DUELLO ALL’ULTIMO SANGUE (DI BERLUSCONI) TRA FELTRI E TRAVAGLIO - DON VITTORIO: “LA MANO DI TARTAGLIA MOSSA DALL’ ODIO DI DI PIETRO, TRAVAGLIO & C.” - MARCOLINO: “LO CONFESSO. CHI PEDINAVA IL GIUDICE MESIANO CHI ACCUSAVA DINO BOFFO DI ESSERE GAY E VERONICA LARIO DI FARSELA CON LA GUARDIA DEL CORPO? SIAMO STATI NOI”… -

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ERA TUTTO ORGANIZZATO
Da "Il Velino"

Il momento dell impattoIl momento dell impatto

"Già nell'edizione di ieri - scrive Vittorio Feltri su IL GIORNALE - preparata a botta calda (è il caso di dirlo), il nostro Alessandro Sallusti ha raccontato e spiegato a dovere quello che c'era da raccontare e spiegare. Ho condiviso ogni sua parola. Vorrei solo aggiungere qualche considerazione.

Primo. Liquidare l'attentatore, quel Tartaglia da Cesano Boscone, come un povero pazzo in cura da un decennio perché ha dei fili staccati? Uno che la domenica sera, anziché andare a spasso con gli amici, va in Piazza Duomo con le tasche piene di oggetti contundenti, e quando gli si presenta l'occasione ne lancia uno in faccia al presidente del Consiglio, non si può ragionevolmente dire sia sano di mente.

VOLTO DI BERLUSCONIVOLTO DI BERLUSCONI

Questo lo sappiamo perfino noi che grazie al cielo non abbiamo lauree in psicologia e materie affini. E ovvio che di solito chi compie atti del genere è uno squilibrato. Lo dimostra la storia. L'uomo che ferì gravemente papa Giovanni Paolo II non era un tipetto raccomandabile. In un paio di decenni di detenzione non ha pronunciato un discorso che avesse un capo e una coda. Solo frasi deliranti. Ricostruzioni sgangherate. Soprattutto un sacco di bugie.

feltrifeltri

Il Pontefice lo perdonò, ma ciò non significa nulla. Non significa che la vicenda sia stata chiarita. Una vicenda che nella sua complicatezza fa pensare a una cosa: Ali Agca è improbabile abbia agito in proprio; di sicuro aveva alle spalle una organizzazione capace di intendere e di volere. Quindi, matto criminale sì, ma non isolato come viceversa si è sostenuto da sempre. Secondo. Allo stesso modo, difficile ipotizzare che Tartaglia, rotelle scombinate a parte, sia una figura romantica che ha commesso l'attentato (ripreso dalla tivù) perché gli andava a genio, così, per un malinteso senso dell'eroismo in versione violenta.

MARCO TRAVAGLIO_MARCO TRAVAGLIO_

La sua mano è stata mossa da un sentimento di odio coltivato a lungo dalla sinistra, da frange di irresponsabili, dai Di Pietro, dai Travaglio, dagli Annozero e diffuso copiosamente da giornaloni legati a interessi industriali, finanziari e bancari. Un odio che si accende nel 1993, cioè quando Silvio Berlusconi, consapevole che gli ex comunisti non avevano più avversari per effetto della decapitazione del pentapartito, decise di buttarsi in politica per tutelare l'elettorato moderato maggioritario.

Di PietroDi Pietro

Da allora in poi - prosegue Feltri su IL GIORNALE - è stato uno stillicidio antiberlusconiano. Una lapidazione senza requie. Campagne di stampa, inchieste giudiziarie a raffica, manifestazioni di piazza, spettacoli satirici, film addirittura. Non s'era mai visto nulla di simile. Berlusconi corruttore. Berlusconi maniaco sessuale, satrapo. Berlusconi sputtanato da Veronica Lario, moglie sua. Berlusconi mafioso. Berlusconi paragonato a Hitler. Cose turche che hanno lasciato una traccia nel cervello di chi ne ha poco.

Santoro ad AnnozeroSantoro ad Annozero

È passato il messaggio che il Cavaliere va eliminato a qualsiasi costo. Un mese e mezzo fa, un dirigentucolo del Partito democratico ha scritto su un sito internet: ‘Mi stupisco non ci sia qualcuno disposto a uccidere il premier'. Il Giornale diede alla notizia il massimo rilievo, e fu sfottuto a sangue dagli pseudointellettuali dediti al linciaggio del Cavaliere. Intanto però anche i servizi segreti lanciarono l'allarme: tira una brutta aria, prevediamo un attentato. Altre risate progressiste seppellirono chi aveva osato pensare al peggio. Ma il peggio è arrivato. Ed eccolo, il peggio: il volto tumefatto del presidente colpito dal folle. Folle isolato? Ventimila imbecilli su internet hanno espresso gioia per l'attentato, e solidarietà e ammirazione per 1'attentatore. La realtà è questa. Terzo. C'è dell'altro.

