IMPUTATI A VITA - ABOLITA LA PRESCRIZIONE 30MILA PROCESSI OGNI ANNO NON AVRANNO PIÙ SCADENZA - NEGLI ULTIMI DUE ANNI SONO AUMENTATI DEL 12% I PROCESSI CONCLUSI CON LA PRESCRIZIONE: UNA MEDIA DI UNO SU QUATTRO -  IL PRESIDENTE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE, CESARE MIRABELLI, E’ CONTRARIO: “ELIMINARLA DEL TUTTO SIGNIFICA DIMINUIRE LE GARANZIE PER I CITTADINI. LA COSTITUZIONE DICE CHE LA LEGGE ASSICURA UNA RAGIONEVOLE DURATA DEL PROCESSO…”

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1 - PRESCRIZIONE, RIFORMA AL VIA: 30MILA PROCESSI OGNI ANNO NON AVRANNO PIÙ SCADENZA

Valentina Errante per “il Messaggero”

 

ALFONSO BONAFEDE POLIZIA PENITENZIARIA

Adesso è davvero legge. Esulta Luigi Di Maio e, soprattutto, manifesta tutta la sua soddisfazione il Guardasigilli, Alfonso Bonafede: la prescrizione è stata abolita. E mentre il Pd resta scettico e l'Unione camere penali annunciano battaglia «per arrivare all'abrogazione della legge Bonafede», che sembra non piacere a nessuno se non ai pentastellati, bisogna fare i conti con l'appesantimento del carico di lavoro per i Tribunali: secondo i dati 2018, diffusi dal ministero della Giustizia, sono circa 30mila i processi che, con lo stop dopo il primo grado, rischiano di rimanere aperti senza termine.

 

tribunale

Un numero che potrebbe crescere, se si considerano i procedimenti in corte d'appello. Gli effetti non saranno immediati, dal momento che la norma non è retroattiva. E i tempi sono ancora più lunghi di quanto valutato dal premier Giuseppe Conte: le conseguenze della nuova legge si potranno avvertire nel 2028, visto che la prescrizione, per i reati meno gravi, è attualmente di sette anni.

 

LE CIFRE

Secondo i dati forniti dal ministero della Giustizia, i procedimenti penali prescritti in Corte d'appello e Cassazione, nel 2018, sono stati 29.862. I numeri sono in calo: dal 2016 al 2018 da 136.888 si è passati a 117.367 (-14 per cento). L'imbuto è la Corte d'Appello, dove i processi che si chiudono con la prescrizione negli ultimi due anni sono aumentati del 12 per cento. Una media di un processo su quattro.

 

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A determinare la flessione complessiva, comunque, è il numero dei procedimenti interrotti durante le indagini preliminari (dai 72.840 del 2016 si è passati a 48.735 del 2018). Una cifra che resta comunque molto elevata, perché riguarda quasi il 41 per cento dei procedimenti. La riforma non riguarderà, almeno in primo grado, il 75 per cento dei processi che in questa fase, finora, vengono definiti.

 

E lo stop non avrà gli stessi effetti nei diversi distretti del Paese. Le statistiche, infatti, variano a seconda delle Corti d'Appello. A Milano, Lecce, Palermo, Trieste, Caltanissetta e Trento, durante il secondo grado di giudizio, la percentuale di prescrizioni non raggiunge il 10 per cento. A Venezia e Torino, invece, i giudizi che si interrompono in corte d'Appello superano il 40 per cento dei procedimenti definiti. L'appesantimento potrebbe riguardare anche Catania, che nel 2018 aveva raggiunto il 37,8 per cento di estinzioni per prescrizioni, seguita da Perugia e Roma con il 36 per cento.

 

LE REAZIONI

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«Il primo gennaio del 2020 - commenta Di Maio, in una diretta Facebook - è un giorno importante perché entra finalmente in vigore la legge sulla prescrizione. Prima si perdeva tempo e si riusciva a farla franca, ora se vieni condannato in primo grado la prescrizione non esiste più, devi arrivare a sentenza». Il leader del Movimento Cinquestelle rivela che «Se è saltato il governo ad agosto è anche perché non si voleva approvare la prescrizione» e annuncia la legge per accorciare i tempi del processo. Bonafede, si dice orgoglioso ma anche lui punta a una riforma complessiva: «Adesso dobbiamo metterci al lavoro - ha sottolineato il Guardasigilli - compatti per la riduzione dei tempi del processo perché è giusto che tutti i cittadini abbiamo diritto a un processo che abbia una durata breve e ragionevole nel penale e nel civile».

