BERLUSCONI COME MUBARAK, col benservito di obama? (panerai caro, panerai tutto!) - Per alcuni analisti di politica internazionale sì, anche se il motivo non è certo Ruby – Washington non tollera più il rapporto stretto e amichevole del banana con il (ritornato) nemico Putin - A pensarla così sono anche le teste più fini di là dal Tevere, a cominciare dal cardinale Camillo Ruini - E indubbiamente anche Berlusconi sta aiutando chi, fra gli americani, lo vuol veder cadere, con i suoi eccessi sessuali – il problema tremonti…

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Paolo Panerai per \"Milano Finanza\"

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Per alcuni analisti di politica internazionale sì, anche se il motivo non è certo Ruby, bensì la linea dell\'amministrazione Obama. Così come il capo del Paese tuttora più potente del mondo ha spinto perché il rais egiziano lasciasse subito il potere, altrettanto, dicono questi analisti, sta avvenendo nei confronti di Berlusconi, anche se ovviamente in maniera più discreta, trattandosi di un alleato in un Paese sicuramente democratico. A pensarla così sono anche le teste più fini di là dal Tevere, a cominciare dal cardinale Camillo Ruini.

L\'influenza degli americani nei Paesi alleati, e in particolare in Italia, non è nuova. Solo una volta si sono sentiti dire un secco e duro no: da Bettino Craxi per la vicenda Sigonella. E tutti ricordano come è andata per lo statista socialista. Anche allora fu il diretto interessato a dare una mano importante a chi lo voleva fuori dalla politica per il suo coinvolgimento nelle tangenti, poco importa se per il partito o per le sue tasche, come però non sembrerebbe a giudicare da quanto ha lasciato.

E indubbiamente anche Berlusconi sta aiutando chi, fra gli americani, lo vuol veder cadere, con i suoi eccessi sessuali o se si preferisce la sua eccessiva disinvoltura nel ritenere che la privacy possa valere anche per un uomo che da quando è entrato in politica ha attirato su di sé il risentimento del terzo potere dello Stato, appunto i magistrati: basta pensare al trattamento che ricevette quando presiedeva il G8 a Napoli con un avviso di reato finito prima sul Corriere della Sera e poi sulla sua scrivania per un procedimento conclusosi con l\'assoluzione.

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Se invece di attaccare ogni giorno i giudici, Berlusconi si limitasse a ricordare quei fatti, nessuno potrebbe accusarlo di voler creare un conflitto istituzionale, visto che allora furono i magistrati a travalicare il loro potere e a voler confliggere con il capo del governo.

Ma in realtà i Bunga Bunga non sono la causa bensì l\'occasione per cercare, da parte di alcuni esponenti dell\'amministrazione americana, di sospingere fuori dal vertice del governo Berlusconi: la causa è descritta e documentata nelle carte della diplomazia statunitense resa pubblica da Wikileaks, confermate da un\'infelice dichiarazione del segretario di Stato, Hillary Clinton, e rettificate (dalla stessa Clinton) solo dopo una vigorosa protesta del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini.

MUBARAKMUBARAK BERLUSCONI

Così come l\'amministrazione americana non sopporta più che l\'Egitto, per quanto alleato fedele e unico difensore di Israele nello scacchiere medio-orientale, abbia una dittatura mascherata da democrazia e teme che prima o poi il fanatismo islamico porti il Paese nell\'influenza di Al Qaida, allo stesso modo l\'amministrazione Obama non tollera più il rapporto stretto e amichevole di Berlusconi con il (ritornato) nemico Vladimir Putin. Mentre l\'amministrazione di George W. Bush era d\'accordo che Berlusconi facesse da mediatore con la Russia, l\'amministrazione democratica di Obama vuole andare ben oltre Berlusconi e continua a vedere nella Russia il vecchio nemico comunista.

