“IL PAESE NON È FERMO, È TEMPO DI COSTRUIRE IL FUTURO” – IL DISCORSO DI SERGIO MATTARELLA PER IL 2 GIUGNO: “LA STORIA DELLA REPUBBLICA È LA SOMMA DI INFINITE MICROSTORIE, SCRITTE DA DONNE E UOMINI CON LE LORO VITE IN 75 ANNI” – IL RICHIAMO ALL’UNITÀ E LA STRIGLIATA AI PARTITI: “QUALCUNO A VOLTE MANIFESTA L’IMPRESSIONE CHE QUELLO SPIRITO SIA ANDATO SMARRITO, IMBRIGLIATO DA INERZIE E PIGRIZIE, BLOCCATO DA RENDITE DI POSIZIONE E DALL’ILLUSIONE DI POTER SOPRAVVIVERE SEGUENDO LA LOGICA EMERGENZIALE DEL GIORNO PER GIORNO, MA…” – VIDEO: LA CITAZIONE DI DE GREGORI

-


 

Il discorso integrale del Capo dello Stato: 

https://www.corriere.it/politica/21_giugno_02/discorso-integrale-mattarella-festa-repubblica-14082734-c3be-11eb-9651-e9e5e7dd2e3d.shtml

 

sergio mattarella mario draghi festa della repubblica 2021

Marzio Breda per www.corriere.it

 

«La storia della Repubblica è la somma di infinite microstorie, scritte da donne e uomini con le loro vite in questi 75 anni. Ed è «la storia di una democrazia ben radicata e di successo». Lo dimostra il fatto che anche oggi, mentre stiamo attraversando l’ultima (così si spera) coda della pandemia, «il Paese non è fermo… è tempo di costruire il futuro».

 

Ha un taglio pedagogico tutt’altro che stucchevole e moraleggiante il discorso che Sergio Mattarella indirizza agli italiani per il 2 giugno. Parla, tenendosi sul piano dei valori e dunque chiamandosi fuori dalle tensioni e dai giochi sul Quirinale, in una ricorrenza che sembra da tempo raffreddata.

 

sergio mattarella all altare della patria 2 giugno 2021

E sceglie di farlo, per rilanciarla, con una formula espressiva semplice e quasi colloquiale. Che mira ad aprire un dialogo in particolare con i giovani, che magari non hanno una precisa cognizione di cosa questa festa davvero rappresenti.

 

Le celebrazioni all’Altare della Patria: «Si apre una stagione di rilancio e rinascita»

Parte dalle basi, il presidente. Cioè dal referendum che 1946 cancellò la monarchia e dalla stagione costituente venuta subito dopo e dalle istituzioni, leggi e organizzazione.

 

sergio mattarella all altare della patria 2 giugno 2021

Ma presto si concentra su «valori, sentimenti, impegno, laboriosità» che ogni cittadino ha speso da allora ad oggi, in Italia, «colmando vuoti, dando senso e traducendo in atti concreti parole come dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà». Vale a dire «le idee fondanti della Repubblica e di una Costituzione viva, che si invera ogni giorno nei comportamenti, nelle scelte, nell’assunzione di responsabilità dei cittadini, a tutti i livelli e in qualunque ruolo».

 

L’allusione è a quel che si potrebbe definire lo Stato-comunità, insomma. Così, nella logica per cui «lo Stato siamo noi», come cantava in un celebre brano Francesco De Gregori — non a caso citato nel discorso — Mattarella lega la spiegazione dei concetti potenzialmente complessi, come quello di democrazia, alle vicende anche minute di un popolo. Evoca dunque l’alternarsi di stagioni felici e di crescita (come quella del miracolo economico) a fasi buie (come quella del terrorismo rosso e nero, nelle quali «lo Stato ha prevalso con gli strumenti del diritto»).

SERGIO MATTARELLA MEJO DI BERNIE SANDERS

 

Tutto si tiene, nel suo ragionamento, ben oltre lo schema degli astratti princìpi. Le battaglie per la «legalità», e quindi «l’impegno contro le mafie», e lo spirito di «solidarietà», che cominciammo a vedere fin dall’alluvione del Polesine, nel 1951, con 100 morti e 180 mila sfollati accolti ovunque nel Paese. Uno spirito che si è riaffacciato spesso, con le intermittenti alluvioni, terremoti e catastrofi naturali. Senza contare il peso che hanno avuto le riforme sociali, e non solo, messe in cantiere negli anni Cinquanta e Sessanta e che ci hanno reso un Paese moderno.

sergio mattarella all altare della patria 2 giugno 2021

 

È un lungo percorso, quello che la Repubblica ha compiuto e che il capo dello Stato illustra. Lo dimostra anche la fatica di realizzare il principio d’uguaglianza, «pilastro della Carta costituzionale», ancora da realizzare pienamente, specie pensando alla «condizione femminile». E qui l’elenco delle donne di cui gli pare doveroso dare testimonianza è lungo: da Lina Merlin a Nilde Jotti, da Liliana Segre a Luana D’Orazio a Samanta Cristoforetti…

 

Ecco il punto politico di ciò che è diventata la Repubblica in questa «impresa collettiva» cominciata 75 anni fa. Ammette che sì, «qualcuno a volte manifesta l’impressione che quello spirito, che animò i costruttori di allora, sia andato smarrito.

sergio mattarella lorenzo guerini enzo vecciarelli 2 giugno 2021

 

Che il Paese si sia fermato, imbrigliato da inerzie e pigrizie, bloccato da rendite di posizione e dall’illusione di poter sopravvivere seguendo la logica emergenziale del giorno per giorno». Ma non è così, segnala Mattarella, facendo professione di ragionato ottimismo anche considerando il legame con l’Unione europea. «Il Paese non è fermo… il cambiamento è già in atto, ed è veloce». E, quel che più conta, «la Repubblica possiede valori e risorse per affrontare le sfide che ci stanno davanti a viso aperto».