CHE “TROJAN” DI SOCIETÀ TELEFONICA! – IL TELEFONINO DI PALAMARA È STATO SPIATO GRAZIE A UN'AZIONE “ATTIVA” DI VODAFONE CHE, GESTORE DELLA SCHEDA, INSTALLO’ IL TROJAN SIMULANDO UN MALFUNZIONAMENTO - CHIEDERE AL GESTORE TELEFONICO, CHE PRIMA SI LIMITAVA AD UN'OPERA “PASSIVA”, CIOÈ METTERE A DISPOSIZIONE IL FLUSSO TELEFONICO E TELEMATICO DEL BERSAGLIO, PUÒ CONSIDERARSI UNA PERDITA DI “NEUTRALITÀ” DEL FORNITORE DEL SERVIZIO CHE LA LEGGE DOVREBBE DISCIPLINARE – PALAMARA: “IO SO CHE A CAPO DELL’OPERAZIONE TROJAN SU DI ME C’È IL COLONNELLO MASTRODOMENICO, CAPO DEL GICO DELLA GUARDIA DI FINANZA, UOMO DI  FIDUCIA DI...”


luca palamara ospite di giletti 1

Estratti da “Il sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura”, di Alessandro Sallusti e Luca Palamara (Rizzoli)

 

Cane non morde cane

La marcia su Roma di Pignatone

 

Mi ha spiegato la regola aurea del tre, e quanto possono pesare le inchieste delle procure negli equilibri anche istituzionali del nostro Paese, quando ci sono dei giornalisti che amplificano e una parte politica che beneficia della triangolazione. Ora, immagino che decidere chi debba andare al vertice delle procure piu importanti significhi avere in mano le leve che contano. Del resto, se siamo qui a parlarne, e perche lei negli ultimi anni e stato un maestro nel gioco delle sedie.

ALESSANDRO SALLUSTI INTERVISTA LUCA PALAMARA - IL SISTEMA

 

Si, ma non da solo. Finita la stagione del berlusconismo imperante, entriamo quindi nel 2012, arriva la quiete sul fronte politico. I governi di Mario Monti e, dopo le elezioni del 2013, di Enrico Letta si tengono ben alla larga dal voler interferire con la magistratura. E la magistratura non ha motivo di interferire con loro. Mi dedico quindi a tempo pieno all’attivita in cui riesco meglio: costruire la rete della magistratura italiana.

creazzo viola lo voi

 

Per avere tutti gli elementi necessari, le propongo una fuga in avanti: inizio 2019, quando, sapendo di essere indagato, comincio a usare un minimo di precauzioni soprattutto nelle comunicazioni – sono un magistrato e so come funziona un’inchiesta – e non apro ne e-mail ne messaggini di cui non identifico il mittente – sapro poi che questa cosa manda fuori di testa chi invece vorrebbe il contrario, cioe entrare nel mio cellulare attraverso un mio click casuale. 

trojan

 

La mattina del 3 maggio 2019, alle 10:20, pero, casco nella trappola. Sul mio telefonino ricevo il seguente messaggio da Vodafone, la compagnia che gestisce la mia scheda: «Gentile cliente, stiamo riscontrando problemi di linea che potrebbero impedire il corretto funzionamento del tuo dispositivo. Esegui subito l’aggiornamento su questo link, a breve ti contattera il nostro servizio tecnico per configurare il tuo dispositivo». 

 

luca palamara

Mi fido, clicco sul link ed e la mia fine. Dentro quel messaggio la procura di Perugia, in accordo con la compagnia telefonica, ha incorporato il virus trojan che da quel momento, le 10:24 del 3 maggio, alle 11:10 del 31 maggio – mentre ero impegnato nelle trattative per scegliere il nuovo procuratore di Roma che dovra sostituire l’uscente Giuseppe Pignatone – spiera la mia vita giorno e notte.

 

giuseppe pignatone 1

Il contenuto di quelle trascrizioni, come pure le chat e i messaggi estratti dal cellulare, e ormai noto, i giornali ne hanno pubblicati centinaia.  C’e di tutto, ma non c’e tutto. Penso, e sono solo degli esempi, alla nomina del procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini, fortemente sostenuto dal Pd locale, e a quella di Gianpiero Di Florio, che nel dicembre del 2014 il Csm targato Legnini nominera procuratore di Vasto (fugando in questo modo i dubbi e le perplessita che durante la mia presidenza all’Anm erano stati sollevati in occasione dell’arresto di Del Turco, da tutti stimato per la sua attivita di presidente della commissione antimafia, per il mancato rinvenimento della somma di denaro oggetto della corruzione). 

