“FRANCESCHINI MI HA DETTO: QUALE DEMOCRISTIANO VUOI ESSERE?” – RENZI RACCONTA LA CONVERSAZIONE AVUTA NEI GIORNI CALDI DELLA CRISI CON “SU-DARIO” DA LUI DEFINITO IN MODO CAUSTICO “UN AUTOREVOLE SHERPA DEL PD” - “FRANCESCHINI MI HA DETTO: 'MATTEO, TU DEVI DECIDERE SE ESSERE COME NOI DELLA SINISTRA DC,  CHE TUTTE LE VOLTE CHE C'ERA DA TAGLIARE LA TESTA ALLA FINE CI FERMAVAMO. OPPURE SE VUOI ESSERE COME ANDREOTTI, CHE…" - IL DIALOGO CON VIOLANTE SUL POTERE, L’ISPIRAZIONE DI MACHIAVELLI E LA SVOLTA “INTERESSANTISSIMA” DI SALVINI…

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Silvia Bignami per bologna.repubblica.it

 

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"La crisi del governo Conte? Mi sono ispirato a Machiavelli...". Lo confessa con una battuta Matteo Renzi, partecipando con Luciano Violante alla presentazione online del libro dell'ex magistrato ed ex presidente della Camera "Insegna Creonte. Tre errori nell'esercizio del potere", edito da Il Mulino, che ospita l'incontro tra il leader di Italia Viva e l'autore.

 

A pungolarlo è il moderatore Pietrangelo Buttafuoco, che all'ex premier chiede se nel provocare la caduta del governo Conte, che ha aperto la strada a Mario Draghi, Renzi si fosse sentito più Niccolò Machiavelli o Tommaso Moro. Il leader di Italia Viva non ci pensa un attimo: "Nel caso mio, per quel che riguarda come ho gestito questa fase, c'è stato molto più Macchiavelli che Moro. Diciamo che in entrambe le mie ultime iniziative politiche grosse, quella del 2019  e quella di questi giorni, l'ispirazione è stata molto più machiavellica".

FRANCESCHINI RENZI FRANCESCHINI RENZI

 

Parole che arrivano in una lunga chiacchierata sugli errori del potere, a partire dalla tragedia greca fino ai giorni nostri, in cui Renzi non si sottrae dal raccontare alcuni retroscena sulla crisi di questi giorni. Nel dire di "non sentirsi erede di nessuno, al massimo successore di troppi", Renzi racconta ad esempio la conversazione avuta la scorsa settimana con Dario Franceschini, definito inizialmente dall'ex premier "un autorevole sherpa del Pd".

 

"Dario mi ha detto: 'Matteo, tu devi decidere se essere come noi della sinistra Dc,  che tutte le volte che c'era da tagliare la testa alla fine ci fermavamo. Oppure se vuoi essere come Andreotti, che alla fine la testa la tagliava davvero, e chi s'è visto s'è visto".

FRANCESCHINI RENZI GENTILONI FRANCESCHINI RENZI GENTILONI

 

Una "civetteria", la definisce lo stesso Renzi, che si sofferma poi sulle evoluzioni delle ultime ore della crisi di governo. Dal fatto che "si sta andando verso un governo istituzionale, con una maggioranza ampia, e non politico", alla "interessantissima svolta di Matteo Salvini di questa mattina, che nei partiti tradizionali non sarebbe stata possibile". E che la dice lunga su questa legislatura "iniziata con la vittoria delle forze più antieuropeiste e destinata a finire probabilmente con Mario Draghi presidente del Consiglio".

RENZI FRANCESCHINI E LE STATUE COPERTE AI MUSEI CAPITOLINI RENZI FRANCESCHINI E LE STATUE COPERTE AI MUSEI CAPITOLINI

 

Sulle domande di Buttafuoco, si discute anche del "rispetto", "unica vera regola della politica" spiega Violante raccontando il suo libro. Un tema sul quale anche Renzi si sofferma: "Rispettare, etimologicamente, significa 'guardare a fondo, guardare per bene'. Noi non siamo abituati a farlo: i selfie hanno sostituito il guardarsi. Noi siamo pieni di occasioni in cui ci facciamo selfie, ma non ci sono tante occasioni in cui ci guardiamo, in cui ci 'rispettiamo' appunto".

 

andreotti andreotti

Parlando di errori - tre quelli di Creonte: aprire un conflitto senza saperlo governare, sottovalutare l'avversario e sopravvalutare se stessi, e fare della propria personalità un presupposto di onnipotenza - Renzi si sofferma sulla parte del libro di Violante in cui si parla degli sbagli commessi sul referendum costituzionale perso a dicembre 2016: "Io credo che il mio errore più grande non sia stata la  personalizzazione - dice il leader di Iv -, ma l'arroganza, la ubris, di pensare che non dovessi soltanto vincere, ma anche di vincere con una certa percentuale di affluenza. Questo è stato l'errore più clamoroso, perché  ho lavorato perché crescesse la partecipazione e ho costruito, io stesso, la mia sconfitta".

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