ISIS DELL’ORRORE - RAMADI: PER LE STRADE I CORPI MUTILATI DI 500 MORTI, IN FUGA 8MILA CIVILI – MILIZIANI SCIITI PRONTI ALLA CONTROFFENSIVA – AL BAGHDADI: “DOPO RAMADI, LIBEREREMO BAGHDAD E KARBALA” (VIDEO)

Tra detriti, macchine in fiamme e pozze di sangue, i corpi appartengono a quelle 500 persone, tra forze armate e civili iracheni, che sono morte mentre cercavano di difendere la città. Tra questi alcuni sono morti carbonizzati, altri sono stati gettati nel fiume Eufrate, altri ancora abbandonati lì per le vie…

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VIDEO – FORZE IRACHENE A RAMADI

 

 

Da http://www.dailymail.co.uk

 

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Dopo la presa del capoluogo di Ramadi, i militanti dello Stato Islamico hanno voluto lasciare un segno deciso per le strade della città. Così hanno disseminato centinaia di corpi mutilati in ogni angolo, piazza, via e hanno diffuso le immagini per mostrare al mondo di cosa sono ancora capaci.

 

Tra detriti, macchine in fiamme e pozze di sangue, i corpi appartengono a quelle 500 persone, tra forze armate e civili iracheni, che sono morte mentre cercavano di difendere la città. Tra questi alcuni sono morti carbonizzati, altri sono stati gettati nel fiume Eufrate, altri ancora abbandonati lì per le vie di Ramadi per lanciare un messaggio chiaro e deciso.

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RAMADI: 500 MORTI, IN FUGA 8MILA CIVILI

 

Da http://www.corriere.it

 

Sono almeno tremila i miliziani sciiti delle Unità di mobilitazione popolare, o Hashd al-Shaabi, arrivati nella provincia di al-Anbar per liberare il capoluogo provinciale di Ramadi, caduto ieri nelle mani dei jihadisti dello Stato Islamico (Is). Lo annuncia in un comunicato il Consiglio provinciale di al-Anbar. “Circa tremila uomini armati di Hashd al-Shaabi sono arrivati dalla provincia di Babel e sono stati dispiegati alla base militare di Habaniya a circa 30 chilometri da Ramadi”, si legge nel comunicato. Secondo il governo locale, i miliziani sono ben armati e “hanno una grande capacità militare” per combattere l’Is, che controlla il 90 per cento della provincia di al-Anbar. Ad aprile fonti ufficiali sciite avevano annunciato che almeno 60mila dei membri di Hashd al-Shaabi erano pronti a combattere a fianco delle forze della sicurezza irachena per espellere l’Is dalle province di Anbar e Mosul.

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Il ministro

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Il governo iracheno non ha intenzione di lasciare nelle mani dei jihadisti dello Stato Islamico (Is) il capoluogo della provincia di al-Anbar, nell’Iraq occidentale, caduta domenica dopo due giorni di combattimenti nelle strade e nonostante il supporto di una ventina di incursioni aeree, condotte dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti. Negli scontri sono morte circa 500 persone, mentre ottomila sono state costrette a fuggire. Le milizie sciite sostenute dall’Iran hanno avuto un ruolo determinante nella riconquista di Tikrit, nel nord dell’Iraq, dalle mani dell’Isis due mesi fa. Una volta entrate nella città che ha dato i natali a Saddam Hussein, però, queste milizie sciite sono state accusate di crimini efferati e saccheggi. L’invio di milizie sciite sostenute dall’Iran a Ramadi coincide con la visita a Baghdad del ministro della Difesa di Teheran Hossein Dehghan per colloqui con la sua controparte irachena, Khaled al-Obeidi.

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Sconfitta

La caduta di Ramadi rappresenta la peggiore sconfitta militare sofferta dal governo iracheno, da quando la scorsa estate è cominciata l’offensiva dei miliziani dello Stato islamico. Gli ottomila in fuga vanno ad aggiungersi all’esodo dello scorso aprile, quando 114mila civili abbandonarono Ramadi e i villaggi circostanti per sfuggire alle violenze.

 

Il messaggio

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Nel frattempo un audio messaggio attribuito al leader dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, è stato diffuso in rete: “Dopo Ramadi, libereremo Baghdad e Karbala!”, la città santa sciita irachena, dice la voce nell’audio. Non ne è stata verificata l’autenticità, ma la voce attribuita a Baghdadi fa riferimento alle «vittorie ad Anbar», regione con capoluogo Ramadi.

Il fronte siriano

 

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Il fronte siriano

E non si fermano le violenze in Siria, a Palmira, dove sette persone, tra le quali due bambini, sono rimasti uccisi oggi in un bombardamento dell’Isis. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). I combattimenti tra lealisti e jihadisti proseguono intorno alla città, con bombardamenti compiuti dall’aviazione del regime. Negli scontri è rimasto ucciso anche un generale siriano.

 

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