FUOCO AMICO PER LUIGINO - L'ASSE TRA DI BATTISTA E PARAGONE PREOCCUPA DI MAIO: SONO CONSIDERATI GLI UNICI IN GRADO DI DARE VITA A UNA RIVOLTA INTERNA - NON SOLO: FICO E’ SOSPETTATO DI MACCHINAZIONI PER SILURARE L’ESECUTIVO - AL SENATO I "CANI SCIOLTI" SONO 8, ABBASTANZA PER FAR CADERE IL GOVERNO

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Federico Capurso per “la Stampa”

 

di maio di battista

Il voto della Rete non è bastato. La leadership di Luigi Di Maio è ancora in discussione e, con essa, il destino del governo. Sulla strada del capo ci sono quelli che lui stesso chiama i suoi «fratelli»: Roberto Fico e Alessandro Di Battista. Entrambi, per diverse ragioni, odiati da Matteo Salvini. Il primo per la sua anima di sinistra; il secondo, perché considerato l'unico in grado di tenergli testa nelle piazze.

 

Da giorni le truppe fedeli a Di Maio, a mezza bocca, gettano ombre su Dibba. Accusano invece apertamente Fico di complotti e macchinazioni che mirano a sovvertire gli equilibri del governo. Lo stesso Di Maio, però, sa bene che il presidente della Camera non ha mai tenuto in mano le briglie di una corrente interna.

 

di battista paragone

«Non ha l'ambizione politica necessaria», taglia corto uno dei ministri più vicini al leader. C'è chi, tra i parlamentari M5S, vede in lui un punto di riferimento politico, ma per armare una corrente è innanzitutto necessario contare i propri uomini e Fico, finora, non lo ha mai fatto. I deputati che si trovano allineati alla sua posizione sono circa venti, ma la loro è un'opposizione interna fluida, capace di ingrossarsi e di prosciugarsi rapidamente in base all' argomento in discussione.

 

E a Palazzo Madama le cose vanno ancora peggio. Lì, dove ci sono solo 4 voti a separare il governo dal baratro e la fedeltà di ogni senatore è cruciale, di uomini vicini a Fico, disposti a seguirlo, non se ne trova neanche uno. Matteo Mantero è chiaro: «I "fichiani" sono un' invenzione dei media. Ci sono solo persone che hanno punti di vista diversi».

 

Di Battista Di Maio Fico

In un partito come il Movimento, anche i punti di vista diversi, però, vengono spesso considerati pericolosi. E al Senato i «cani sciolti» - così li chiamano i collaboratori di Di Maio - sono otto. Abbastanza per far cadere il governo. Ci sono Elena Fattori e Paola Nugnes, ormai ai margini del gruppo, e poi lo stesso Mantero, Virginia La Mura e Lello Ciampolillo, considerati invece poco affidabili. Sono stati annotati come troppo indipendenti, infine, Primo Di Nicola, Nicola Morra e Gianluigi Paragone.

elena fattori

 

Tra questi, è Paragone a fare più paura. I vertici vicini a Di Maio lo hanno messo da qualche settimana nel mirino. Lui, in coppia proprio con Di Battista. Vengono considerati gli unici in grado di dare vita a una rivolta interna contro Di Maio. L'asse con Dibba - secondo quanto sostengono i "mandarini" del leader - è stato già stretto. L' immagine dei due che vanno via insieme in motorino, dopo il vertice dello stato maggiore M5S indetto per analizzare la catastrofe delle Europee, è il simbolo di questa nuova fronda.

 

paola nugnes

Una corrente ancora in costruzione, ma che avrebbe già radunato i favori di numerosi parlamentari, anche tra quelli che prima non si riconoscevano nel Movimento troppo "di sinistra" voluto da Fico.

 

Non è sfuggito il lavorio di Paragone per contestare Di Maio durante le assemblee interne e a mezzo stampa. Così come quello più nascosto, per accrescere la propria visibilità: «Abbiamo notato quanto ha investito per sponsorizzare le sue pagine sui social network negli ultimi due mesi», fanno notare dai piani alti del Movimento. Ed è per questo che le apparizioni di Paragone in tv sarebbero state limitate. Dibba e Paragone sono entrambi coscienti, però, che questo non è il momento giusto per far cadere Di Maio.

E dunque, restano in attesa. Qualche mese potrebbe bastare.

di maio e paragone