GHEDDAFI, DOVE SEI? QUEI CAZZONI DEI MILIZIANI IN LOTTA TRA LORO HANNO DATO ALLE FIAMME I DEPOSITI DI PETROLIO, BRUCIANDO 6 MILIONI DI LITRI DI GREGGIO - NON E’ SOLO UN DANNO ECONOMICO: E’ UN DISASTRO ECOLOGICO E LA NUBE DI FUMO E’ TOSSICA

Dall’altra notte sono in fiamme due enormi depositi di greggio alla periferia di Tripoli - Dal ministero del Petrolio fanno sapere che la “situazione è ormai fuori controllo” e chiedono l’aiuto internazionale - Appello ai civili residenti nei cinque chilometri attorno ai due depositi ad evacuare al più presto le proprie case…

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L. Cr. Per “Il Corriere della Sera

 

GHEDDAFI GHEDDAFI

A Tripoli il petrolio in fiamme nasconde il sole. Una spessa nube nera, oleosa, maleodorante domina il cielo e minaccia la salute di due milioni di persone. È lo zenit del caos anarchico causato dalla guerra civile tra milizie. È come se i combattenti libici avessero deciso di affondare se stessi e il Paese intero.

 

La scontro interno appare giunto a livelli tali da rompere anche i tabù del 2011, quando le battaglie tra milizie ribelli sostenute dalla Nato e lealisti pro Gheddafi non indugiarono di fronte a nessun tipo di violenza, eppure fecero sempre del loro meglio per risparmiare gli impianti petroliferi, gli oleodotti e soprattutto i depositi di greggio.

 

Allora da Tobruk alle raffinerie di Brega, Ras Lanuf, sino a Tripoli, Zawiyah e Melita, senza parlare dei pozzi nel cuore del deserto, fu come se i combattenti nei due campi guardassero ottimisti alla ripresa del Paese una volta finita la guerra. Si ammazzavano tra le città, lungo le strade del deserto, ma si impegnarono in un patto non scritto per non pregiudicare le ricchezze energetiche della Libia.

LIBIA LIBIA


Ora non più. Dall’altra notte sono in fiamme due enormi depositi di greggio alla periferia della capitale, presso la superstrada che conduce all’aeroporto. Il portavoce del ministero del Petrolio libico, Mohammad al Harari, mette in guardia che la «situazione è ormai fuori controllo», chiede l’aiuto internazionale e appella la popolazione civile residente in un raggio compreso nei cinque chilometri attorno ai due depositi ad evacuare al più presto le proprie case. La mossa sta spingendo i governi stranieri a convincere i loro connazionali ad abbandonare il Paese. L’ambasciata italiana a Tripoli si adopera per far partire i circa 250 connazionali ancora in Libia.

Guerra in Libia Guerra in Libia


Si calcola che stiano bruciando quasi 6 milioni di litri di greggio. Un falò enorme, pestilenziale. Un disastro ecologico ed ambientale di proporzioni gigantesche. Il dramma è tale che ieri sera anche Barack Obama è intervenuto per cercare di porvi rimedio.

 

Nonostante la crisi di Gaza e l’intensificarsi dei combattimenti in Ucraina, il presidente Usa in una conference call con Matteo Renzi, il presidente francese Hollande, la cancelliera tedesca Merkel e il premier britannico Cameron, si è concentrato sul dramma libico. Obama ha insistito inoltre per un intervento rapido dell’Onu che imponga il cessate il fuoco in Libia e chiesto la fine degli attacchi contro obbiettivi civili.


Eppure, i testimoni sul posto segnalano che i combattimenti stanno infuriando sempre più violenti. Ieri i vigili del fuoco erano quasi riusciti a sedare le fiamme nel primo dei due depositi. Però poi le milizie hanno ricominciato a sparare con armi pesanti. Il primo focolaio ha ripreso a bruciare virulento, quindi a metà giornata i proiettili e le schegge incandescenti hanno incendiato anche il secondo deposito.

TRIPOLI TRIPOLI

 

C’è ora il pericolo che le fiamme si estendano ad alcuni depositi minori di gas liquido. Tra le cause principali della ripresa dello scontro sta la recente frustrazione delle milizie islamiche che, pur se ben armate e finanziate da Qatar, Arabia Saudita e Paesi del Golfo, hanno subito una pesante sconfitta alle recenti elezioni. La discesa in campo della potente milizia islamica di Misurata al loro fianco ha poi contribuito alla ripresa delle battaglie.

 

Tripoli, che pure sino a quattro mesi fa era stata largamente risparmiata dai combattimenti strada per strada, è ora al cuore delle contese. Gli scontri sono cominciati a inizio giugno, quando i miliziani di Misurata hanno attaccato l’aeroporto internazionale nelle mani della milizia di Zintan. Inevitabilmente poi si sono allargati alla zona dei depositi di carburante che dista solo tre o quattro chilometri in linea d’aria.
 

 

Libia Misurata Libia Misurata

 

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