IL BERGAMASCO MATTIA FELTRI AFFOSSA L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI BERGAMO SULLA MANCATA ISTITUZIONE DELLA ZONA ROSSA IN VAL SERIANA A FEBBRAIO 2020: “OGNUNO HA SBAGLIATO E IN BUONA FEDE, NEL DISPERATO TENTATIVO DI TENERE A GALLA LA BARCA SU CUI TUTTI ERAVAMO - INTANTO IL PROCURATORE HA DETTO CHE IL PROCESSO SARÀ UN PO' VAPOROSO, MA L'OBIETTIVO ERA DI ‘SODDISFARE LA SETE DI VERITÀ’. NON SO QUALE CODICE ABBIA INCARICATO IL PROCURATORE DI ‘SODDISFARE LA SETE DI VERITÀ’: IO SAPEVO CHE LA PUBBLICA ACCUSA NON AGISCE SU ONDE EMOTIVE PER ESIBIRE LA VERITÀ AL POPOLO MA SU IPOTESI DI REATO…”
-Estratto dell'articolo di Mattia Feltri per “La Stampa”
Diceva Karl Kraus che i giornalisti sono quelli che dopo sapevano tutto prima, ma nemmeno i magistrati scherzano. Anzi, non c'è gara.
Quelli di Bergamo, nel chiedere il rinvio a giudizio per l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro Roberto Speranza e il governatore Attilio Fontana, più un'altra decina abbondante di untori colposi, sono giunti alla quantificazione di morti che ci saremmo risparmiati con una tempestiva zona rossa in Val Seriana: fosse stata istituita il 27 febbraio 2020, 4 mila 148. [...]
Ognuno ha sbagliato e in buonissima fede, nel disperato tentativo di tenere a galla la barca su cui tutti eravamo (metafora calzante di questi tempi). E intanto il procuratore [...] ha detto che il processo sarà effettivamente un po' vaporoso, ma l'obiettivo era di "soddisfare la sete di verità".
Non so quale costituzione o codice – perlomeno non di ispirazione iraniana – abbia incaricato il procuratore di "soddisfare la sete di verità": io sapevo che la pubblica accusa non agisce su onde emotive per esibire la verità al popolo ma su ipotesi di reato per sottoporle al vaglio del giudice. Visti i presupposti, preferisco essere uno che dopo ne sapeva quanto prima.