GRILLO: "BORSELLINO SAPEVA DI FINIRE AMMAZZATO: MAFIA ESECUTRICE, STATO MANDANTE" - DOPO 17 ANNI DI SILENZIO TOTALE TOTÒ RIINA VUOTA IL SACCO: "L´HANNO AMMAZZATO LORO" - "TRATTATIVA FATTA DA CIANCIMINO PER CONTO SUO E PER I SUOI AFFARI E INSIEME AI CARABINIERI"

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1 - BORSELLINO CHE SAPEVA DI ESSERE AMMAZZATO: MAFIA ESECUTRICE, STATO MANDANTE
Da www.beppegrillo.it

Paolo Borsellino era un giudice che sapeva di essere ammazzato. Sapeva che il tritolo veniva dal continente (come dicono i siciliani), sapeva che era di origine militare, sapeva che se la mafia era l'esecutrice, una parte dello Stato era il mandante. E' andato al macello insieme alla scorta.

falcone e borsellinofalcone e borsellino

Ogni domenica si recava a trovare sua madre in via D'Amelio. Davanti al cancello del condominio non c'era una transenna, un divieto qualunque che impedisse di parcheggiare un'autobomba. Bastava un vigile per salvarlo.

rita borsellinorita borsellino

Il fetore delle istituzioni di allora, in gran parte quelle di adesso, sta emergendo dalle dichiarazioni del figlio di Ciancimino, dalle denunce incessanti di quel piccolo grande uomo che è il fratello di Borsellino, Salvatore, dal processo a Marcello Dell'Utri in corso a Palermo.

I servizi segreti trattavano con la mafia, Totò Riina dettò le condizioni della pace tra Stato e mafia in un papello, una pace tra Stati conniventi. A ognuno il suo.

La verità verrà fuori, la luce della vita e della morte di Borsellino è troppo potente per impedirlo. Paolo Borsellino ha spiegato in una delle sue ultime interviste l'equivoco di fondo della politica italiana. Il politico colluso, amico, referente, compare di affari, testimone di nozze di un criminale non ha bisogno di una condanna per uscire dalla vita pubblica.

I partiti non devono "soltanto essere onesti, ma apparire onesti". E oggi abbiamo uno psiconano per presidente del Consiglio che proclama eroe Mangano, un mafioso che viveva a casa sua e portava a scuola i suoi figli e il fondatore di Forza Italia condannato in primo grado a nove anni per relazioni con la mafia...

Lezione di Paolo Borsellino, Bassano del Grappa, 26 gennaio 1989:
"L'equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino a un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l'organizzazione mafiosa, però la magistratura non l'ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. Eh no! Questo discorso non va perchè la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire che ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire che quest'uomo è mafioso.

Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, cioè i consigli comunali, o quello che sia, dovevano già trarre le dovute conseguenze da queste vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.

Questi giudizi non sono stati tratti perchè ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza. Si dice: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto... ma dimmi un poco... tu non ne conosci gente disonesta che non è mai stata condannata perchè non ci sono le prove per condannarla? C'è il forte sospetto che dovrebbe, quanto meno, indurre i partiti a fare grossa pulizia, a non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi e fatti inquientanti...".

2 - DOPO DICIASSETTE ANNI DI SILENZIO TOTALE RIINA ESCE ALLO SCOPERTO: "L´HANNO AMMAZZATO LORO"
Attilio Bolzoni-Francesco Viviano per La Repubblica

Totò Riina, l´uomo delle stragi mafiose, per la prima volta parla delle stragi mafiose. Sull´uccisione di Paolo Borsellino dice: «L´ammazzarono loro». E poi - riferendosi agli uomini dello Stato - aggiunge: «Non guardate sempre e solo me, guardatevi dentro anche voi».

Dopo diciassette anni di silenzio totale il capo dei capi di Cosa Nostra esce allo scoperto. Riina lo fa ad appena due giorni dalla svolta delle indagini sui massacri siciliani - il patto fra cosche e servizi segreti che i magistrati della procura di Caltanissetta stanno esplorando. Ha incaricato il suo avvocato di far sapere all´esterno quale è il suo pensiero sugli attentati avvenuti in Sicilia nel 1992, su quelli avvenuti in Italia nel 1993.

