“GLI USA SONO PRONTI AD ABBRACCIARE LA PACE” – TRUMP SI GODE IL FLOP DELLA “RISPOSTA” IRANIANA ALL’UCCISIONE DI SOLEIMANI: TEHERAN HA LANCIATO 22 MISSILI MA NON È MORTO NESSUNO, ANCHE PERCHÉ GLI IRACHENI ERANO STATI AVVERTITI – IL REGIME DEGLI AYATOLLAH STA CON LE PEZZE AL CULO PER VIA DELLE SANZIONI (CHE AUMENTERANNO) E NON SI PUÒ PERMETTERE UNO SCONTRO APERTO - È STATO UN WIN-WIN PER LA CASA BIANCA – VIDEO
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Il presidente Trump ha deciso di rispondere ai missili lanciati martedì notte dall' Iran su due basi irachene imponendo nuove sanzioni, ma non ha minacciato altri attacchi come quello che aveva ucciso il capo dei pasdaran Soleimani. Nonostante altri due missili siano caduti ancora ieri sera sulla Green Zone di Baghdad.
Il presidente americano ha chiesto alla Nato di aumentare il suo impegno nella regione mediorientale, e soprattutto ha sollecitato Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia e Cina ad abbandonare ciò che resta dell' accordo nucleare Jcpoa.
Così ha aperto la porta al negoziato per una nuova intesa più ferrea sulle armi atomiche, ma allargata ad altre questioni scottanti come le aggressive ingerenze di Teheran nell' area e il suo programma missilistico. Anche la Repubblica islamica aveva segnalato la volontà di evitare una guerra aperta, se però fermerà le rappresaglie dei suoi alleati, e tornerà a trattare, è tutt' altro che scontato.
Martedì l' Iran ha lanciato 22 missili, anche se le stime variano, contro le basi di al Asad ed Erbil che ospitano soldati americani. Prima di farlo ha avvertito gli iracheni, che hanno informato gli Usa. Il sistema di allarme dell' intelligence americana stava già controllando gli spostamenti dei missili, e quindi sono state evitate vittime. Gli ayatollah in sostanza volevano lanciare un messaggio domestico e internazionale senza però provocare un conflitto. Infatti il ministro degli Esteri Zarif ha subito detto che la rappresaglia era conclusa, e il giorno dopo il leader spirituale Khamenei l' ha definita «uno schiaffo» agli Usa.
Così Teheran ha aperto lo spazio per fermare l' escalation, che Trump ha deciso di usare. Parlando ieri mattina ha esordito dicendo che «fino a quando sarò presidente l' Iran non avrà l' atomica». Poi ha sottolineato che i missili lanciati martedì non avevano fatto vittime o danni seri, e ha notato che la Repubblica Islamica «sembra abbassare le armi, una cosa buona per tutte le parti.
Gli Usa sono pronti ad abbracciare la pace con tutti coloro che la cercano». Il capo della Casa Bianca ha annunciato nuove sanzioni e ha chiesto alla Nato una presenza maggiore nella regione, ma non ha minacciato altri attacchi, anche perché il bilancio dell' ultimo scontro è stato positivo per lui: Washington ha eliminato il principale comandante militare di Teheran, che ha risposto solo con una rappresaglia simbolica.
Così ha ristabilito la deterrenza, e da questa posizione di forza ha chiesto ai paesi membri del Jcpoa di abbandonarlo, per negoziare un nuovo accordo. Questa partita dunque si chiude qui. Le incognite ora sono due: primo, se gli ayatollah fermeranno anche i loro «proxy», oppure le ritorsioni continueranno; secondo, se sono disposti ad esplorare il dialogo, come hanno fatto negli ultimi giorni usando gli intermediari svizzeri, oppure vogliono rilanciare la sfida sperando che Trump perda le elezioni di novembre.