Vodafone

 

Ma piu che altro emerge il sottobosco della lottizzazione: piccoli piaceri, tipo i biglietti per lo stadio, pressioni e liti per nomine di secondo piano, invidie e gelosie tra colleghi, e cose simili. C’e pure il magistrato che per una nomina si segnala non con il proprio nome e cognome ma in qualita di «marito di» una collega piu importante e famosa. L’abbiamo nominato senza sapere nulla di lui, neppure il cognome, solo in quanto «marito di». 

 

E c’e il «pizzino» del collega del Csm Francesco Cananzi, oggi in prima fila a chiedere il rinnovamento, che mi da la sua terna di colleghi da votare alla cieca. Per inciso, Francesco Cananzi e il figlio di Raffaele Cananzi, deputato nella XIII legislatura per l’Ulivo e sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri nel secondo governo Amato. Forse anche per questo la corrente di Unicost napoletana indichera il suo nome come componente del Csm, preferendolo a quello di altri magistrati.

luca palamara luca lotti

 

(…)

 

Non giriamo attorno alla questione. Lotti aveva un problema con un’inchiesta a Roma, lei con una a Perugia. Scegliere i nuovi vertici delle due procure qualche problema di conflitto di interessi lo crea.

Non lo nego, ma la tesi secondo cui io solo volessi Viola a Roma per salvare Lotti e Renzi padre dal processo Consip non sta in piedi gia di suo per motivi tecnici – l’inchiesta era gia ben incardinata – ancora prima che politici, e a maggior ragione e improponibile visti gli sponsor di alto profilo di cui godeva Viola. Pertanto, la soluzione di questo giallo sta nella risposta a una domanda semplice: chi e perche non voleva che Viola diventasse procuratore di Roma?

GICO Guardia di Finanza

 

Immagino che lei ne abbia una.

Non lo voleva, certamente, la corrente di sinistra. Non lo volevano diversi colleghi della procura di Roma, come mi riferi il 7 maggio il giornalista Giovanni Bianconi del «Corriere della Sera» in una conversazione anch’essa registrata dal trojan, alle 16:27 per essere precisi. Non lo voleva il procuratore uscente Pignatone? 

 

Gerardo Mastrodomenico, capo del Gico

Io so che a capo dell’operazione trojan su di me c’e il colonnello Gerardo Mastrodomenico, capo del Gico – il reparto specializzato della Guardia di Finanza –, uomo di fiducia di Pignatone che l’aveva portato con se a Roma da Reggio Calabria. Interrogato dal Csm, Mastrodomenico sostiene di aver semplicemente eseguito gli ordini e non sa spiegare alcuni buchi nelle registrazioni delle mie conversazioni, tra cui quelli che avrebbero potuto compromettere Pignatone. Continuero a difendermi nel processo e ho rispetto per i pubblici ministeri di Perugia, ma sono convinto che altri hanno usato me per stoppare una nomina che altrimenti non avrebbero avuto la forza di fermare in altro modo….

 

 

SE LA COMPAGNIA TELEFONICA È PARTE ATTIVA CHE TI SPIA

Antonino Monteleone - 24/06/2020 – per Il Giornale

 

antonino monteleone

Scopriremo col tempo se Luca Palamara è davvero un corrotto che ha asservito la sua funzione di membro del Csm in cambio di favori e utilità oppure se quella tra Luca Palamara e l'imprenditore Fabrizio Centofanti era un'amicizia contrassegnata dalla generosità del più danaroso tra i due.

 

Di certo l'inchiesta della Procura di Perugia, che indagando su un presunto sistema corruttivo che nascerebbe in Sicilia (il cosiddetto «sistema Siracusa»), ha scoperchiato e messo a nudo il meccanismo di funzionamento dell'organo di autogoverno della magistratura italiana è destinato a segnare uno spartiacque anche nella delicata e spinosa materia delle intercettazioni.

GIOVANNI LEGNINI LUCA PALAMARA

 

Sono necessarie alcune premesse veloci, ma importanti.

 

Uno: in tema di intercettazioni telefoniche e informatiche la riforma targata dall'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando e quella, ancor più manettara, firmata dall'attuale inquilino di Via Arenula Alfonso Bonafede - e le sospensioni della sua entrata in vigore - hanno spinto perfino il pubblico ministero di Perugia Gemma Miliani a definire «magmatico» il quadro normativo in vigore.

ALFONSO BONAFEDE

 

Due: perché il lettore lo abbia chiaro: per alcuni reati non c'è più il limite che vede «nei luoghi di privata dimora» uno spazio interdetto all'orecchio delle Procure. E questo limite cade anche quando «NON vi è il fondato motivo di ritenere» che in quei luoghi si stia commettendo «attività criminosa».

