1. LA SCIARELLI FURIOSA: ''E SE LILLO MI AVESSE CHIAMATO PER “COPRIRE” LA SUA VERA FONTE DELL’INCHIESTA CONSIP? NON LO PUO' RIVELARE? HO CAPITO, MA CI HA MESSO NELLA MERDA''
2. ''CONTINUO A FA' LA CLANDESTINA, A USA' IL CELLULARE DEGLI AMICI, COME UN DELINQUENTE''
3. ''WOODCOCK MI NEGO’ DI ESSERE A ROMA''. INVECE IL 21 DICEMBRE SCORSO C’ERA: HA PRELEVATO CON IL BANCOMAT. ''E' UN CAZZONE, MI DISSE: 'HO LA FEBBRE'. MA ERA L'INCHIESTA''
4. ''I MIEI MESSAGGI? NON VEDO L'ORA CHE I PM LI LEGGANO: ECCO COSA CONTENGONO...''

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Giacomo Amadori Fabio Amendolara per La Verità

 

SCIARELLI SCIARELLI

Dopo lo scoop della Verità sul super testimone di Federica Sciarelli, i giornaloni si sono messi alla disperata ricerca del truccatore Rai che avrebbe assistito alla telefonata tra la conduttrice di Chi l' ha visto? e il giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo. Il visagista avrebbe ascoltato la chiamata e potrebbe confermare che in quella conversazione di circa 7 minuti, avvenuta verso le 18 del 21 dicembre 2016, i due interlocutori non si rivelarono segreti inconfessabili, ossia notizie riservate sull' inchiesta Consip, a cui stava lavorando il fidanzato di Sciarelli, il pm napoletano Henry John Woodcock.

 

WOODCOCK WOODCOCK

Eppure in queste ore la giornalista non si dà pace e sospetta persino che un vecchio amico come Lillo possa averle giocato un brutto scherzo, «sporcando» il suo telefono con una chiamata fumosa in cui le chiedeva dove si trovasse Woodcock: «Quel giorno Lillo ha telefonato a me e io ho telefonato a Henry. Risultato: hanno indagato me ed Henry. Secondo me lui fa la telefonata a noi e poi contatta la vera fonte...». E chi sarebbe la gola profonda del Fatto Quotidiano secondo la Sciarelli? «Mi dicono che tutti sanno chi sia stato, che è stato un carabiniere... Lillo non lo può rivelare? Ho capito, ma quello a noi ci ha messo nella m...a».

 

marco lillo marco lillo

È piena di dubbi, la bionda conduttrice. Però non perde l' ironia e il fatalismo tipico dei romani («La situazione è grave, ma non seria» diceva Ennio Flaiano), che anche nelle tragedie trovano il lato comico.

 

E per rendere meglio la sua Weltanschauung trasteverina, Sciarelli rimarca la parlata romanesca. In questo periodo non è in Rai e per comunicare è costretta a farsi prestare il telefonino: «Continuo a fa' la clandestina, a telefona' col cellulare degli amici, come il delinquente che deve chiama' col telefono "de l' artri". Mi hanno detto che Lillo è contrito; lui c' ha dell' affetto per me, è sempre carino, confidenziale, però secondo me non si rende conto di cosa stia succedendo. Spero che non l' abbia fatto di proposito: nei giorni scorsi ho avuto la tentazione di andare a prenderlo per il collo...».

 

La Sciarelli ricostruisce con le persone a lei più vicine i momenti salienti del 21 dicembre. «Henry, che è un cazzone (ride, ndr), lo sento la mattina e mi dice: "C' ho la febbre"». La conduttrice quel giorno è tranquilla, pensa alla trasmissione, agli appelli, agli ospiti. Poi arriva la chiamata di Lillo con il suo vago quesito, vuole sapere se Woodcock sia a Roma, dove le indagini su Consip sono a un punto di svolta e dove il 20 dicembre sono stati effettuati interrogatori e perquisizioni.

 

CONSIP CARABINIERI CONSIP CARABINIERI

«Lillo mi chiede: "Henry 'ndo sta? Sta a Roma?"; io rispondo: "Mi pare di no, mi ha detto che c' ha la febbre..." e lui di rimando: "Fammelo sapere...". Io manco ero a conoscenza di che cosa fosse 'sta Consip, ma quando risento Henry, siccome Lillo è un tipo informato, gli dico: "Ma sei stronzo? Stai a Roma e non me lo dici? Vieni a casa e ti fai una doccia".

