AVEVA RAGIONE TRIA - SE SALVINI E DI MAIO LO AVESSERO ASCOLTATO SUBITO, SUL DEFICIT ALL’1,9% (ORA SIAMO AL 2,04%), CI SAREMMO RISPARMIATI MESI DI TENSIONI SUI MERCATI CHE HANNO PESATO SULLO SPREAD, E QUINDI SUL COSTO DEL DEBITO PUBBLICO - PER EVITARE L' ESERCIZIO PROVVISORIO, CHE CONGELA TUTTE LE SPESE SUL LIVELLO DELL' ANNO PROCEDENTE, BISOGNA CHIUDERE LA MANOVRA ENTRO IL 31 DICEMBRE…

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Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Giovanni Tria rimarrà a Bruxelles fino alla fine del negoziato con la Commissione europea sul disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria. Sembra un scelta tecnica e in parte lo è, perché quando il gioco si fa duro gli addetti ai lavori cominciano a giocare. A stringere la mano al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker era stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

 

Adesso che gli incontri si concentrano sui dettagli, a parlare con i commissari europei Valdis Dombroskvis e Pierre Moscovici ci deve essere il ministro dell' Economia. Ma la semplice logica non basta a spiegare una scelta che è soprattutto politica.

 

tria conte di maio salvini tria conte di maio salvini

In questi giorni a Bruxelles Conte e Tria si sono marcati a uomo. E chi è stato vicino al ministro dell' Economia non ha trovato un uomo proprio contentissimo. Come mai?

Nella mediazione con Bruxelles il presidente Conte gli ha rubato la scena. Forse perché più duttile di lui. Forse perché a poche ore dall' incontro decisivo di mercoledì scorso avevamo poche carte in mano e siamo andati avanti a braccio. Un ruolo nel quale un avvocato come il presidente Conte si muove meglio rispetto a un professore universitario poco abituato alla ribalta, come Tria.

 

di maio salvini di maio salvini

Resta il fatto che nel merito Tria è convinto di aver vinto la sua partita. Non solo. Ha detto chiaramente a Conte che se i due azionisti di maggioranza del governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, lo avessero ascoltato ci saremmo risparmiati quelle tensioni che inevitabilmente hanno pesato sullo spread, e quindi sul costo del debito pubblico.

 

Nei giorni in cui il Movimento 5 Stelle festeggiava dal balcone di Palazzo Chigi, anche se non si trattava di una legge ma della sempre aleatoria nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, il ministro Tria aveva detto che il rapporto fra deficit e Pil, il prodotto interno lordo, doveva essere fissato all' 1,9%.

GIOVANNI TRIA VALDIS DOMBROVSKIS GIOVANNI TRIA VALDIS DOMBROVSKIS

 

È vero che nelle settimane precedenti aveva indicato un livello più basso. Ma alla fine, nei confronti del 2,04% sul quale ormai sembra esserci accordo, ci è andato più vicino lui. Di un po' rispetto al testo iniziale della manovra, con l' ormai archiviato 2,4%. Di parecchio rispetto agli annunci precedenti che puntavano a sfiorare il 3%.

 

La mediazione finale l' avrà fatta anche Conte, ma il risultato di quella mediazione Tria lo considera una rivincita. Anche per questo la tentazione di dimettersi che pure aveva avuto nelle settimane passate sembra ormai essere evaporata. Questo non vuol dire che la strada sia tutta in discesa. In Parlamento l'esame della manovra si è fermato. Sono stati presentati 3.400 emendamenti, che come al solito contengono di tutto e di più. Ma non è questo il problema.

 

Per il maxiemendamento del governo bisognerà aspettare che venga chiuso il negoziato con Bruxelles. Probabilmente arriverà in Aula, dove il testo della manovra è atteso martedì prossimo. A quel punto a Natale mancherà una settimana e, per diventare legge, la manovra dovrà poi tornare alla Camera.

i ministri elisabetta trenta e giovanni tria i ministri elisabetta trenta e giovanni tria

 

Per evitare l' esercizio provvisorio, che congela tutte le spese sul livello dell' anno procedente, bisogna chiudere entro il 31 dicembre. Per questo circola un' ipotesi suggestiva: convocare l' Aula della Camera il 31 dicembre, un lunedì. E tenere la seduta aperta ad oltranza fino all' approvazione finale. A fare fede sarebbe la data di inizio della seduta, anche se si dovesse sforare. Ma con il rischio di un veglione di Capodanno passato a Montecitorio.

 

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