FABRIZIO CICCHITTOFABRIZIO CICCHITTO

Lo ricordiamo perché serve a capire che i fatti non succedono mai per caso. Negli anni Settanta venne ucciso il commissario Calabresi dai signorini chic di Lotta continua persuasi che il poliziotto avesse scaraventato Pinelli dalla finestra della Questura per il ‘banale' motivo che l'anarchico non confessava la strage di Piazza Fontana. Naturalmente era una fola, tanto che Calabresi fu assolto dal giudice D'Ambrosio, oggi esponente del Partito democratico. Non importa fosse una balla. Quelli di Lotta continua avevano condannato a morte il commissario, e ciò fu sufficiente a spedirlo all'altro mondo.

DANIELE CAPEZZONE - copyright PizziDANIELE CAPEZZONE - copyright Pizzi

In questo sostenuti - la storia poi si ripete - da un gruppone di intellettuali (e dàgli) che firmarono una sorta di appello-sentenza capitale a carico del servitore dello Stato. Che, difatti, una mattina cadde in un agguato. Andate a rileggere i nomi dei firmatari di quel documento agghiacciante: sono gli stessi (Scalfari in testa) che hanno poi fomentato con eguale furia la campagna contro Berlusconi. Ieri Calabresi, oggi Berlusconi che, avendo dalla sua una gran fortuna, ha portato la pelle all'ospedale San Raffaele. Quarto.

Domenica sera in piazza del Duomo a Milano - continua Feltri su IL GIORNALE - non c'era soltanto Tartaglia. Altro che isolato. Mescolate tra la folla inneggiante a Silvio, c'erano circa trecento persone con uno scopo ben preciso: contestare, rovinare la festa, fischiare il leader del Pdl. Nulla di illecito, suppongo. Ma non mi si venga a dire che quelle trecento persone erano lì per combinazione, di passaggio. Erano lì con l'intenzione di fare casino e casino hanno fatto. Isolate anche loro o non piuttosto organizzate?

PIERLUIGI BATTISTAPIERLUIGI BATTISTA

Di sicuro avevano le medesime idee di Tartaglia; la famiglia del quale ha detto di aver sempre votato per il Pd. Coincidenza pure questa? Quinto. Quando il premier era già stato ricoverato, e la notizia del suo ferimento diramata dalle tivù, dalle radio e dalle agenzie di stampa, sono piovuti i commenti di vari politici. Di Pietro ha detto che la colpa dell'attentato a Berlusconi è di Berlusconi. Insomma, il Cavaliere è un pirla perché si è esposto con una politica che ispira reazioni violente; mancava solo che il capo dell'Idv dicesse: il presidente è un pirla perché si è messo sulla traiettoria del lancio di Tartaglia.

VERONICA E IL SUO BODY GUARD ALBERTO ORLANDOVERONICA E IL SUO BODY GUARD ALBERTO ORLANDO

Ineffabile la Rosi Bindi. La sua dichiarazione spicca in un titolo della Stampa di Torino: ‘Non faccia la vittima'. Come non faccia la vittima? Secondo lei, Berlusconi ha fatto la scena. Di fronte a certe bischerate non si sa se indignarsi o sacramentare. Comunque tutto ciò serve a misurare il livello dei ‘nemici' del Cavaliere. Per esempio Casini, pur nella sua compostezza formale non ha ritirato il proposito di allearsi con Di Pietro nell'eventualità di elezioni anticipate. Tra Tonino e Silvio, Pierferdi sceglie il primo. Si vergogni.

E Fini? Se non altro stavolta si è sforzato: si è recato al San Raffaele in visita alla vittima dell'aggressione. Pace fatta? Se fosse, ne saremmo tutti lieti. Ma temo sia una pia illusione. Quando il premier, tra una settimana, rientrerà a Roma non troverà nei suoi paraggi gente diversa da quella che (indirettamente?) ha contribuito a conciarlo così. I suoi amici autentici più che nel Palazzo sono fuori; sono nelle nostre case", conclude Feltri su IL GIORNALE.


