“MANGIARE UN CROISSANT? SÌ, SI PUÒ. E ANCHE DIRE BAR E MADE IN ITALY" – RONCONE E LO STREPITOSO BOTTA E RISPOSTA CON IL “GABBIANO” DI FRATELLI D’ITALIA FABIO RAMPELLI, ARCI-NEMICO DELLA MELONI, CHE HA PROPOSTO UNA LEGGE PER DISINCENTIVARE I TERMINI STRANIERI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – “LA PREMIER ERA INFORMATA? NO, MA TUTELARE L’ITALIANO NON È AUTARCHIA” – E ALLA DOMANDA SUI RAPPORTI CON IL MINISTRO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA CON CUI NON SONO PROPRIO IN CORDIALITÀ, RAMPELLONE RISPONDE....


Estratto dell'articolo di Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera

 

rampelli meloni

«Tutelare l’italiano non è autarchia. Mangiare un croissant? Sì, si può»

Qui si prova a sentire Fabio Rampelli (il sabato pomeriggio, per Fratelli d’Italia, è già quello che è; Ignazio La Russa sta per chiedere scusa: i tedeschi uccisi in via Rasella dai partigiani erano nazisti, e non «una banda musicale di semi-pensionati»).

 

(...)

Giura che potremo continuare a dire «bar», e non per forza «caffè» («Anche se il bar più famoso di Roma è l’“Antico Caffè Greco”»). I cocktail restano cocktail: e non torneranno ad essere «bevanda arlecchina». Saremo ancora liberi di «flirtare», e non «fiorellare» (altro termine che Benito Mussolini impose agli italiani, quando — a partire dai primi mesi del 1923 — decise di vietare le parole straniere: infatti il Duce, con Claretta Petacci, come è noto, fiorellava).

GIORGIA MELONI E FABIO RAMPELLI

 

Rampelli, vicepresidente della Camera, e storico esponente di FdI, spiega che la sua proposta di legge, messa a punto per disincentivare i termini stranieri usati al posto dell’italiano, vale solo ed esclusivamente per la pubblica amministrazione (con sanzioni previste da 5 a 100 mila euro). Però poi vedremo che pure Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del «Made in Italy», comunque, la scampa.

 

Alla domanda su Urso, in effetti, Rampelli ha risposto bruscamente. Nervoso? Abbastanza. Ma quel nervosismo da nervo scoperto, ecco. Un po’ sindrome da accerchiamento. E un po’ ansia tipo: non voglio infilarmi in altri casini, non voglio, non voglio. Perché la sensazione è che i Fratelli comincino a sentirsi addosso lo sguardo severo di Giorgia Meloni, la capa. Non proprio di buon umore (eufemismo) quando li vede costretti a smentire, precisare, scusarsi.

 

Certo: Rampelli è Rampelli.

guido crosetto fabio rampelli ignazio la russa sergio mattarella giorgia meloni

Quello che Giorgia la incontra appena quattordicenne, ragazzina in bomberino e scarponcini Dr Martens con la passione per la politica, che comincia a fare politica nella sezione del Msi dove lui è segretario e guida un laboratorio di idee e militanza pop, stanzoni bui e umidi ricavati da una catacomba (solo a Roma, eh) dentro la pancia di Colle Oppio, grandioso panorama sul Colosseo e su una dimensione nuova e affascinante di destra: Rampelli tratteggia e indirizza schemi sociali e culturali inediti, già all’epoca di stampo ecologista, tra robuste dosi di situazionismo e visionarie sfumature tolkeniane.

 

rampelli meloni la russa

Poi Giorgia è diventata Giorgia e lui — 62 anni, alla parete una laurea in architettura, le medaglie da azzurro di nuoto e tutt’ora un fisicaccio massiccio, un capoccione pelato, solo il mento un po’ troppo morbido — è stato a lungo l’uomo forte, di consenso, tessere e riconosciuta autorevolezza, della piazza destrorsa romana. Compiendo un percorso tondo e attraversando le esperienze di An e Pdl, per poi essere tra i fondatori di FdI. Adesso, risponde al telefono con il suo consueto garbo.

 

«È per un’intervista?».

No. È anche meno di un colloquio. Solo per capire se la domenica mattina possiamo ancora mangiarci, tranquillamente, un croissant.

«Mangi, sereno, il suo croissant. La proposta di legge per tutelare la lingua italiana interessa soltanto gli enti pubblici e privati».

 

fabio rampelli

Come nasce questa legge?

«Nasce da due considerazioni. La prima: i cittadini hanno diritto alla comprensione. Se non c’è, non c’è democrazia. Secondo: è evidente che i processi di globalizzazione mettono a rischio, quasi ovunque, le lingue madri».

 

(...) le leggi devono essere facilmente interpretabili. A patto di non contenere forestierismi».

 

Urso, guidando il dicastero del Made in Italy, che multa rischia?

«E no… Così è impossibile! Lei è inquisitorio…».

 

Onorevole, ve lo siete inventati voi il ministero del Made in Italy. Non so, magari basta cambiargli nome.

«Uff… Scusi, è evidente: dalle sanzioni è escluso chiunque, rappresentando gli interessi economici dell’Italia all’estero, è costretto a usare termini stranieri… Nella mia testa non c’è una legge autarchica. Non voglio italianizzare le parole straniere. Ma se c’è un corrispettivo, beh, si deve usare. Mi sembra semplice. E invece voi avete sempre quel certo pensiero sospetto, come se noi volessimo guardare indietro…».

crosetto alemanno meloni la russa rampelli

 

(…)

 

La premier Meloni era informata di questa sua legge?

«No. Mica le deve vagliare tutte. Io, poi, se decido di presentare una legge, la presento. Punto».

 

(Qui eravamo ai saluti. Ma irresistibile, inevitabile un’ultima domanda: visto che Rampelli è stato clamorosamente escluso da qualsiasi incarico di governo e tagliato fuori dalla corsa a sindaco di Roma e alla poltrona della Regione Lazio).

Ancora una cosa: come vanno i rapporti con il potente ministro Francesco Lollobrigida?

«Perché?».

 

Gira voce che non siate in cordialità.

«Chieda a lui».

fabrizio roncone a l aria che tira
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA RISPONDE A UNA GIORNALISTA DI PIAZZA PULITA