 

Ed Henry per tutta risposta inizia a fare: "Cof... cof... cof... (tossisce, ndr) guarda che ho la febbre..." e mi attacca il telefono. Capito?! Ho detto al procuratore di leggere tutti i messaggi. In uno io scrivo a Lillo: "Ma tu guarda quel cazzaro, pur di non farmi sapere che combina nelle sue inchieste, mi dice che sta a Napoli e invece sta a Roma". E aggiungo nel messaggino: "Mi dite che sta succedendo?". Perché quando Henry fa le inchieste casco sempre dal pero».

SCIARELLI SCIARELLI

 

In realtà, a quanto risulta alla Verità, Woodcock era a Roma all' insaputa di Lillo e della Sciarelli e nella Capitale quel giorno avrebbe utilizzato la sua carta bancomat, la prova regina della cautela con cui si era mosso mercoledì 21 dicembre.

 

Al suo cerchio magico Sciarelli ha raccontato nei dettagli anche il momento del trucco e parrucco con testimone: «La telefonata di Lillo mi arriva alle 18 del 21 dicembre. Io alle 17.30 mi sposto dal montaggio e vado dal visagista. Quando sto al trucco è l' unico momento in cui posso telefonare, anche se ho il truccatore a un centimetro. Io non ho un camerino, c' è uno stanzone con quattro truccatori.

WOODCOCK SCIARELLI WOODCOCK SCIARELLI

 

Quindi mentre faccio 'sta presunta attività di spionaggio, mi trovo lì: può entrare Bruno Vespa, la criminologa Roberta Bruzzone, perché lì fanno Porta a porta, La vita in diretta... Insomma c' è un gran via vai, poi mi sposto dal parrucchiere ed è ancora peggio, quello usa il phon e vuol dire che io me devo esse' messa a urla'; quindi quando ho appreso che i magistrati mi contestavano la telefonata delle 18, visto che la mia giornata del mercoledì è sempre così, ho pensato: "Certo che mi potevano convocare come persona informata sui fatti anziché indagarmi"».

WOODCOCK SCIARELLI RUOTOLO DA CHI WOODCOCK SCIARELLI RUOTOLO DA CHI

 

C' è poi il capitolo dei messaggi e delle chat che la Procura ha deciso di estrapolare dal suo cellulare. Ma anche su questo la Sciarelli si mostra serafica: «Ai magistrati romani ho spiegato tutto e non vedo l' ora che leggano i miei Whatsapp e i miei sms, perché quelli con Henry sono tutti così: "Come stanno Tatone e Tatozza?" che so' i due cani; oppure: "Ma mo' fa freddo?" (questo d' inverno); quindi a me non frega proprio un tubo di quelle chat: tu pensa Henry, un magistrato, è indagato per cose del genere. Io proprio non vedo l' ora che escano i nostri messaggi e non escludo che possa renderli pubblici io».

 

Woodcock e Sciarelli Woodcock e Sciarelli

In quelle conversazioni telematiche sono cristallizzate le abitudini di Woodcock e Sciarelli, i Natali separati, lui a Napoli con la madre anziana, lei con i familiari a Roma e poi in vacanza in Africa per ricaricarsi: «Con Henry ci rivediamo con l' anno nuovo, non riusciamo a farci nemmeno i regali e gli auguri di Natale» sospira Sciarelli ripensando a quel 21 dicembre.

 

Schegge di vita racchiuse nel suo smartphone. Che però la Procura fa fatica a decrittare: «Il problema è che non riescono ad aprire il mio Blackberry che è più complicato rispetto all' Iphone. Quando siamo andati in Procura io e il mio avvocato Giorgia Papiri abbiamo detto: «Allora guardiamoli 'sti messaggi e gli inquirenti ci hanno risposto: "Non siamo ancora riusciti a estrapolarli".

SCIARELLI SCIARELLI

 

"Il giorno dopo i giornali hanno scritto che i pm non avevano finito di controllare il mio cellulare e che erano particolarmente interessati ai messaggi; in realtà non mi hanno restituito il telefonino non perché stanno a studia' chissà che cosa, ma perché non sono riusciti a fare una copia della memoria. Quelli so' proprio quattro messaggi, capito? So' tre giorni di conversazioni.

sciarelli woodcock da Dipiu01 sciarelli woodcock da Dipiu01

 

E io intanto resto senza cellulare: a me serve per lavora', lì ho gli appelli per le persone scomparse; adesso i familiari me telefonano giorno e notte a casa. Per fortuna gli inquirenti mi hanno detto che me lo restituiranno martedì (oggi, ndr)». A patto che il consulente tecnico della Procura sia riuscito a salvare gli sms su Tatone e Tatozza.

 

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