CHI DI COMPRAVENDITA FERISCE, DI COMPRAVENDITA PERISCE: AL PD BASTANO 7 SENATORI (GRILLINI) PER FARE IL RIBALTONE AI DANNI DEL PDL


Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

GIORGIO NAPOLITANO AL TELEFONO

Da ieri il pallottoliere va a ruba, a Palazzo Madama. Infuriato per la nomina di quattro nuovi senatori a vita, è il Pdl ad affidarsi nervosamente all'aritmetica. Con in mente un solo numero, allarmante: il sette. Sette come i senatori che ora mancano al centrosinistra per dar vita a un governo senza l'uomo di Arcore.

I FANTASTICI 4 SENATORI

Nessuno più di Antonio Razzi conosce la fragilità delle coalizioni e l'adrenalina del ribaltone: «In casi come questi si decide tutto l'ultima notte». Nel 2010 mollò l'Idv e salvò il Cavaliere: «Ma stavolta no, sono amico di Berlusconi. Però ho sentito dire che al Senato ci sono movimenti. I grillini siciliani potrebbero sostenere una nuova maggioranza. E poi ci sono i nuovi senatori a vita...».

Si fa presto a dire maggioranza. A Palazzo Madama, con le nomine del capo dello Stato, sederanno 321 parlamentari. La soglia di sicurezza è fissata quindi a 161. Sommando - arbitrariamente, almeno per ora - il Pd (108 senatori), Scelta civica (20, Monti compreso), il gruppo delle Autonomie (10), Sel (7), i 5 senatori a vita e i 4 ex grillini si tocca quota 154. Sette in meno, appunto, della maggioranza assoluta. «Ma non esiste - si infiamma Augusto Minzolini - dovrebbero mettere insieme proprio tutti. E poi queste operazioni finiscono male. Ricordate Fini? E D'Alema, che fece il ribaltone e poi perse le elezioni?».

NAPOLITANO E MACALUSO IN ALTO ADIGE

Eppure, ora dopo ora prende forza il partito di chi ci crede. Uno è Riccardo Nencini, leader
dei socialisti: «In caso di necessità, non si tratterebbe più di un'operazione solo numerica - ammette - perché è indubbio che con i quattro senatori appena nominati ci sia un'autorevolezza nel proporre la continuità».

Riccardo Nencini

L'operazione resta complessa. Ma i nuovi senatori a vita piacciono al popolo dei cinquestelle. Renzo Piano è da sempre amico di Beppe Grillo, Claudio Abbado apprezzato in ampi settori del movimento. Non lo nega Francesco Campanella, fra i più influenti "moderati" del M5S: «Sono belle teste, non c'è dubbio». Non è un mistero, d'altra parte, che tra i banchi pentastellati si consumi da tempo un braccio di ferro sempre più duro
tra chi sogna un governo del cambiamento e chi immagina solo il ritorno al voto.

Sette senatori, perché la pattuglia delle Autonomie è già arruolata alla causa: «Decisamente sì - giura Nencini - altrimenti non avremmo fatto il gruppo assieme». L'esponente socialista è addirittura più ottimista. E ammette: «Io da tempo mi confronto con il senatore Paolo Naccarato». Che milita nel centrodestra con Gal.

SENATO VUOTO

E il Pdl? Non tutti ritengono che sia pronto a reggere alle tensioni: «Io ne ho viste tante, tutto può essere...», ammette Razzi. Via dell'Umiltà, comunque, non resterà a guardare. «Non credo che cadrà il governo - confida il senatore del Pdl Luigi Compagna - E poi scusate: se il Pd è l'aereo che bombarda, dalla nostra c'è Verdini, che in questa partita è la contraerea...».