COPYRIGHT A 5 STELLE – I GRILLINI PREPARANO UN BLITZ PER MODIFICARE LA LEGGE – IL GOVERNO HA DUE ANNI PER RECEPIRE LA DIRETTIVA APPROVATA A STRASBURGO - IL SOTTOSEGRETARIO CRIMI: ''PER LA FRETTA DI VOTARE LA DIRETTIVA PRIMA DEL PROSSIMO APPUNTAMENTO ELETTORALE, IL PARLAMENTO EUROPEO HA PERSO UN’OCCASIONE. APPORTEREMO CORREZIONI, TUTTO E’ ANCORA POSSIBILE'' - IL MINISTRO FRACCARO: “SI RIDUCE LA LIBERTA’ IN RETE”

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Paolo Baroni per “la Stampa”

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«Io penso che per la fretta, per votare la direttiva prima del prossimo appuntamento elettorale, il Parlamento europeo abbia perso un' occasione. Impedendo ai parlamentari e ai governi di presentare emendamenti migliorativi» sostiene il sottosegretario all' Editoria Vito Crimi.

 

Che sulla nuova direttiva europea sul copyright dice di voler rispettare «i paletti» introdotti da Strasburgo senza però nascondere l' intenzione di apportare correzioni significative. Sino al punto da arrivare a uno scontro con l' Europa? «È presto per dirlo perché una volta che sarà ratificata dal Consiglio europeo ci sono due anni di tempo per applicare le nuove norme - risponde il senatore pentastellato -. Vediamo cosa verrà fuori dalle prossime elezioni e come sarà composto il nuovo Parlamento. Tutto è possibile».

riccardo fraccaro riccardo fraccaro

Ancora più esplicita la portavoce dei 5 Stelle alla Camera Mirella Liuzzi, secondo la quale «con l' elezione del prossimo parlamento europeo contiamo si possa lavorare per superare questa direttiva».

 

Il basso profilo Nell' attesa il governo sceglie il low profile. «Per convertire la nuova direttiva c' è tempo - spiega a La Stampa il sottosegretario Crimi -. Noi abbiamo avviato lunedì i lavori degli Stati generali dell' informazione e dell' editoria ed è mia intenzione trattare in questo ambito anche il tema del copyright. Ma intendo trattarlo senza filtri» ci tiene a sottolineare.

 

VITO CRIMI VITO CRIMI

«Questo provvedimento, molto applaudito soprattutto dagli editori, a mio giudizio rischia infatti di produrre effetti deleteri - argomenta -. Perché con la scusa di ridurre il potere contrattuale di Google nei confronti di chi produce contenuti la nuova direttiva introduce la cosiddetta "link tax", una misura che va però solo a vantaggio dei brand, ovvero dei grandi gruppi editoriali che sono in grado di generare i contenuti più profittevoli, ma danneggia certamente tutti i piccoli. Nel merito siamo d' accordo con la direttiva Ue e col fatto che si debba tutelare il diritto d' autore. Ma non condividiamo il metodo: serve più equilibrio e norme al passo coi tempi».

 

WIKIPEDIA COPYRIGHT WIKIPEDIA COPYRIGHT

Il sottosegretario all' Editoria rimanda così al cantiere degli Stati generali dell' informazione: «Ci confronteremo, vedremo tutte le posizioni in campo e ascolteremo anche Google che abbiamo invitato a partecipare ai lavori, ed entro autunno pensiamo di arrivare a una sintesi. Ricordo però che su queste materie condivido la competenza coi Beni culturali e col Mise - spiega ancora Crimi - e quindi dovremo concertare con loro la soluzione finale continuando il lavoro che tutti assieme abbiamo portato avanti in questi mesi».

 

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I punti da modificare Non è un mistero che la maggioranza gialloverde non condivida la nuova direttiva, anche se su questi temi a scaldarsi sono i 5 Stelle piuttosto che la Lega, che ieri ufficialmente non ha proferito parola. «La nostra posizione è contraria - riconferma il ministro per i Rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro -. Siamo preoccupati che possa rappresentare un tentativo di limitare la libertà di informazione sul web».

 

Ma cosa non funziona delle nuove regole? La Liuzzi, in particolare, punta il dito contro «la prevedibile imposizione di filtri da parte delle piattaforme, l' assenza di reali misure di mitigazione in favore delle start up e il monopolio che si impone surrettiziamente su brevi contenuti a carattere informativo», tutte misure che «restringono gli ambiti di libertà in rete ponendo l' Europa nelle retrovie dello sviluppo digitale. Nel corso dei negoziati abbiamo cercato strade di compromesso - conclude -. Ma la Commissione Ue si è dimostrata molto attenta a tutelare modelli di business superati dalla storia».

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