LE “ATTIVITÀ SOSPETTE” DI VALTERINO PRIMA DEI PROCESSI - LAVITOLA TORNA IN CARCERE PER AVER VIOLATO I DOMICILIARI E I PM PENSANO ABBIA INCONTRATO QUALCHE “EMISSARIO”


Guido Ruotolo per "la Stampa"

È finito in carcere, a Regina Coeli, Valter Lavitola, per avere violato le prescrizioni degli arresti domiciliari, «portandosi il 9 agosto scorso alle 18.29 nel cortile della abitazione di via Castel Sant'Elia, a Roma», come scrivono i giudici napoletani.

BERLU RUBY E LAVITOLA

Uno dei legali di Lavitola, Gaetano Balice, sostiene che il suo assistito si stava recando, senza violare alcuna prescrizione, nello scantinato dove si accede anche attraverso il passaggio nel cortile dell'edificio. «Non è scattato neppure l'allarme - dice il legale - essendo sottoposto al controllo del braccialetto elettronico».

Gli uomini della Finanza del colonnello Nicola Altiero nell'informativa consegnata ai pm napoletani Piscitelli e Woodcock hanno segnalato che quel pomeriggio d'agosto Lavitola fu ripreso dalla telecamera installata nel cortile, mentre indicava a una terza persona la stessa telecamera pochi secondi prima che fosse distrutta a martellate.

BERLUSCONI CON RICCARDO MARTINELLI E VALTER LAVITOLA jpeg

Insomma nulla a che vedere con una breve fuga da una casa dove è costretto a vivere con la moglie, pur avendo lui un'altra compagna che gli ha dato la gioia di una figlia. «Quella telecamera - sostiene l'avvocato Balice - non era stata posizionata per controllare l'eventuale violazione dagli obblighi degli arresti domiciliari, avendo il braccialetto elettronico e ricevendo ogni giorno almeno quattro controlli domiciliari delle forze di polizia, ma come atto d'indagine di un altro procedimento. In questi mesi il mio assistito ha presentato diverse denunce di presenza di telecamere e microfoni in vari spazi condominiali».

Non c'è solo questo. Nel cortile dell'abitazione romana sarebbe stata notata più volte una berlina scura, un'auto blu insomma, il cui conducente, però, non è stato identificato.
Lo scenario che si è creato analizzando comportamenti e messaggi inviati da Lavitola all'esterno, ha convinto i pm napoletani a chiederne la carcerazione.

BERLUSCONI COL PRESIDENTE DI PANANA. NEL CERCHIO LAVITOLA

Al sospetto che il faccendiere coinvolto in inchieste per corruzione internazionale abbia incontrato un emissario di qualche autorevole «personaggio» si aggiungono i «messaggi» inviati, attraverso interviste e dichiarazioni, a Silvio Berlusconi, e l'annuncio che sarà depositato un memoriale nel quale spiegherà e si difenderà.

MARTINELLI LAVITOLA BERLUSCONI VARELA

Insomma, Lavitola è protagonista di una «iperattività» tutta da decifrare. E questo avviene alla vigilia di appuntamenti processuali molto importanti. Il 23 ottobre il gip di Napoli dovrà decidere se processarlo con Berlusconi per «operazione libertà», la compravendita di senatori (Sergio De Gregorio) nel 2006-2008 per far cadere il governo Prodi.
Poi, il 30 ottobre, la Corte d'appello con rito abbreviato dovrà confermare o meno la condanna a 2 anni e 8 mesi per il tentativo di estorsione ai danni di Berlusconi (la richiesta di 5 milioni di euro).

LAVITOLA E BERLUSCONI INSIEME A PANAMA

Arrestato all'aeroporto di Fiumicino il 16 aprile del 2012, proveniente dall'Argentina, finito ai domiciliari il 24 maggio scorso dopo processi, patteggiamenti e condanne, per Valter Lavitola l'odissea giudiziaria è tutt'altro che conclusa. L'ex direttore dell'Avanti, incaricato da Silvio Berlusconi di «gestire» le aspettative di Gianpi Tarantini, l'imprenditore barese che procurava le escort per le serate a Palazzo Grazioli, è in attesa di rinvio a giudizio a Bari, indagato con Berlusconi, per aver indotto lo stesso Tarantini a rilasciare «dichiarazioni mendaci».

A Napoli, invece, oltre che il processo per «operazione libertà», è ancora aperta l'inchiesta Finmeccanica (un'altra è a Roma) ed è indagato anche per la P4. Almeno queste sono le inchieste di cui si è a conoscenza.