 

Tre: non si mette in discussione l'utilità dello strumento in sé e quindi la necessità che - visto il dilagare della corruzione nella pubblica amministrazione - il «virus di Stato» possa infettare i dispositivi (computer, tablet, telefoni) di chi è sospettato di tradire la fedeltà all'istituzione servita.

luca palamara antonino monteleone le iene

 

Quattro: le riforme che avrebbero dovuto limitare fortemente la pubblicazione delle intercettazioni alle sole ritenute «rilevanti» non hanno impedito lo sputtanamento della vita privata di Palamara e non solo.

 

Ma fatte le debite premesse qui il tema è un altro: è interessante osservare «come» avviene l'infezione dei nostri apparati e leggendo le carte di Perugia appare un provvedimento molto particolare adottato dal pubblico ministero.

 

trojan

Per infettare un dispositivo elettronico di ultima generazione, al netto di molte variabili tecniche che sarebbe superfluo elencare in questa sede, serve un «aiutino» da parte del proprietario. La polizia giudiziaria lancia l'esca e i nostri investigatori si arrovellano su come rendere appetitosa quest'esca che di solito è un link contenuto in un sms che riceviamo da un contatto che ci sembra familiare; l'allegato contenuto in una mail che riteniamo attendibile; ecc.; ma il pesce... deve comunque abboccare.

 

trojan malware

Ecco nell'inchiesta di Perugia alcuni «pesci» si sono fatti furbi e non abboccano. Nemmeno Luca Palamara. Dunque si passa alle maniere forti. La Guardia di finanza, esperta in materia, suggerisce al Pm la strada da seguire: bloccare tutte le chiamate in uscita dal telefono di Palamara, dunque costringerlo - nel tentativo di risolvere il problema - ad abboccare a qualunque «esca».

 

marcello viola procuratore generale firenze 2

Il Pm chiede il permesso di infettare il telefono di Palamara, ma non dice niente al Gip, che autorizza a marzo del 2019, del metodo che gli ha suggerito la Guardia di finanza (lo scriverà in una nota a piè di pagina nella richiesta di proroga) e che intende adottare per costringere Palamara a cadere nella rete del trojan realizzato dalla società Rcs Spa di Milano.

 

Così il 30 aprile il Pm Miliani firma il «Decreto di interruzione temporanea chiamate uscenti su apparato mobile» in pratica un ordine per il gestore Vodafone di rendere inutilizzabile il telefono di Palamara «al fine di simulare un disservizio» tramite il quale «procedere all'infezione».

michele prestipino e giuseppe pignatone (1)

 

E Palamara, spiazzato da questo inconveniente e dopo avere tentato invano di risolvere il problema con l'assistenza clienti, non appena sul display del suo iPhone appare un pop-up che recita pressappoco così: «Rilevata anomalia chiamate in uscita, clicca qui per il reset della configurazione di rete» non ci pensa due volte, clicca e da quel momento lo smartphone non è più (solo) il suo.

 

Bene qual è il problema? Apparentemente nessuno, ma forse c'è. La legge stabilisce per quali reati si può intercettare. Eppure niente dice sulle tecniche da adottare in materia di trojan. Tanto che persino il Garante per la privacy, Antonello Soro rivolge al Parlamento un appello a «circoscrivere l'ambito applicativo» di questo strumento sia per prevenire la «vulnerabilità del compendio probatorio, se allocato in server esteri» o, peggio, che «degenerino in strumenti di sorveglianza massiva».

 

PALAMARA CANTONE

Chiedere al gestore telefonico, che prima si limitava ad un'opera «passiva», cioè mettere a disposizione il flusso telefonico e telematico del bersaglio, di compiere un'azione «attiva» che consiste nel simulare un malfunzionamento e interrompere le chiamate in uscita, può considerarsi una perdita di «neutralità» del fornitore del servizio che la legge dovrebbe disciplinare più opportunamente?

 

luca palamara

Sembra uno scherzo del destino, ma l'effetto devastante del «virus di Stato» manifesta i suoi effetti proprio in un'inchiesta che vede al centro un magistrato e la sua rete fatta di colleghi in toga e mondo politico e che ha «sconcertato» il presidente della Repubblica potrebbe avere l'effetto di spingere a un'urgente riflessione sulla necessità che tecnologie dal potenziale illimitato siano sottoposte a limiti ancora più stringenti.

sergio mattarella e luca palamara
GIOVANNI LEGNINI LUCA PALAMARA
luca palamara
LUCA PALAMARA PUBBLICA SU TWITTER LA FOTO CON MARCO TRAVAGLIO AL CONVEGNO DI UNICOST IN PUGLIA
luca palamara chicco testa
luca palamara giuseppe cascini