COME TI ''ALANIZZO'' IL BANANA - LA BIOGRAFIA DI SILVIO BY FRIEDMAN È INTERESSANTE PER IL CAPITOLO SULL'''INTRIGO INTERNAZIONALE'' CHE HA DETRONIZZATO IL PREMIER, RINTRONATO DALLA PATONZA E DALLO SPREAD, MENTRE È LA SOLITA PIPPA SUL VERSANTE ITALIANO

Attraverso le testimonianze inedite di Barroso e Zapatero, viene confermato quanto già scritto da Tim Geithner in "Stress Test": Merkel e Sarkozy cercarono di commissariare l’Italia utilizzando il puntello tecnico di un prestito da 80 miliardi di euro del Fondo Monetario Internazionale, facendo cadere Berlusconi...

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Paolo Bricco per ''Il Sole 24 Ore''

 

BERLUSCONI FRIEDMAN BERLUSCONI FRIEDMAN

Ci sono le parole raccolte da Vladimir Putin, l’ex agente del Kgb diventato il perno della transizione russa e uno dei fulcri del nuovo ordine mondiale. «È una persona brillante, franca, molto interessante e tutto questo, nel complesso, ci dà senza dubbio motivo di credere che Silvio Berlusconi, come politico e come uomo, occuperà sicuramente un posto di tutto rispetto nella storia d’Italia».


Ancora Putin ricorda i fuochi di artificio di una serata a Villa Certosa, in Sardegna: «Lui mette il cuore e l’anima in ogni cosa che fa». Ma c’è pure la figura di Carla Bruni, nella sua doppia dimensione di italiana altoborghese e di sinistra e di moglie del grande nemico Nicolas Sarkozy, che al G8 di Deauville il 26 e il 27 maggio 2011 – dopo avere baciato sulle guance e abbracciato Barack Obama e David Cameron, Angela Merkel e Dmitrij Medvedev – offre una rappresentazione plastica del fastidio fisico e del senso di distanza emotivo – effetto della condanna politica e del giudizio antropologico – che le élite europee hanno sempre riservato a Berlusconi: «Le immagini di quella sera a Deauville mostrano il sorriso educato incollato sul viso di Carla Bruni e un Nicolas Sarkozy a disagio al suo fianco.

 

putin berlusconi putin berlusconi

La première dame stringe la mano a Berlusconi, e nulla più. Anzi, sembra ergere un immaginario muro d’aria attorno a sé, un virtuale campo di forza anti-Berlusconi, e nel salutarlo sta bene attenta a mantenere le distanze».


Alan Friedman ha pubblicato con Rizzoli My Way. Un libro che, nelle intenzioni dell’autore, parte con obiettivi e con riferimenti alti: nella nota iniziale Friedman cita il caso Watergate che costrinse Richard Nixon a lasciare nel 1974 la Casa Bianca, l’ammirazione per i due dioscuri del «Washington Post » Bob Woodward e Carl Bernstein, la fascinazione per le interviste fatte nel 1977 da David Frost all’ex presidente degli Stati Uniti.

putin e famiglia berlusconi putin e famiglia berlusconi

 

Roba grossa, dunque, soprattutto se effettivamente declinata sulla personalità più controversa della vita pubblica italiana degli ultimi quarant’anni. In realtà, alcuni elementi interpretativi nuovi emergono nel profilo internazionale di Berlusconi. Meno in quello italiano. Si trova una abbondanza di testimonianze orali. Si avverte una penuria di fonti scritte: compaiono pochi «documenti», direbbero gli storici di professione; ci sono poche «carte», direbbero i giornalisti specializzati in inchieste.


La struttura narrativa appare infatti costruita sulla prevalenza della riproposizione scritta delle interviste fatte (e videofilmate) da Friedman, cento ore fra video ed audio registrate dalla primavera del 2014 all’estate del 2015. I tredici capitoli sono costruiti soprattutto sui colloqui con Berlusconi.

SARKOZY E MERKEL RIDONO DI BERLUSCONI SARKOZY E MERKEL RIDONO DI BERLUSCONI

 

Dunque, si tratta di una tecnica top-down, che procede dall’alto verso il basso: dagli incontri discendono i ricordi e, a cascata, vengono profilati i singoli temi. Non è una tecnica bottom- up, dal basso verso l’alto, che parta dall’analisi di documenti inediti o da una densa ricostruzione storica di sessant’anni di vita italiana e internazionale, che divengano quindi la base sostanziale e sostanziosa su cui incastonare poi i colloqui. Peraltro, questo metodo è sostenuto da una tecnica di scrittura dettagliatissima e minuziosa, quasi da sceneggiatura cinematografica.

SARKOZY BERLUSCONI E MERKEL AL G VENTI SARKOZY BERLUSCONI E MERKEL AL G VENTI


Sotto il profilo della sostanza, il libro di Friedman appare, come detto, spaccato in due. C’è il tema internazionale, che funziona. E quello italiano, che fatica. Questo libro contribuisce non poco a definire con oggettività e distacco – sine ira ac studio – il ruolo di Berlusconi nella complessa rimodulazione dei rapporti internazionali che è avvenuta fra gli anni Novanta e gli anni Duemila.

 

Prima di tutto, fissa la funzione centrale da egli avuta nel rapporto fra Washington e Mosca che ha portato alla Dichiarazione di Roma firmata, il 28 maggio 2002 a Pratica di Mare, da Putin e dai leader della Nato: «È davvero un pezzo di storia contemporanea, collocato a metà strada fra gli attentati dell’11 settembre 2001 e l’avvio della guerra a Saddam nel marzo 2003», scrive Friedman.