La fede nella democrazia assoluta da parte di Barack Obama è testimoniata non solo dal suo credo che internet debba essere totalmente libero, senza alcun controllo ma anche dai reiterati pronunciamenti di questi giorni sul fatto che gli Stati Uniti sono a fianco del popolo egiziano. La democrazia fin dal tempo dei greci è stata la più bella conquista della dignità di ogni essere umano, ma la fede cieca in essa prescindendo da qualsiasi valutazione della fase contingente ha fatto spesso compiere in passato errori madornali ai presidenti democratici statunitensi, come per esempio a Jimmy Carter, che pur di far cadere lo scià di Persia non si accorse che stava consegnando il Paese all\'integralismo islamico di Khomeini.

PAOLOPAOLO PANERAI

Oggi molti pensano che la pressione fatta su Mubarak per una sua immediata uscita di scena esporrà l\'Egitto a non pochi rischi di un\'affermazione integralista. Del resto, proprio la sua insistenza ha esposto Obama nei giorni scorsi a pessime figure, visto che Mubarak si è dimesso solo ieri, mentre il presidente degli Stati Uniti aveva più volte annunciato la caduta del raís quando ancora Mubarak spiegava dalla televisione che avrebbe lasciato solo a fine mandato, vale a dire a settembre.

E figura ancora più brutta, ancorché le pressioni questa volta siano sotterranee, l\'amministrazione americana rischia di farla con Berlusconi. Il quale, per esistere oltre, non solo attacca la magistratura e l\'opposizione, a suo giudizio antidemocratica, ma ha deciso di tornare a governare l\'economia con il Consiglio dei ministri straordinario di mercoledì 9. La manovra approvata, di fatto a costo zero per le casse dello Stato, è stata giudicata un po\' da tutti inadeguata ai fini dell\'obiettivo: generare cioè uno shock capace di imprimere un\'accelerazione forte allo sviluppo economico attualmente troppo modesto, vero cancro del Paese Italia.

CAMILLOCAMILLO RUINI

All\'interno della maggioranza di centro-destra oggi esistono due correnti. Quella di Berlusconi, di Gianni Letta e di recente, di nuovo, di Giuliano Ferrara. (In particolare, il direttore del Foglio si sta spendendo per sostenere che almeno i 10 miliardi incassati in più dallo Stato grazie all\'efficienza dell\'Agenzia delle entrate dovrebbero essere investiti per cercare di creare sviluppo e lavoro).

E quella del ministro dell\'Economia, Giulio Tremonti, ormai quinta essenza dell\'intransigenza a non spendere, preoccupato com\'è (e giustamente) che il Paese venga attaccato dalla speculazione come accadde a Grecia, Portogallo e, in parte, alla Spagna. Ha scritto Il Foglio venerdì 11: è stato Franco Bassanini con la sua legge di accorpamento dei ministeri, in particolare del Tesoro e delle Finanze, a dare troppo potere a Tremonti.

UnUn immagine di Bettino Craxi ad Hammamet

Oggi l\'ex deputato del Pd è presidente della Cassa depositi e prestiti, cioè il braccio operativo del ministro Tremonti. La Cassa vanta una liquidità di ben 140 miliardi, un capitale con il quale si potrebbe fare una manovra davvero shock per spingere la ripresa, anche se la Cassa stessa deve tenere liquidi almeno 70 miliardi a garanzia dei 200 miliardi di risparmio postale.

Come mai Tremonti non decide di investire almeno i 70 miliardi liberi? Perché è legittimamente ossessionato dal rischio che la speculazione prenda di mira il Belpaese e l\'Unione europea presto chieda di ridurre significativamente il debito. Pur essendo oggi la Cassa una spa di diritto privato partecipato da molte fondazioni ex bancarie, quei capitali sono una buona riserva di sicurezza per poter comprare Bot e Cct in caso di attacco della speculazione. Per questo la Cassa, il suo presidente Bassanini e l\'amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini stanno battendo la strada dell\'attrazione di capitali esteri, in particolare di quei Paesi come la Cina che stanno accumulando enormi riserve.

