SEGNATEVI QUESTA DATA: GIUGNO 2021 - IL RIBALTONE POTREBBE ARRIVARE DOPO LE AMMINISTRATIVE NELLE GRANDI CITTÀ: MILANO, ROMA, NAPOLI, TORINO, BOLOGNA E TRIESTE - L’ASSE DI MAIO-ZINGA PER METTERE IN PIEDI UN NUOVO GOVERNO SENZA CONTE TRA I PIEDI, PIÙ POLITICO E MENO AMBIGUO SUI GRANDI TEMI, CAPACE DI SCEGLIERE IL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E DI ANESTETIZZARE LE TURBOLENZE INTERNE SOPRATTUTTO AL M5S
-
DAGONEWS
Ancora non è escluso un rimpasto o un piccolo riassetto all’interno del governo, ma la data da segnarsi sul calendario è un’altra: maggio 2021, ovvero le prossime amministrative di Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna e Trieste.
Grillini e dem giocano infatti ormai a carte scoperte. All’apertura di Di Maio sul tavolo congiunto con il Pd per la scelta di candidati comuni, Zingaretti ha rilanciato con il cantiere per le amministrative. E a giudicare dai tempi e dai contenuti dei comunicati stampa, ormai i due sembrano aver stretto una sintonia politica non indifferente.
A Zingaretti è utile per rafforzarsi internamente e tentare, al momento giusto, un ingresso nel governo, osteggiato sia da Orlando che da Franceschini. A Giggino fa comodo per dimostrare a tutti che è ancora lui a comandare nel Movimento.
Mettiamoci dentro il patto di ferro che l’ex bibitaro del San Paolo è riuscito a siglare con Beppe Grillo (il comico genovese è sempre più convinto che solo Di Maio possa guidare i grillini verso il futuro non catastrofico) e il gioco è fatto. Insomma, la strada è tracciata e le prossime elezioni nelle grandi città d’Italia potrebbero essere il crocevia per una ribaltone ai vertici del governo.
Ad oggi l’unico ostacolo è Roma, dove il Pd va alla cieca con Calenda che scalpita e i 5Stelle che non hanno ancora deciso se scaricare Virginia Raggi (Di Maio dixit). Molto probabilmente si arriverà a un compromesso: strade separate al primo turno e una convergenza al secondo.
In questa cornice, l’unico vero grande equivoco politico si chiama Giuseppe Conte. Con il proporzionale entrerebbe in fuorigioco e sarebbe costretto a farsi una lista propria che i sondaggisti già stimano intorno al 10%, ma la realtà spesso non è ciò che appare.
Una possibile lista Conte potrebbe infatti finire per pescare nel bacino elettorale del centrosinistra e per rubare qualche punto percentuale al Movimento, il che lascia perplessi i vertici di entrambe le forze politiche.
Meglio, dunque, mettere subito le cose in chiaro: approfittare di una possibile vittoria Pd-M5S alle amministrative del prossimo anno per chiedergli di mettersi da parte, magari con la promessa di farlo rientrare nel 2023.
Da maggio/giugno 2021 (Covid permettendo) al semestre bianco (fine luglio 2021) ci sono più di 30 giorni, quanto basta a Pd e 5Stelle per mettere in piedi un nuovo governo, più politico e meno ambiguo sui grandi temi, capace di scegliere il prossimo presidente della Repubblica e di anestetizzare le turbolenze interne soprattutto al M5S.
Del resto, il problema dell’alleanza strutturale, come reclamano Dibba e Casaleggio, non esiste. Il proporzionale, appunto, mette al sicuro dem e i grillini su una corsa in solitaria alle politiche del 2023 e, superato lo scoglio del Mes, la strada inizierà per tutti ad essere in discesa.