“BASTA AVERE PAURA DI SALVINI”, DI MAIO ALZA LA TESTA E CONFIDA NELLA SPONDA DI MATTARELLA: "NON PERMETTERÀ ELEZIONI ANTICIPATE, È QUESTA LA NOSTRA ASSICURAZIONE SULLA VITA. ED È PER QUESTO CHE DA ADESSO IN POI NON SAREMO PIÙ COSÌ TOLLERANTI CON IL LEADER LEGHISTA” – IL CARROCCIo VALE SOLO IL 17 PER CENTO"

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Ilario Lombardo per la Stampa

 

conte di maio salvini conte di maio salvini

La fase due del M5S al governo nasce, agli occhi di Di Maio, da una convinzione: «Salvini sa bene che al voto non torneremo. Mattarella non lo permetterebbe. È questa la nostra assicurazione sulla vita. Ed è per questo che da adesso in poi non saremo più così tolleranti con lui».

 

È come un' illuminazione per i grillini che ora si sentono le spalle più coperte: «La Lega è al 33 per cento nei sondaggi? Ma in parlamento resta al 17 per cento e tanto vale. È qui il nostro potere contrattuale». Aver attaccato la magistratura in quel modo scomposto, con quel video senza pudore istituzionale, è oltre il confine permesso ai 5 Stelle, per la loro storia. Subito dopo lo show anti-pm di Salvini, venerdì, Di Maio viene subissato di telefonate, i 5 Stelle sono allibiti, in tanti si sfogano sui social e nelle chat, altri restano in attesa di un segnale dei vertici, raggelati dall' imbarazzo.

 

SALVINI DI MAIO SALVINI DI MAIO

Alcuni magistrati contattano il ministro della Giustizia Bonafede che vuole subito uscire con una nota dura, definitiva. Lo frenano Di Maio e il premier Giuseppe Conte. La successiva telefonata di Di Maio a Salvini (smentita da quest' ultimo) è storia nota. Meno lo è cosa è successo in quelle ore tra i 5 Stelle, qualcosa che ha portato al dietrofront di Salvini e che potrebbe imprimere una svolta ai rapporti di governo. Ci sono contatti con il Quirinale. E ci sono lunghe telefonate tra i ministri grillini, in cui si riprende il filo di riflessioni interrotte in precedenti riunioni, successive al caso della nave Diciotti.

 

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

Anche Davide Casaleggio ne è informato. I sondaggi premiano Salvini, e creano uno stato di soggezione nei 5 Stelle, imbrigliati in un complesso di inferiorità che ne impoverisce l' iniziativa. Una gabbia che diventa sempre più soffocante per Di Maio. Che non fa nulla, fino a quando Salvini non si scatena contro le toghe: «Non basta più che gli facciamo presente privatamente che non siamo d' accordo». E non bastano più le telefonate ferme e gentili anche di Conte. «Se continuiamo così, a non prendere esplicitamente le distanze, i giornali continueranno a dire che siamo succubi».

 

salvini di maio salvini di maio

La telefonata a Salvini non è sufficiente. E così appena sveglio, Di Maio prepara un intervento su Facebook. Le pressioni della base, ma anche di parlamentari di cui si fida, dei ministri e sottosegretari a lui più legati, convincono il capo politico ad agire subito. «Ora basta, ora entriamo in una fase nuova» ripete con i suoi consiglieri. Soffocare le tensioni interne, addomesticarle, in nome della coesione del governo, ha dato solo più fiato a Salvini e più margini d' azione per la sua eterna campagna elettorale. I 5 Stelle sembrano volersi liberare dei timori che li hanno frenati fino ad ora, di quella paura di Di Maio, comprovata da sondaggi sul sentiment online, che andare contro Salvini voglia dire andare contro l' opinione pubblica. E di quel pensiero opprimente che il leader del Carroccio prima o poi voglia passare all' incasso.

MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA

 

«Non sarà così automatico con Mattarella». I 5 Stelle dicono di aver imparato la lezione nei tre mesi di consultazioni prima della nascita del governo giallo-verde, quando gli schemi cambiarono velocemente.

 

Certo le formule possibili sarebbero indigeste: «Andare col Pd sarebbe un suicidio politico per noi» ragiona Di Maio, ma «anche i cittadini non vorrebbero tornare al voto». Meglio stare insieme alla Lega, allora, ma con regole nuove. E alcuni paletti certi: il reddito di cittadinanza e il decreto anticorruzione su cui il M5S non vuole grane dai leghisti. Non solo: anche sulla pace fiscale i 5 Stelle sono pronti a un chiarimento: «Se si trasforma in un condono, in una legge anti-evasori noi non ci stiamo». Salvini è avvisato. L' immigrazione è un conto, perché è vero che una grossa fetta di Paese che si riconosce nei 5 Stelle è d' accordo con leghista, altro è una certa idea di legalità, il totem del M5S.

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