Una mossa a sorpresa del vecchio Padrino di Corleone che non aveva mai aperto bocca su niente e nessuno fin dal giorno della sua cattura, il 15 gennaio del 1993. Un´«uscita» clamorosa sull´affaire stragi, che da certi indizi non sembrano più solo di mafia ma anche di Stato.

attentato via d'amelioattentato via d'amelio

Ecco quello che ci ha raccontato ieri sera l´avvocato Luca Cianferoni, fiorentino, da dodici anni legale di Totò Riina, da quando il più spietato mafioso della storia di Cosa Nostra è imputato non solo per Capaci e via Mariano D´Amelio, ma anche per le bombe di Firenze, Milano e Roma.

Avvocato, quali sono le esatte parole pronunciate da Totò Riina? Sono proprio queste: «L´ammazzarono loro»?
«Sì, sono andato a trovarlo al carcere di Opera questa mattina e l´ho trovato che stava leggendo alcuni giornali. Neanche ho fatto in tempo a salutarlo e lui, alludendo al caso Borsellino, mi ha detto quelle parole...L´ammazzarono loro...».

E poi, che altro ha le ha detto Totò Riina?
«Mi ha dato incarico di far sapere fuori, senza messaggi e senza segnali da decifrare, cosa pensa. Lui è stato molto chiaro. Mi ha detto: "Avvocato, dico questo senza chiedere niente, non rivendico niente, non voglio trovare mediazioni con nessuno, non voglio che si pensi ad altro". Insomma, il mio cliente sa che starà in carcere e non vuole niente. Ha solo manifestato il suo pensiero sulla vicenda stragi».

Il giudice Paolo BorsellinoIl giudice Paolo Borsellino

Ma Totò Riina è stato condannato in Cassazione per l´omicidio di Borsellino, per l´omicidio di Falcone, per le stragi in Continente e per decine di altri delitti: che interesse ha a dire soltanto adesso quello che ha detto?
«Io mi limito a riportare le sue parole come mi ha chiesto. Mi ha ripetuto più volte: avvocato parlo sapendo bene che la mia situazione processuale nell´inchiesta Borsellino non cambierà, fra l´altro adesso c´è anche Gaspare Spatuzza che sta collaborando con i magistrati quindi...».

Le ha raccontato altro?
«Abbiamo parlato della trattativa. Riina sostiene che è stato oggetto e non soggetto di quella trattativa di cui tanto si è discusso in questi anni. Lui sostiene che la trattativa è passata sopra di lui, che l´ha fatta Vito Ciancimino per conto suo e per i suoi affari e insieme ai carabinieri: e che lui, Totò Riina, era al di fuori. Non a caso io, come suo difensore, proprio al processo per le stragi di Firenze già quattro anni fa ho chiesto che venisse ascoltato Massimo Ciancimino in aula proprio sulla trattativa. Riina voleva che Ciancimino deponesse, purtroppo la Corte ha respinto la mia istanza».

Totò Riina dietro le sbarreTotò Riina dietro le sbarre

E poi, che altro le ha detto Totò Riina nel carcere di Opera?
«E´ tornato a parlare della vicenda Mancino, come aveva fatto nell´udienza del 24 gennaio 1998. Sempre al processo di Firenze, quel giorno Riina chiese alla Corte di chiedere a Mancino, ai tempi del suo arresto ministro dell´Interno, come fosse a conoscenza - una settimana prima - della sua cattura».

E questo cosa significa, avvocato?
«Significa che per lui sono invenzioni tutte quelle voci secondo le quali sarebbe stato venduto dall´altro boss di Corleone, Bernardo Provenzano. Come suo difensore, ho chiesto al processo di Firenze di sentire come testimone il senatore Mancino, ma la Corte ha respinto anche quest´altra istanza».

Le ha mai detto qualcosa, il suo cliente, sui servizi segreti?
«Spesso, molto spesso mi ha parlato della vicenda di quelli che stavano al castello Utvegio, su a Montepellegrino. Leggendo e rileggendo le carte processuali mi ha trasmesso le sue perplessità, mi ha detto che non ha mai capito perché, dopo l´esplosione dell´autobomba che ha ucciso il procuratore Borsellino, sia sparito tutto il traffico telefonico in entrata e in uscita da Castel Utvegio».

vito e massimo cianciminovito e massimo ciancimino

Insomma, Totò Riina in sostanza cosa pensa delle stragi?
«Pensa che la sua posizione rimarrà quella che è e che è sempre stata, non si sposterà di un millimetro. Ma questa mattina ha voluto dire anche il resto. E cioè: non guardate solo me, guardatevi dentro anche voi».

 

 

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