Ettore Livini per La Repubblica
Nessun armistizio in vista. Anzi. La presenza in Sardegna di quattro dei cinque figli del premier - Eleonora e Luigi hanno raggiunto la sorella Barbara a Villa Certosa mentre in Costa Smeralda, probabilmente a bordo dello yacht "Besame", c'è anche Marina - avrebbe reso ancor più complessa la partita sugli assetti futuri dell'impero di casa Berlusconi.

I tecnici e i legali al lavoro sul dossier dopo la richiesta di divorzio di Veronica Lario hanno già le loro belle gatte da pelare. Ma a complicare la situazione ci sarebbe ora - secondo fonti attendibili - il gelo sceso tra la primogenita, figlia di primo letto del premier, e Barbara, nata dal secondo matrimonio.

Marina, dice il tam-tam sardo, non avrebbe affatto gradito l'intervista della sorella a "Vanity Fair" in cui Barbara ha semplicemente e con molta chiarezza parlato della divisione del patrimonio di famiglia ("a oggi non c'è nessuna lotta e se mio padre sarà equo non ci sarà nemmeno in futuro"). E nei giorni scorsi, quando l'ha incontrata faccia a faccia alla festa per il suo 43esimo compleanno, avrebbe contestato in modo piuttosto brusco sia le sue parole che la scelta di render pubblico il suo pensiero.

Scottata pure dal fatto - mormora qualcuno - che Barbara abbia ribadito per l'ennesima volta di puntare su Mondadori ("ho la passione per l'editoria e mio padre ha sempre pensato che mi sarei occupata di Segrate"), il feudo imprenditoriale della primogenita di Arcore. La frattura, da allora, non si sarebbe ricomposta.
La rimpatriata sarda, dunque, avrebbe prodotto effetti opposti a quelli sperati dal Cavaliere. I tre figli di Veronica Lario - che starebbe ancora aspettando una prima proposta dai legali del marito per definire i dettagli del divorzio - fanno vita a sé assieme ad alcuni amici. Con il ventenne Luigi che si concede un po' di vacanza e di convalescenza dopo un piccolo incidente sportivo, prima di partire nei prossimi mesi per un anno di università all'estero, con ogni probabilità in Cina.

Al lavoro sono invece gli stuoli di consulenti e avvocati incaricati di provare a ricomporre senza traumi la divisione del patrimonio di famiglia, un'operazione che ad oggi pare ancora in salita. La posta in gioco è altissima. Sotto il cappello della Fininivest (controllata al 65% dal presidente del Consiglio che ha girato ai cinque figli una quota del 7% a testa) ci sono beni per 7 miliardi tra partecipazioni azionarie (Mediaset, Mediolanum, Mondadori e Mediobanca) e liquidità. A questo gruzzoletto si aggiunge l'impero immobiliare (valore non troppo lontano dal miliardo) controllato da Dolcedrago e Idra.

Le chiavi e il destino del tesoro di Arcore sono oggi più che mai nelle mani di Silvio Berlusconi. La richiesta di divorzio farà infatti perdere a Veronica il diritto alla sua quota di "legittima" sull'asse patrimoniale del marito. Tradotto in soldoni si tratta del 16,2% del Biscione, partecipazione che sommata a quella dei tre figli avrebbe spostato verso Macherio il controllo del gruppo. Adesso invece il pallino è nelle mani del premier. Che potrà gestire una quota di titoli Fininvest sufficiente per decidere a suo piacimento a chi affidarne in futuro le redini e il controllo azionario.

A complicare il puzzle però, sostengono alcune fonti legali, ci potrebbe essere in futuro un nodo imprevisto: quello di eventuali beni del Cavaliere custoditi oltrefrontiera. Solo negli anni '80 e 90, fanno notare alcune fonti legali, il sistema estero della Fininvest avrebbe movimentato una cifra vicino al miliardo di euro. E dopo i fuochi d'artificio di casa Agnelli, qualcuno dei tecnici al tavolo della spartizione di Arcore si sarebbe domandato che fine hanno fatto quei soldi. Una fortuna che se mai esistesse - per un criterio di equità - andrebbe inclusa da subito nel riassetto del patrimonio di casa Berlusconi.