EUROCRAZIA CANAGLIA - INTERROGAZIONI SULL'IPPOTERAPIA E GLI ZOO UCRAINI, DEPUTATI ASSENTEISTI: ANCHE A BRUXELLES CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE - TOTI PEGGIORE TRA GLI ITALIANI, SALVINI VOTA MA SFUGGE IL LAVORO IN COMMISSIONE

Ogni interpellanza costa 1500 euro, e solo Lara Comi ne ha prodotte 82 24 ore: 120mila euro buttati nel cesso. Perché si fanno? Perché basta una domandina per crescere nella classifica dei deputati che lavorano di più - In quella degli assenteisti svettano Toti (42,9% dei voti) e Fitto (65,9%)...

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1. IPPOTERAPIA, ZOO UCRAINI E SOAP OPERA LE INTERPELLANZE ASSURDE IN EUROPA

Marco Zatterin per “la Stampa

 

RENZI PARLAMENTO EUROPEO SCHULZ RENZI PARLAMENTO EUROPEO SCHULZ

Lara Comi ha avuto un martedì da grafomane. La contabilità dell’Europarlamento rivela che ieri mattina sono state recepite 82 interrogazioni scritte alla Commissione Ue dalla deputata forzista, il 15% di quelle catalogate a Strasburgo in 24 ore. Spaziano dalla Garanzia Giovani alle imprese cipriote, dalla lotta alla disoccupazione spagnola e alla crisi olandese. Una crisi di attivismo? «L’ho fatto apposta» dice lei. Vuol far saltare le classifiche «falsate» del lavoro degli onorevoli europei in cui si fanno punti per ogni domanda, qualunque essa sia. «Ci sono colleghi sempre assenti che sono in vetta», accusa. Difficile contraddirla. Avviene proprio così. Da anni.

 

Parlamento europeo ee bf e f b a d fc e d f ef e d Parlamento europeo ee bf e f b a d fc e d f ef e d

IL COSTO DELLA DEMOCRAZIA

L’interrogazione parlamentare è un dono democratico. Consente agli eletti di controllare il potere a dodici stelle e farsi voce degli elettori. Possono essere orali o scritte, le prime vengono risolte in emiciclo, le seconde tornano sul pc dopo un paio di mesi. Nell’Ue hanno un solo difetto. Costano. Perché ogni testo va registrato, tradotto, studiato dall’esecutivo Ue, spedito al Parlamento, ritradotto. Un conto della commissione Bilancio è che ogni «question» pesa circa 1500 euro. Implica che per le 82 domande della Comi sono partiti 120 mila euro. «Lo so, sono molti - ammette lei -, ma è una guerra per la meritocrazia».

 

Parlamento europeo Parlamento europeo

Come sempre è meglio non esagerare, pure nella consapevolezza che se l’interrogazione è buona, pagare per renderla disponibile a tutti è un dovere. Il guaio è quando i numeri diventano alti e i testi vani. Dal luglio del reinsediamento in Europa, la leghista Mara Bizzotto ha firmato 228 testi (340 mila euro), quasi uno al giorno, dopo i 1344 nella passata legislatura. Sono questioni importanti, l’immigrazione e l’economia, in mezzo a altre bizzarre e fuori dallo spettro Ue: il 17 aprile ha chiesto notizie sugli animali dello zoo di Kharkiv in pericolo; le hanno fatto sapere che «la Commissione non ha competenze in merito per quanto riguarda l’Ucraina».

 

SCALARE LA VETTA

LARA COMI LARA COMI

C’è un motivo valido e due meno per scrivere un’interrogazione. Il primo lo si è visto, si fa pressione e si scruta l’operato dell’Europa. Gli altri lasciano a desiderare. Uno è che la mossa diventa pezza da appoggio per il collegio, col rischio di sollevare casi che fuori dalla pista Ue. L’altro è quello del ranking. I siti «Votewatch» e «MepRanking» misurano l’attività dei deputati con vari criteri omogenei. Presentare un’interrogazione vale quando essere relatore. Il che, ovviamente, non funziona: si sembra e non si è.

 

Nell’Europa, genere trascurato, i deputati tendono a scomparire dai radar e molti cercano di recuperare spingendo sulle interrogazioni, principio anche nobile. Salta all’occhio la gara, interessante, fra i due grillini Corrao e Castaldo, entrambi con 127 domande da luglio, concreti sebbene non privi di sbavature. Come quando si interroga la Commissione su se sia consapevole del fatto che «la soap opera Agrodolce cofinanziata da Rai e da Regione Siciliana attraverso i fondi Fas si è conclusa bruscamente nel marzo 2011».