WikileaksWikileaks

A inizio febbraio sono stati ospiti della Cassa il presidente e il top management del più grande fondo sovrano cinese, il Cic, capace di investire centinaia di miliardi. È sicuro che la Cina voglia investire in Italia anche per una razionale diversificazione Paese. Il grandissimo fondo dell\'ex Impero celeste è disponibile anche a investimenti diretti, ma finora la Cassa gli ha potuto offrire solo l\'investimento in altri fondi da essa promossi o partecipati, come il Fondo delle Pmi, che ancora ha quote importanti da sottoscrivere, o quello per le Infrastrutture.

FRANCOFRANCO FRATTINI

Infatti, esistono ancora forti impedimenti burocratico-fiscali per la formula preferita dai cinesi del project financing che avrebbe la capacità di muovere una forte leva grazie ai finanziamenti bancari. Bassanini, che è uno specialista di semplificazioni burocratiche, riconosciuto anche all\'estero (è nella commissione nominata dal presidente francese Nicolas Sarkozy), ha preso di petto il problema e ha partecipato allo studio richiesto dal sottosegretario leghista, Roberto Castelli, responsabile degli investimenti infrastrutturali per mettere a nudo i vari impedimenti.

I lacci e i lacciuoli, come li chiamava Guido Carli, sono numerosi e condizionanti: si va dai tempi di approvazione delle licenze per le opere alla possibilità di fatto per gli appaltatori di incrementare incondizionatamente il costo delle opere stesse fino alla lungaggine tipica della giustizia italiana per i possibili contenziosi.

berlusconiberlusconi hillary clinton

I cinesi, che studiano tutto nei minimi dettagli, hanno confermato di essere interessati al project financing per le grandi opere, ma solo quando questi lacci e lacciuoli saranno eliminati.

Questo quadro dimostra che la mancanza di capitali massicci è la prima causa del modesto sviluppo italiano, ma ben altre cause esistono nel non favorire lo sviluppo quando anche i capitali sono disponibili. L\'idea, quindi, di approcciare il problema sviluppo da parte del governo dal lato della semplificazione normativa non è un\'idea peregrina; ma quanto è stato varato dal Consiglio dei ministri di mercoledì 9 non è sufficiente, né perfettamente congruo.

BerlusconiBerlusconi e Putin

È perciò auspicabile che lo studio recentemente consegnato al sottosegretario Castelli generi provvedimenti di riforma della normativa per gli investimenti. Per questo tutta l\'attenzione politica, di maggioranza e opposizione, dovrebbe essere concentrata sulle riforme liberandosi, almeno mentalmente, dagli scandali sessuali e dalle battaglie giudiziarie.

BerlusconiBerlusconi e Putin

Ma occorre anche che Tremonti, la cui politica di rigore non può essere che apprezzata, superi una sorta di sindrome di Stoccolma per il debito e non aspetti il varo della sua pur necessaria riforma fiscale (attesa per aprile-maggio) per essere parte attiva della politica di rilancio dell\'economia. Mercoledì 9 alla conferenza stampa per presentare la manovrina a costo zero ha partecipato per pochi minuti. Tutti hanno poi visto in televisione che effettivamente era andato a Reggio Calabria per un impegno con il sindacalista Raffaele Bonanni. Ma è chiaro che senza la partecipazione di Tremonti, non solo per il potere che ha ma anche per la sua intelligenza finanziaria, non ci può essere manovra di forte peso reale.

BerlusconiBerlusconi e Obama

Caro Signor Ministro, giusto il rigore, ma una sua partecipazione di entusiasmo all\'azione di politica economica è a questo punto necessaria. Anche per togliere spazio alle voci maliziose secondo le quali Lei aspetterebbe di poter incidere effettivamente sulla crisi economica solo quando sarà presidente del Consiglio. Purtroppo non c\'è più tempo da perdere, neppure una settimana. Tanto più ora che Lei ha ritrovato una sintonia con il governatore Mario Draghi, da Lei finalmente candidato al vertice della Bce con la sua dichiarazione di venerdì 11 alla stampa estera. Bravo.

 

 

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