IO CONFESSO
Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"

Dino Boffo  direttore dell'Dino Boffo direttore dell'"Avvenire"

Ebbene sì, han ragione Cicchitto, Capezzone e Sallusti, con rispetto parlando. Inutile negare l'evidenza, non ci resta che confessare: i mandanti morali del nuovo caso Moro siamo noi di Annozero e del Fatto, in combutta con la Repubblica e le procure rosse. Come dice Pigi Battista sul Corriere, abbiamo creato "un clima avvelenato", di "odio politico", roba da "guerra civile".

Le turbe psichiche che da dieci anni affliggono l'attentatore non devono ingannare: erano dieci anni che il nostro uomo, da noi selezionato con la massima cura (da notare le iniziali M.T.), si fingeva pazzo per preparare il colpo. E la poderosa scorta del premier che si è prodigiosamente spalancata per favorire il lancio del souvenir (come già con il cavalletto in piazza Navona) non è che un plotone di attivisti delle Brigate Il Fatto, colonna milanese Annozero. Siamo stati noi.

David MillsDavid Mills

Abbiamo spacciato per cronaca giudiziaria il racconto dei processi Mills, Mondadori e Dell'Utri, nonché la lettura delle relative sentenze, mentre non era altro che "antiberlusconismo" per aprire la strada ai terroristi annidati nei centri di igiene mentale. Ecco perché non ci siamo dedicati anche noi ai processi di Cogne, Garlasco, Erba e Perugia: per "ridurre l'avversario a bersaglio da annichilire" (sempre Battista, chiedendo scusa alle signore).

Dell Utri in Aula - Depone Spatuzza - Da Repubblica 7Dell Utri in Aula - Depone Spatuzza - Da Repubblica 7

Ci siamo pure travestiti da leader del centrodestra e abbiamo preso a delirare all'impazzata. Ricordate Berlusconi che dà dei "coglioni" alla metà degli italiani che non votano per lui, dei "matti antropologicamente diversi dal resto della razza umana" ai magistrati, dei "golpisti" agli ultimi tre presidenti della Repubblica, dei fomentatori di "guerra civile" ai giudici costituzionali e ai pm di Milano e Palermo, dei "criminosi" a Biagi, Santoro e Luttazzi, che minaccia Casini e Follini di "farvi attaccare dalle mie tv" perché "mi avete rotto il cazzo" e invoca "il regicidio" per rovesciare Prodi? Ero io che camminavo in ginocchio sotto mentite spoglie e tre chili di cerone. Poi, già che ero allenato, mi sono ridotto a Brunetta per dire che questa "sinistra di merda" deve "morire ammazzata".

STEFANIA ARIOSTOSTEFANIA ARIOSTO

Ricordate Bossi che annuncia "300 uomini armati dalle valli della Bergamasca", minaccia di "oliare i kalashnikov" e "drizzare la schiena" a un pm poliomielitico, sventola "fucili e mitra", organizza bande paramilitari di camicie verdi e ronde padane perché "siamo veloci di mano e di pallottole che da noi costano 300 lire"? Era Santoro che riusciva a stento a coprire il suo accento salernitano con quello varesotto imparato alla scuola di dizione. Ricordate Ignazio La Russa che diceva "dovete morire" ai giudici europei anti-crocifisso?

Era Scalfari opportunamente truccato in costume da Mefistofele. E Sgarbi che su Canale5 chiamava "assassini" i pm di Milano e Palermo e Caselli "mafioso" e "mandante morale dell'omicidio di don Pino Puglisi"? Era Furio Colombo con la parrucca della Carrà. E chi pedinava il giudice Mesiano dopo la sentenza Mondadori per immortalargli i calzini turchesi? Sandro Ruotolo, naturalmente, camuffato sotto le insegne di Canale5. Chi si è introdotto nel sistema informatico di Libero e poi del Giornale di Feltri e Sallusti per accusare falsamente Dino Boffo di essere gay, Veronica Lario di farsela con la guardia del corpo, Fini di essere un traditore al soldo dei comunisti? Quel diavolo di Peter Gomez.

gsc 25 chiara beria dargentinigsc 25 chiara beria dargentini

Chi ha seviziato Gianfranco Mascia, animatore dei comitati Boicotta il Biscione? Chi ha polverizzato la villa della vicedirettrice dell'Espresso Chiara Beria dopo una copertina sulla Boccassini? Chi ha spedito a Stefania Ariosto una testa di coniglio mozzata per Natale? Noi, sempre noi. Ora però ci hanno beccati e non ci resta che confessare. Se ci lasciano a piede libero, ci impegniamo a non dire mai più che Berlusconi è un corruttore amico di mafiosi. Lui è come Jessica Rabbit: non è cattivo, è che lo disegnano così.

 

 

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