DUE FORNI E UNA CAPANNA – PER MANTENERE IL CONSENSO SALVINI DOVREBBE RIUSCIRE A TENERE CONTE A PALAZZO CHIGI PIÙ POSSIBILE, MA QUESTO SIGNIFICHEREBBE GESTIRE LA PROSSIMA MANOVRA INSIEME AI GRILLINI, E CON L’ARIA DI RECESSIONE BYE BYE LUNA DI MIELE CON GLI ITALIANI – BERLUSCONI E DI MAIO ALLEATI PER INGABBIARE IL “CAPITONE”: IL BANANA È RINGALLUZZITO DAL VOTO IN ABRUZZO, L’EX BIBITARO A QUESTO PUNTO VUOLE FORZARE LA MANO SULLA TAV E FAR CONTENTI I POCHI ELETTORI RIMASTI – COME VOTERANNO I GRILLINI SUL CASO DICIOTTI?
-Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Salvini deve risolvere un rebus: ha vinto in Abruzzo, pronostica un grande risultato di partito in Sardegna, mira a sfondare il 35% alle Europee e lavora a una coalizione a sua immagine e somiglianza, finalmente de-berlusconizzata. Ma gli serve tempo per realizzare il progetto.
Non c' è dubbio che l' ideale per il leader del Carroccio sarebbe prolungare il rapporto di governo con Di Maio alle attuali condizioni: niente rimpasto oggi, né revisione del contratto. «Gli piace vincere facile», commenta con amara ironia un rappresentante grillino: «Così sta prosciugando noi e Forza Italia». Il punto è che di tempo Salvini non ne ha molto, perché - come riconosce un autorevole dirigente leghista - «il trend economico non gioca a nostro favore. E si sa, quando l' economia va male i cittadini finiscono per prendersela con il governo». E Salvini sta al governo.
Ecco il rebus: per conquistare l' auto-sufficienza il ministro dell' Interno dovrebbe tenere quanto più possibile Conte a Palazzo Chigi. Ma preservare Conte significherebbe gestire insieme ai grillini la prossima Finanziaria: con tutte le «cambiali» in scadenza a fine anno, rischierebbe di compromettere la sua dote di consensi. E Salvini non intende fare la fine di Renzi senza nemmeno aver fatto il Renzi, cioè il premier.
A maggio si disputerà una partita che non contempla il pari. E per quanto possa apparire paradossale, Berlusconi e Di Maio si ritroveranno a giocare per lo stesso obiettivo: ingabbiare Salvini. Per ragioni contrapposte, ovvio. Il primo tenterà di «costringerlo» a riesumare il centrodestra nazionale, per quanto a trazione leghista. Il secondo, sfruttando questo spauracchio, proverà a ridurne le pretese, limitandone le manovre nel governo.
Il voto in Abruzzo ha avuto questo effetto, ha trasformato di fatto il leader di Forza Italia e il capo del Movimento da avversari in alleati, «uniti» contro lo strapotere dell' alleato-avversario. Al pari di Di Maio, il Cavaliere conosce le intenzioni di Salvini. Per contrapporsi a quel progetto e risultare in prospettiva ancora numericamente e politicamente determinante dovrà ottenere un risultato a doppia cifra a maggio: il test abruzzese lo incoraggia, visto che il dato delle liste collegate a Forza Italia lo pone ben sopra il 10%.
Ma dovrà attendere le Regionali in Sardegna prima di avviare la campagna mediatica per le Europee, durante la quale alzerà certamente il tiro contro il leader della Lega: il suo obiettivo sarà metterlo spalle al muro sul governo; il terreno di sfida sarà l' economia; l' accusa sarà di «essersi reso complice della politica grillina che sta provocando gravi danni al Paese».
Le Europee saranno la chiave di volta. A influenzare la scelta di Salvini sarà il risultato elettorale, certo, ma anche l' andamento dell' economia nazionale. A complicare il disegno c' è poi il fatto che il capo della Lega, in ogni caso, non vorrebbe intestarsi un' eventuale crisi di governo: come ha spiegato anche a Berlusconi, «quando accadrà non dovrà accadere per causa mia». In ogni caso il consultivo della coalizione gialloverde è formalmente fissato per maggio.
Ma c' è una variabile. Per quanto il Cavaliere gli abbia assicurato piena copertura, Salvini non riesce ancora a decrittare con certezza il voto grillino sul «caso Diciotti». Le rassicurazioni dell' altro vice- premier non devono essere sufficienti, altrimenti ieri il ministro Centinaio a Radio Capital non avrebbe avvisato (di nuovo) gli alleati: «Se passasse l' autorizzazione a procedere contro Salvini, nel governo si aprirebbero seri problemi».
Così, le telefonate del segretario leghista a Berlusconi, vengono andreottianamente interpretate dentro Forza Italia come «il tentativo di proseguire nella logica dei due forni, con il timore che qualcosa al Senato vada storto». Perché è vero che Salvini vorrebbe ora far valere il suo peso sul governo, su dossier come l' Autonomia regionale o la Tav, ma Di Maio potrebbe non reggere quel peso. Assecondare l' alleato potrebbe provocare un contraccolpo con l' elettorato al Nord. Forzare la mano potrebbe portare a una crisi anticipata, che metterebbe in crisi il suo disegno. Questo è il rebus, e questo è il varco a cui Berlusconi lo attende.