Ignazio Corrao Ignazio Corrao

 

Ce n’è per tutti i gusti. Solo qualche esempio: Michela Giuffrida (Pd) che si occupa del «cedimento di un pilone dell’A19 Palermo-Catania»; il leghista Buonanno che denuncia gli auricolari sporchi e paventa un rischio Ebola (!); Raffaele Fitto che parla delle migrazioni come d’un deliberato tentativo islamista di destabilizzare l'Italia; e la stessa Comi che domanda a Bruxelles se non abbia piani per l’ippoterapia, ottenendo una replica asciutta: «I programmi non prevedono azioni in materia».

raffaele fitto raffaele fitto

 

A 1500 euro a colpo si fa presto a spender troppo, così c’è anche chi immagina di regolamentare le procedure. I più pensano che sarebbe pericoloso, «a mettere limiti si può fermare anche qualche importante». La soluzione è il buon senso, per quanto difficile possa sembrare. E poi, come ha proposto il vicepresidente con delega al Bilancio, David Sassoli, una revisione delle classifiche. Tolto il premio, dimagrirebbe l’abuso.

 

 

2. DALL’ASSENTEISTA TOTI A SALVINI - LE REGIONALI SVUOTANO I SEGGI UE

Marco Bresolin per “la Stampa

 

nunzia de girolamo e giovanni toti nunzia de girolamo e giovanni toti

La testa alle elezioni Regionali e il sedere (con relativo portafogli) ben posato sul seggio nei palazzi Ue. Non era proprio questo il concetto di Europa delle Regioni a cui si riferiva il filosofo svizzero Denis de Rougemont negli Anni 60. Eppure c’è una tendenza (tutta italiana) che vede i nostri rappresentanti a Bruxelles occuparsi e preoccuparsi più di campagne elettorali locali che non di iniziative comunitarie.

 

Prendiamo Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia nonché eurodeputato e candidato governatore in Liguria. Ha un indice di presenza alle votazioni bassissimo (solo 42,88%, è al 745o posto su 751 eurodeputati, il peggiore degli italiani), destinato a crollare ulteriormente da qui al 31 maggio.

 

A Bruxelles si fa vedere poco pure Raffaele Fitto (65,88% di presenze, 710° in classifica), che non è candidato ma è molto attivo sul fronte Regionali nella battaglia interna a Forza Italia, soprattutto per la sua Puglia. E che dire di Matteo Salvini? Tra riunioni ad Arcore per definire le alleanze, volantinaggi ai mercati, visite ai campi rom, presenze in tv, «gazebate» varie ed eventuali, siamo sicuri che riesca a fare l’eurodeputato a tempo pieno? No, non ne siamo sicuri.

 

sergio cofferati sergio cofferati

Eppure finora ha partecipato a 477 votazioni su 548 (87,04%, 530o nella graduatoria): un risultato discreto, ma chi frequenta i corridoi di Bruxelles e Strasburgo ammette che quando c’è da votare in Aula, effettivamente Salvini si fa vedere. Ma quando c’è da lavorare in commissione, un po’ meno. Il problema è che questi impegni non rientrano nelle classifiche sulla produttività.

 

Tra gli assenteisti italiani spicca anche Andrea Cozzolino (solo il 60,95% di presenze). E su quale battaglia è stato molto impegnato di recente l’eurodeputato napoletano del Pd? Ma ovviamente le primarie per le Regionali in Campania. Che poi ha perso contro Vincenzo De Luca, al quale ha però assicurato il suo impegno in campagna elettorale. Tanto in Europa mica si offendono se per un po’ avrà da fare «sul territorio». C’è poi Sergio Cofferati, anche lui sconfitto alle primarie in Liguria, e ora attivo sull’asse Bruxelles-Genova per sostenere il suo candidato Luca Pastorino (che, tra l’altro, è pure deputato e sindaco di Bogliasco). Ha invece schivato per un pelo le Regionali campane Pina Picierno: resterà in Europa con il suo invidiabile 97,45% di presenze.

ALESSANDRA MORETTI ALESSANDRA MORETTI

 

Va dunque salutato come positivo - e raro - il gesto di Alessandra Moretti, che per candidarsi in Veneto ha lasciato l’euroseggio (dove però aveva un basso indice di partecipazione, 56,40%). Certo, prima ha atteso di vincere le primarie, ma lei ha avuto quel coraggio che era mancato a Debora Serracchiani. Due anni fa gettò la ciambella di salvataggio europea soltanto dopo aver conquistato la poltrona di governatore in Friuli Venezia Giulia. Esattamente come aveva fatto nel 2005 Mercedes Bresso.

 

L’ex presidente del Piemonte, dopo la sconfitta contro Cota nel 2010, ora è tornata proprio all’europarlamento. E a conferma di questo filo diretto tra l’Europa e le amministrazioni locali si potrebbe citare Luca Zingaretti, ora al vertice della Regione Lazio, che prima di guidare la Provincia di Roma sedeva al Parlamento Ue. E magari Marcello Pittella, governatore della Basilicata e fratello di Gianni, presidente del gruppo dei socialisti europei. Ma questa è un’altra storia.

 

 

PITTELLA PITTELLA

 

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