complotto! -il cainano non molla: a napolitano, che aveva chiesto attraverso gianni letta un \"passo indietro\", il \"vecchio porco\" ha ribadito di essere ancora una volta al centro di un guerra politica: \"Un ordine dello Stato ha deciso di fare una guerra a un potere dello Stato\" - ad arcore emerge il sospetto che l’indagine della Boccassini abbia e stia ricevendo alcuni «incoraggiamenti». Si parla di «manine», di coincidenze sospette, di troppi punti che non tornano. La tesi del complotto, con la complicità di servizi deviati, apparati dello Stato poco fedeli....

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napolitanonapolitano berlusconi

Marco Galluzzo per il Corriere della Sera

Ha sentito il bisogno di chiamare al telefono un preoccupato Napolitano. Prima di pranzo il centralino di Arcore ha smistato una telefonata diretta al Quirinale. Non si hanno altri dettagli se non che il capo del governo ha ribadito alla prima carica dello Stato le sue tesi, la sua totale estraneità alla cornice che sta emergendo dagli atti della Procura di Milano, la convinzione di essere ancora una volta al centro di un guerra politica che nulla ha a che fare con il codice penale e che ha lui nel mirino.

napolitanonapolitano berlusconi

Una cosa i due presidenti la condividono, al di là del giudizio sulla vicenda: chi ne esce con le ossa rotte è innanzitutto il Paese, l\'immagine dell\'Italia all\'estero, un punto che anche per il Cavaliere è al centro delle preoccupazioni delle ultime ore; affacciarsi a un G8 o un G20 con la storia della D\'Addario alle spalle può essere imbarazzante, farlo con un\'inchiesta per prostituzione minorile aperta lo sarebbe ancora di più.

BERLUSCONIBERLUSCONI NAPOLITANO

Della guerra politica contro di lui affiorano nelle ultime ore sfumature diverse. Non c\'è solo la magistratura nelle invettive private dei suoi uomini; emerge il sospetto, ne parlano apertamente nel governo, indirettamente anche ad Arcore, che l\'indagine della Boccassini abbia e stia ricevendo alcuni «incoraggiamenti». Si parla di «manine», di coincidenze sospette, di troppi punti che non tornano. La tesi del complotto, con la complicità di servizi deviati, apparati dello Stato poco fedeli, non è nuova.

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«Mai avuto un notizia utile dai servizi», disse lo scorso anno il presidente del Consiglio, commentando il caso D\'Addario, le migliaia di foto scattate agli interni della sua villa in Sardegna. L\'atmosfera di allora si ripete oggi, mentre nel governo qualcuno sente il bisogno di rinvenire paralleli con gli scandali più famosi del Paese, Sifar, Montesi, De Lorenzo, e mentre lo fa rileva almeno una differenza, che sembra introdurre una promessa: «Hanno lasciato troppe tracce, che emergeranno».

IldaIlda Boccassini

«Un ordine dello Stato ha deciso di fare una guerra a un potere dello Stato», è la sintesi di un Cavaliere che indubbiamente si sente in trincea, ma che non ha dubbi sul fatto che quella che gli viene scatenata contro sia un\'operazione illegale, con tratti «militari», come la definisce Fabrizio Cicchitto, che meriterebbe una denuncia del Pdl, aggiunge il ministro Gianfranco Rotondi, contro i magistrati, per «attività eversiva».

Ieri sera, dopo aver trascorso buona parte della giornata con gli avvocati e con il ministro Michela Brambilla, il premier ha aperto le porte di villa Gernetto a un gruppo di imprenditori per una delle tradizionali cene a sfondo economico. Non ha cambiato l\'agenda di qualche giorno fa: oggi sarà a Roma, a pranzo vedrà il presidente della Repubblica di Slovenia, Danilo Turk, a Villa Madama. Si è portato dietro ovviamente il dispiacere per le cose emerse durante la giornata. Non riesce a capacitarsi di come possano i magistrati, nella richiesta di perquisizione dei suoi uffici inviata a Montecitorio, aver definito «prostitute», con tanta certezza, senza alcuna sfumatura, le ragazze che frequentavano le sue feste: «È un\'indecenza, una roba fuori dal mondo, ci sono ragazze che sono madri di famiglia, che hanno dei figli, sono soltanto brave ragazze, chiamarle in quel modo dimostra che siamo allo scontro finale».

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«Stanno cercando di eliminarmi con una violenza inaudita, che non ha precedenti, che non appartiene a uno Stato di diritto», è la convinzione ulteriore che il presidente del Consiglio ha girato ad alcuni interlocutori nel corso della giornata. Di certo, ha aggiunto, chi sta tirando le fila non ha fatto i conti con il sottoscritto, con l\'intenzione di non fare passi indietro, di alcun tipo.

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Ieri Gianni Letta ha presieduto una riunione a Palazzo Chigi con i capigruppo del Pdl: se c\'è preoccupazione viene dissimulata, le elezioni non si avvicinano ma si allontanano, dal portavoce del premier, Paolo Bonaiuti («è vero che in questa tempesta mediatica il governo continua a lavorare e anche bene, come sta facendo sul federalismo») arrivano parole che hanno l\'obiettivo di rassicurare. Ovviamente c\'è chi fa i conti con le conseguenze. C\'è chi teme una parola del Vaticano, la sconfessione di una sintonia politica da parte dei vescovi.

brambillabrambilla jpeg

E c\'è anche chi teme il silenzio, ieri eloquente, della Lega, che al momento sta alla finestra a guardare, preoccupata per il destino dei suoi decreti sul federalismo; anche se il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, pubblicamente, si premura di dire che Bossi e Berlusconi «governano insieme, se non è possibile governare vanno insieme alle elezioni».

Un modo per far sapere che l\'asse fra i due partiti non si rompe, non è a rischio, e che non sono nemmeno da prendere in considerazione le chiacchiere che si raccolgono anche dentro la maggioranza, i timori di chi non vede altra soluzione che un passo indietro del Cavaliere a favore di un altro esponente del Pdl (da Gianni Letta ad Angelino Alfano).

NicoleNicole Minetti versione consigliere regionale

Chiacchiere che non sembrano in linea con il carattere dell\'uomo, intenzionato oggi a resistere nonostante tutto, convinto che i magistrati non riusciranno a dimostrare nulla di quanto inserito nei capi di imputazione, che se anche il livello del fango supererà ogni limite sempre di fango si tratterà e che dunque gli italiani capiranno e perdoneranno, se c\'è da perdonare.

GIANFRANCOGIANFRANCO ROTONDI

Ieri sera l\'ha ripetuto agli imprenditori, trovando la forza di scherzare, mostrarsi sereno, rassicurando sul fatto che il governo non è a rischio. Ma come scriveva ieri sera l\'Ansa, «il caso Ruby potrebbe trasformarsi in uno tsunami politico tale da obbligarlo alle dimissioni e senza urne anticipate». Scenario che ovviamente Fini e Casini prendono in considerazione per condividerlo, mentre si dicono pronti a sostenere un governo con la stessa maggioranza, ma senza il Cavaliere.

 

 

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