“SINISTRA E GIORNALI NON ASPETTANO ALTRO CHE FARMI FARE UNA PESSIMA FIGURA ALL'ESTERO, PER AZZOPPARMI” – GIORGIA MELONI SI SENTE ACCERCHIATA DOPO LA CONFERMA DI DELMASTRO ACCUSATO DI AVER PASSATO INFORMAZIONI SENSIBILI SUL CASO COSPITO AL SUO COINQUILINO DONZELLI E DENUNCIA UN “ACCANIMENTO” CONTRO DI LEI - TRA GLI ALLEATI PREVALE UN GELIDO SILENZIO. FORZA ITALIA E LEGA TEMONO LA POLARIZZAZIONE TRA FRATELLI D'ITALIA E PD CHE TOGLIEREBBE LORO SPAZIO E ATTACCANO: “SI È PERSA UN'ALTRA SETTIMANA. ABBIAMO ANNUNCIATO MOLTE COSE MA SI VEDE BEN POCO..”- IL GIALLO DELLA CONFERENZA
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per la Stampa
Giorgia Meloni sapeva che a Berlino, dopo giorni di silenzio, a quella domanda non sarebbe più potuta sfuggire. Eppure, appena scende il gradino del podio, dove fino a un attimo prima è rimasta accanto a Olaf Scholz e si dirige verso l'auto che la porterà all'aeroporto, non trattiene lo sfogo: «Lo hanno fatto apposta, potevano risparmiarsi questa domanda qui. E invece non aspettano altro che farmi fare una pessima figura all'estero, per azzopparmi». La frase ci viene riportata da una persona che era sull'aereo con lei durante il ritorno a Roma. Ed è una considerazione condivisa da tutti i suoi uomini più fidati.
Il contesto del bilaterale con il cancelliere tedesco, insomma, secondo la premier avrebbe dovuto spingere i giornalisti a limitarsi solo alle questioni internazionali.
Era la prima volta che Meloni appariva di fronte alla stampa italiana dopo i giorni di furia sul caso che ha coinvolto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli. In Italia la tensione è al massimo livello. Gli anarchici scendono in piazza urlando il nome di Alfredo Cospito, in sciopero della fame contro il 41 bis. E i due guardiani del melonismo divulgano documenti sensibili, su conversazioni tra Cospito e altri detenuti per mafia, con l'obiettivo esplicito di sostenere la tesi politica del vassallaggio del Pd verso mafiosi e anarchici.
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È convinta che ci sia «un accanimento». Studiato per colpirla nella credibilità che sta provando a costruirsi con i partner in Europa. È quello che dovrebbe ripetere anche oggi, dal palco dell'auditorium della Conciliazione a Roma, quando per la prima volta si ritroverà accanto Berlusconi e Salvini, per tirare la volata elettorale nel Lazio a Francesco Rocca.
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Tanto che non ha ancora confermato una data per la conferenza con l'associazione della stampa estera in Italia. Meloni continua a rinviarla. L'ultima volta è stato a fine gennaio, quando aveva mandato a trattare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Proprio in quei giorni emergono le lamentele dei corrispondenti stranieri, le accuse per la mancanza di trasparenza a Palazzo Chigi.
E spunta un sospetto: che Meloni non voglia buttarsi senza rete, e voglia sapere in anticipo le domande. Come il suo staff aveva chiesto durante la campagna elettorale. Una pretesa che la scorsa estate ha un po' sorpreso i rappresentanti dei giornali stranieri. Le domande - le era stato risposto - non si concordano prima. Ma anche con la stampa italiana, in generale, i rapporti sono complicati. Dal 20 novembre scorso Meloni ha partecipato a una sola conferenza. Quella che tradizionalmente i premier tengono a fine anno. Non c'è stato altro, se non un incontro a margine del vertice con il presidente algerino e rapide dichiarazioni al termine di un bilaterale con altri leader. La premier preferisce usare i video con l'agendina sui social o le lettere. Più facile, più diretta. E non ci sono domande a cui dover rispondere.
LA REAZIONE DEGLI ALLEATI
Estratti dell'articolo di Francesco Grignetti per la Stampa
Un rumoroso gelido silenzio. Ecco come il resto della coalizione di destra-centro ha accolto la lettera di Giorgia Meloni. Si esprime solo Matteo Salvini, e con palese fastidio: «Non mi ha appassionato il dibattito Donzelli-Serracchiani. Visto che c'è di mezzo la violenza e qualcuno tira in ballo mafia e terrorismo, servono calma, tranquillità, serenità».
Dietro le quinte, l'umore degli alleati non è dei migliori.
Intanto perché vedono montare una polarizzazione tra meloniani e dem che non lascia spazio ad altro e ad altri.
Lega e Forza Italia, poi, sono inquieti perché vedono il governo tirato sempre più dentro una spirale di azioni e reazioni, in una sorta di pugilato contro il Pd, che sta paralizzando qualunque iniziativa.
Ma il disagio resta sotto il pelo, perché la furia della Meloni a questo punto può diventare incontenibile, ora che si sente direttamente sotto attacco e percepisce la freddezza degli alleati.
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Intanto - lamentano sia in Forza Italia, sia nella Lega - il governo è come un motore che batte in testa. «Si è persa inutilmente un'altra settimana - ragiona l'esponente di Forza Italia- ma il grave è che si sta perdendo il filo delle riforme. Abbiamo annunciato molte cose, eppure si vede ben poco».
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