 

E dopo le critiche arrivate dall'Anm, l'Unione camere penali torna ad annunciare la propria mobilitazione: «Prosegue la battaglia contro l'abolizione della prescrizione». Comincia così la nota con la quale gli avvocati penalisti, presieduti da Gian Domenico Caiazza, comunicano «lo stato di agitazione a sostegno di questa campagna politica che, lungi dall'essersi conclusa, prosegue ora con obiettivi ancora più ambiziosi e determinati».

TRIBUNALE

 

L'attacco a Bonafede è diretto: «Nonostante il prossimo e preannunciato vertice di maggioranza - si legge nella nota - perdura il silenzio del ministro della Giustizia in ordine alla richiesta dei dati statistici su quali siano i reati che ogni anno si prescrivono, fino ad oggi non a caso sistematicamente nascosti alla pubblica opinione». Gli avvocati paventano un ricorso giurisdizionale e ribadiscono il proprio sostegno al progetto di legge Costa (Forza Italia) per l'abrogazione di quella che definiscono «la controriforma Bonafede della prescrizione». L'obiettivo è il referendum.

 

2 - «LEGGE CHE VA CONTRO LA COSTITUZIONE COSÌ SI VIOLA LA RAGIONEVOLE DURATA»

Barbara Acquaviti per “il Messaggero”

 

Cesare Mirabelli

La legge che prevede lo stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio «va contro i principi costituzionali per più di una ragione» a cominciare dall'assunto che «l'esercizio del potere punitivo dello Stato non può essere indefinito nel tempo».

 

Il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, sottolinea più di una volta il concetto di «ragionevole durata» inserito nella Carta dai padri costituenti. A suo giudizio presidente è anche «irragionevole» pensare che «se lo Stato non riesce a rispettare i tempi dei processi, per evitare che ci sia la prescrizione, decida di eliminarla», anche perché «c'è un altro principio costituzionale per il quale l'imputato non è considerato colpevole fino alla sentenza definitiva».

 

luigi di maio guarda fuori camera

Insomma, presidente, lei è d'accordo sulla diagnosi della malattia ma non sulla cura scelta?

«Esattamente. Mi pare ci sia un impegno forte di tutte le forze politiche di governo a ricondurre i processi, e quelli penali in particolare, a una ragionevole durata. Ma, paradossalmente, se questo è l'impegno diventa inutile proprio la norma che ferma la prescrizione».

 

Quindi la considera una legge sbagliata a prescindere dagli interventi che si posso fare sulla riforma della giustizia?

«Ci possono essere altri strumenti che sterilizzano alcuni tempi del processo o dell'impugnazione ai fini del calcolo della prescrizione, ma sempre in un ambito di ragionevolezza. Eliminarla del tutto significa diminuire le garanzie per i cittadini, non accrescerle».

 

Quali altri strumenti ci possono essere?

magistrato 1

«Ricordo che la Costituzione dice che la legge assicura una ragionevole durata del processo, non è una previsione generica. Questo vuole dire che è un dovere assicurare per ogni processo questo risultato. E durata ragionevole vuol dire processi che si concludano in tempi brevi e certi e che non diano luogo possibilmente alla prescrizione. La prescrizione dovrebbe essere l'ultimo rimedio. C'è poi un altro aspetto».

 

Quale?

«Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Ma si può parlare di rieducazione del condannato quando l'accertamento del fatto avviene dopo un numero enorme di anni rispetto a quando l'atto è stato compiuto?»

 

C'è anche il rischio che si annulli la differenza tra reati più o meno gravi?

«Certo, ci sono reati molto gravi, come i crimini contro l'umanità, per cui la prescrizione non c'è, ma anche altri per cui è di così lunga durata da consentire di svolgere in maniera ampia il processo e arrivare all'accertamento dei fatti. Toglierla totalmente, di certo assimila situazioni che sono molto diverse e questo è un altro aspetto di dubbia legittimità costituzionale».

 

Pensa che la controproposta del Pd possa essere utile per mitigare gli effetti dello stop alla prescrizione?

magistrato

«Quella proposta ha una logica, nel senso che salvaguarda il principio costituzionale e prende atto di alcune difficoltà che ci possono essere nella celebrazione dei diversi gradi di giudizio, sospendendo la prescrizione in quel lasso di tempo. Questo rientra nella discrezionale valutazione del legislatore nel determinare i tempi della prescrizione in un ambito di ragionevolezza. Del resto, possibilità di sospensione ce ne sono già se, per esempio, l'allungamento dipende da condotte dilatorie».

 

Il ministro della Giustizia Bonafede esulta per l'entrata in vigore di questa riforma che piace a molti magistrati ma per niente agli avvocati. Crede che la sua sia una posizione sbilanciata?

«Non leggerei la questione come una partita tra magistrati e avvocati. Qui c'è un interesse dello Stato a punire i colpevoli, e a farlo con un giusto processo, e il diritto dei cittadini a non essere sottoposti a giudizio senza limiti di tempo».