 

Berlusconi Sarko Merkel Nonleggerlo blog Berlusconi Sarko Merkel Nonleggerlo blog

Non a caso, lo stesso Berlusconi afferma: «Penso che di tutte le cose che ho fatto in vita mia, potrebbe essere quella di cui sono più orgoglioso, uno dei miei successi più importanti». Il ruolo di Berlusconi nelle vicende internazionali è arricchito dal resoconto del suo tentativo, durante la seconda guerra del Golfo nel 2003, di convincere Muammar Gheddafi ad ospitare in esilio nella sua Libia il despota iracheno Saddam Hussein.

 

Dunque, Friedman ricostruisce l’identità di un Berlusconi efficacemente contraddittorio: profondamente filo-atlantico, abile nella costruzione di un rapporto privilegiato con George W. Bush e nell’attribuzione all’Italia di un peso specifico diplomatico ben maggiore rispetto al suo peso economico e politico, ma anche capace di immaginare (e di giocare) partite laterali, attraverso la costruzione di legami personali con leader come Gheddafi e Putin.


Interessante (e di prima mano) è la ricostruzione dell’ «intrigo internazionale» – così Friedman intitola l’undicesimo capitolo – coinciso con il G20 del 3 e 4 novembre 2011 a Cannes.

 

STRESS TEST - LIBRO DI TIMOTHY GEITHNER STRESS TEST - LIBRO DI TIMOTHY GEITHNER

Attraverso le testimonianze inedite dell’allora presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e dell’allora capo del Governo spagnolo José Luis Zapatero, viene confermato quanto già scritto da Timothy Geithner in Stress Test. Reflections on Financial Crises (Random House Business-Crown, 2014): all’apice della crisi dell’euro Merkel e Sarkozy cercarono di commissariare l’Italia utilizzando il puntello tecnico di un prestito da 80 miliardi di euro del Fondo Monetario Internazionale.

 

 Un passaggio drammatico, a cui peraltro l’ex segretario del Tesoro americano aveva aggiunto, nella sua autobiografia, la parte più cruda e politicamente scabrosa: il progetto di fare cadere Berlusconi e di coinvolgere nell’operazione Obama, chiamatosi fuori.


Nel libro di Friedman, l’altra metà della luna è rappresentata dall’Italia. Raccontare il segreto di un uomo. Un uomo che, secondo i suoi detrattori, ha modificato la natura degli italiani, arrivando a deturparla: una opera di degradazione iniziata con il consumismo e la versione nostrana del reaganismo proposte dalle televisioni commerciali negli anni Ottanta, proseguita con l’esperienza politica “di plastica” di Forza Italia e perfezionata con la fuga dalle responsabilità individuali, ossia le leggi ad personam.

ben bernanke-mario draghi-tim geithner ben bernanke-mario draghi-tim geithner

 

Oppure un uomo che, stando ai suoi sostenitori, l’ha semplicemente rappresentata, incarnando addirittura un esempio riuscito delle virtù contraddittorie dell’antropologia italiana. In ogni caso, bimbo sotto le bombe della Seconda guerra mondiale e nonno negli anni Duemila, borghese e uomo del popolo (cifra brianzola, prima che milanese), imprenditore e politico, seduttore e padre di famiglia. Vaste programme. L’analisi di una ossessione.

barbara berlusconi inzaghi 2 barbara berlusconi inzaghi 2


In potenza un nuovo pezzo dell’autobiografia della nazione. Il libro offre non pochi scorci interessanti. Fotogrammi, più che film. Gli spogliatoi di Milanello, dove il povero Filippo Inzaghi è quasi cannibalizzato: «Ma dài» lo prende in giro il presidente. «Siamo nello stadio… state a vedere come si fa». Berlusconi gonfia il petto come Braccio di Ferro e grida a pieni polmoni: «Attaccare!». Ancora più forte. L’urlo che gli esce dalla gola è una via di mezzo tra un megafono e il canto spiegato di un cantante d’opera. «ATTACCARE!».

 

Berlusconi Galliani e Katarina Knezevic a San Siro Da Novella Berlusconi Galliani e Katarina Knezevic a San Siro Da Novella

L’allenatore del Milan (non per molto tempo ancora, come si sarebbe visto) abbassa gli occhi sul pavimento mentre Berlusconi gira il coltello nella piaga con il sorriso sulle labbra. «Chi è quello che lo fa meglio?» chiede il presidente spalancando la bocca in un sorriso e afferrando la mano del povero Inzaghi per una stretta di trionfo. «Io, no? Sono sempre il Numero Uno!».


L’episodio di Inzaghi vale per altri mille passaggi del libro. Anche i frammenti più gustosi stentano a comporre un quadro completo. Forse come effetto involontario della preponderanza, negli equilibri del tessuto narrativo, delle interviste. Interviste ai principali collaboratori di Berlusconi: Adriano Galliani e Fedele Confalonieri, fra tutti. Non agli “altri”: per esempio da Carlo De Benedetti a Eugenio Scalfari, da Giancarlo Caselli a Carlo Azeglio Ciampi, da Romano Prodi a Marco Travaglio.


Si avverte un senso di incompiutezza nella costruzione del profilo dell’uomo – e dunque un senso di incomprensione della complessità storica e sociale, culturale e antropologica italiana – che un poco stupisce in un autore che, fin dagli anni Ottanta, opera in un Paese complicato come l’Italia, di cui Silvio Berlusconi è un simbolo.
 

confalonieri berlusconi letta confalonieri berlusconi letta

 

 

 

 

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