiosi, capeggiata da Giovanni Brusca, approntò un innesco semplice ed efficace. Un telecomando da aeromodellismo, acquistabile nei negozi di giocattoli, inviava il segnale a una ricevente in vicinanza della carica.

L'impulso radio determinava il passaggio di elettricità nel filo al quale collegare il detonatore. I mafiosi provarono il dispositivo ponendo la radio trasmittente presso un casolare che offriva un ottimo campo visivo. Trenta metri prima del cunicolo caricato con l'esplosivo piazzarono un rottame di frigorifero.

Santino Di Matteo sfrecciava con l'auto a 170 chilometri orari. Giovanni Brusca inviava l'impulso quando l'auto giungeva in corrispondenza del frigorifero. Il lampeggio di una lampadina flash, collegata al filo poi collegato al detonatore, dava l'ok.

Totò Riina dietro le sbarre

L'accorgimento del frigo, come riferimento per schiacciare il pulsante, era fondato. A 170 chilometri orari un'auto percorre 47 metri in un secondo. Basta un quarto di secondo d'errore perché la macchina di Falcone sia dieci metri prima o dopo il punto di scoppio.

Così accadde infatti alla terza auto i cui occupanti, pur malconci, si salvarono. Alcuni secondi prima di giungere al punto fatale, Falcone scambiò le chiavi nel quadro con un altro mazzo di chiavi. Francesca Morvillo voleva le chiavi di casa che erano con quelle sul quadro. Nello scambio di chiavi, l'auto rallentò repentinamente da 170 a 120 chilometri orari.

La prima auto rallentò a sua volta, ma meno. Il suo tachimetro si bloccò a 160 e il contagiri su 6000. Il sistema, tarato sull'auto di Falcone, determinò invece l'esplosione quando il baricentro della prima auto non era ancora giunto in corrispondenza del tubo pieno di esplosivo. L'auto di Falcone, rallentata, giunse in ritardo sul punto dell'esplosione, ma non abbastanza.

FALCONE ASSASSINATO A CAPACI

Invece d'essere sbalzata in aria com'era previsto, urtò contro il muro di detriti innalzatosi per un paio di secondi per la forza dell'esplosione. Se Falcone e la moglie fossero stati seduti dietro, com'era prevedibile, si sarebbero salvati. Si salvò invece l'autista Costanza. Nella terza auto, distaccata un 12 metri da Falcone, si salvarono tutti i suoi occupanti.
Se Falcone avesse tardato ancora di un terzo di secondo sarebbe rimasto indietro esattamente di 12 metri. Era cioè 33 centesimi di secondo troppo vicino ai 550 chilogrammi di esplosivo, 33 centesimi di secondo, il tempo per dire «no»!, ma non fu detto.