IL BACIO DI “BAFFINO” PER CONTE - D’ALEMA ABBRACCIA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ALLA FESTA DI LEU: “MI FIDO DI LUI. DI RENZI INVECE NON VOGLIO PARLARE” - “GIUSEPPI” REGOLA I CONTI CON SALVINI: “NON L’HO PIU’ SENTITO. IL MIO NO ALLA LEGA ERA ALL’INFINITO. L’EUROPA? PRIMA CHIEDEVO CORTESIE PERSONALI MENTRE L'ITALIA CHIEDEVA SOLO PER SÉ, OGGI C' È UN APPROCCIO SISTEMICO, PIÙ COERENTE. OGGI LA REDISTRIBUZIONE EUROPEA CI VIENE ASSICURATA SUBITO…”

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Marco Galluzzo per il “Corriere della sera”

 

MASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTE MASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTE

C' è anche l'ex premier Massimo D' Alema, in prima fila, alla festa di Leu alla Città dell' altra economia a Roma. E dirà, proprio parlando di Conte: «Mi fido di lui. Di Renzi invece non voglio parlare». Giuseppe Conte lo vede e gli stringe la mano. Poi, mentre un manifestante gli regala il tricolore, il premier inizia l'intervista condotta da Enrico Mentana.

 

Si parte dagli ultimi giorni, dal cambiamento del governo, che «è stato un passaggio molto impegnativo anche dal punto di vista concettuale. Nel giro di pochi giorni però ho registrato un cambio di atmosfera nel Paese, che mi ha molto sorpreso. La mia sensazione è che il Paese d'un tratto ha cominciato a ragionare in termini diversi. Per la mia esperienza politica era finita lì, ma c'è stato un fuoco concentrico di sollecitazioni».

 

Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto "assolutamente no" perché per me quell' esperienza politica era chiusa».

 

Dalema Vespa e Conte a Vinitaly Dalema Vespa e Conte a Vinitaly

Della scissione di Renzi «mi hanno sorpreso i tempi. Nel momento in cui un presidente incaricato in riserva deve scioglierla è bene che abbia piena contezza di come si predispongono le forze di governo. Se avessi saputo della decisione, avrei preteso e voluto un' interlocuzione diretta con il gruppo stesso». Il premier assicura comunque che «non è venuta meno la sostenibilità del progetto» di governo e - nel giorno in cui Di Battista attacca il Pd - sceglie termini non casuali per mettere al riparo l' esecutivo da ulteriori fibrillazioni: «Sarà privo di personalismi, io lo pretenderò. Se si riesce a conservare questo spirito di squadra potremo fare belle cose per i cittadini».

 

conte salvini conte salvini

Dopo aver difeso il lavoro fatto nel precedente esecutivo («Non dobbiamo distogliere l' attenzione dal reddito di cittadinanza, dobbiamo lavorare all' aspetto della formazione e a quello occupazionale»), Conte discute anche di Europa e sottolinea il nuovo paradigma. «Ho sempre detto che siamo in un sistema» europeo «integrato, per me prospettive diverse sono velleitarie. Sono stato altresì consapevole che anche in una arco storico la nostra casa europea sta attraversando un momento critico. Ho sempre ragionato di un europeismo non fideistico, che fa male all' Europa».

 

Anche sui rapporti con la Lega ci sono delle precisazioni: il mio «no» alla Lega detto a Biarritz «era all'infinito. Lo vede quell' orizzonte oltre il Colle?». E su Salvini: «No, non l' ho più sentito. Che l' opposizione debba essere in costante contatto con il presidente del Consiglio non è una necessità. L' opposizione fa il suo lavoro».

 

giuseppe conte contro salvini in senato giuseppe conte contro salvini in senato

Mentre sui rapporti con la Ue: «I rapporti personali sono sempre stati buoni. Prima chiedevo cortesie personali mentre l' Italia chiedeva solo per sé, oggi c' è un approccio sistemico, più coerente. Oggi la redistribuzione europea ci viene assicurata subito». E sui confini e i porti: «Dobbiamo controllare i nostri confini - ha ribadito il premier - e incrementare la collaborazione con l' Africa. Io non ho mai accettato la formula riduttiva "porti aperti" o "porti chiusi", ho sempre ragionato in termini di rispetto dei diritti fondamentali». Quindi sul futuro: «Io non posso vendere fumo, dire "questo Paese in qualche mese sarà cambiato". Il nostro è un progetto riformatore che richiede anni, non mesi».

 

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