ECCO L’ORDINANZA CON CUI IL GIP DI AGRIGENTO, ALESSANDRA VELLA, HA SCARCERATO CAROLA RACKETE - PER IL MAGISTRATO, LA RAGAZZA NON HA INFRANTO LA LEGGE IN NESSUNA DELLE FASI DEL SALVATAGGIO, NEANCHE QUANDO HA FATTO INGRESSO A FORZA NEL PORTO DI LAMPEDUSA - “NON C’ERANO OBBLIGHI DERIVANTI DA DIRETTIVE MINISTERIALI IN MATERIA DEI PORTI CHIUSI” - “SULLO SPERONAMENTO DELLA MOTOVEDETTA DELLA GUARDIA DI FINANZA, IL FATTO DEVE ESSERE NOTEVOLMENTE RIDIMENSIONATO”

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Claudio Del Frate per www.corriere.it

 

CAROLA RACKETE - RICHIESTA DI CONVALIDA DELL ARRESTO CAROLA RACKETE - RICHIESTA DI CONVALIDA DELL ARRESTO

Carola Rackete, la comandante della Sea Watch ha agito nell’«adempimento di un dovere di soccorso il quale non si esaurisce nella mera presa a bordo dei profughi ma nella loro conduzione fino al più vicino porto sicuro». E’ questa la frase chiave contenuta nell’ultima delle 13 pagine dell’ordinanza della gip di Agrigento Alessandra Vella. Ordinanza che ha scarcerato la capitana e che non ha convalidato l’arresto operato nella notte di sabato 29 giugno. Il provvedimento, oltre a ricostruire gli avvenimenti, dice che Carola Rackete non ha infranto la legge in nessuna delle fasi del salvataggio, neanche quando ha fatto ingresso a forza nel porto di Lampedusa.

Alessandra Vella Alessandra Vella

 

 

I DUE REATI CONTESTATI

I reati contestati dalla procura di Agrigento alla comandante della nave ong erano come è noto due: la violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione (non aver obbedito agli ordini della Guardia di Finanza) e l’articolo 337 del codice penale (resistenza a pubblico ufficiale). Nessuna contestazione, invece, di aver attentato o messo in pericolo la vita dei finanzieri. Ma, premetta la giudice Vella nella sua ordinanza «Il fatto deve essere vagliato alla luce di ciò che lo precede, ossia il soccorso in mare e gli obblighi che ne derivano»

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

 

LA COSTITUZIONE E LE ALTRE LEGGI CITATE

Ecco dunque che la «carta» processuale elenca le fonti di diritto sulle quali occorre basare il giudizio: innanzitutto l’articolo 117 della Costituzione, che obbliga le leggi italiane a uniformarsi agli obblighi sottoscritti in sede internazionale. Questi sono la Convenzione sul diritto del mare (Montego Bay 1982), la convenzione che impone il dovere di prestare assistenza a persone in pericolo (Londra 1974), la convenzione sulle zone Sar (Amburgo 1979).

MEME - CAROLA RACKETE COME LA ISOARDI IN BRACCIO A SALVINI MEME - CAROLA RACKETE COME LA ISOARDI IN BRACCIO A SALVINI

 

Le ultime «fonti» sono poi due leggi italiane, l’articolo 1158 del codice della navigazione (che sanziona le omissioni di soccorso) e una legge del ‘98 in base alla quale «lo straniero giunto in territorio nazionale a seguito di salvataggio in mare deve essere presso appositi punti di crisi». Tutte queste norme «pongono obblighi ai comandanti delle navi e agli Stati» sottolinea la gip di Agrigento.

 

COSA HA DETTO CAROLA AL GIUDICE

Un passaggio chiave del provvedimento sono poi le dichiarazioni rese da Carola Rackete in sede di interrogatorio. la dottoressa Vella ne ritiene alcune particolarmente rilevanti: «Il gommone (dei naufraghi, ndr.) era in condizioni precarie, nessuno aveva giubbotto salvataggio, non avevano benzina, non potevano andare da nessuna parte». Scartati Libia e Tunisia in quanto ritenuti porti non sicuri, ecco la decisione di dirigersi a nord ma «Quando abbiamo detto alle persone che l’esito era negativo (a proposito dello sbarco a Lampedusa, ndr) la pressione psicologica era intensa, non avevamo nessuna soluzione e le condizioni mediche a bordo peggioravano». Ma soprattutto «abbiamo cercato per 14 giorni di non infrangere la legge»

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

 

«NESSUN OBBLIGO DA DIRETTIVE MINISTERIALI»

A questo punto la giudice passa a valutare il comportamento della capitana e il giudizio è fin da subito netto: «La decisione di Carola Rackete risulta supportata dall’art. 18 convenzione del mare e legge 98 nella parte in cui fa obbligo di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero giunto sul territorio nazionale a seguito di salvataggio in mare...non c’erano obblighi derivanti da direttive ministeriali in materia dei porti chiusi o dal provvedimento del 15 giugno del ministro dell’interno», che altro non è che il decreto sicurezza bis».

 

«IL FATTO VA RIDIMENSIONATO»

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

Sul primo dei due reati contestati (l’aver ignorato l’ordine di una nave da guerra) la giudice Vella, liquida la questione in poche righe: «Le navi della Guardia di Finanza Gdf sono navi da guerra solo quando operano fuori dalle acque territoriali o in porti esteri», circostanza palesemente diversa da quella di Lampedusa. Sullo «speronamento» della motovedetta invece scrive: «Da quanto emergente dalla visione dei video il fatto deve essere notevolmente ridimensionato nella sua portata offensiva».

 

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

«ADEMPIMENTO DI UN DOVERE»

In conclusione, Carola Rackete «ha agito in adempimento di un dovere» partendo da «un’ipotesi di salvataggio in mare a rischio naufragio», quanto all’ingresso forzato nel porto di Lampedusa «Il segmento finale della condotta dell’indagata costituisce l’esito dell’adempimento di un dovere di soccorso il quale non si esaurisce nella mera presa a bordo dei profughi ma nella loro conduzione fino al più vicino porto sicuro».

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

 

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