SENZA LA GUERRA IN UCRAINA, IL GOVERNO SAREBBE GIÀ CADUTO! - ENRICO LETTA S’INCAZZA PER I DISTINGUO DEL CARROCCIO SUL DDL CONCORRENZA, CRUCIALE PER AVERE I SOLDI DEL RECOVERY FUND: “SALVINI HA SUPERATO IL LIMITE, LA LEGA È DIVENTATO UN PARTITO D’OPPOSIZIONE” - IL “CAPITONE” REPLICA: “IL GOVERNO RISCHIA PER I CAPRICCI DEL PD SULLO IUS SOLI E SUL DDL ZAN E DEL M5S CHE NON VUOLE I TERMOVALORIZZATORI” - OGGI ALLE 15 LO SHOWDOWN: IL MINISTRO D’INCÀ CHIEDERÀ DI CALENDARIZZARE IL DISEGNO DI LEGGE E SI VEDRÀ COSA VOGLIONO FARE LEGA E FORZA ITALIA

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ENRICO LETTA AL DEM FESTIVAL DI EMPOLI

Carlo Bertini per “La Stampa”

 

Il fuoco della battaglia si consuma sul ddl concorrenza, che oggi torna in Commissione Industria dopo la strigliata del premier, senza uno straccio di accordo tra i partiti sul nodo delle concessioni balneari. In un clima certo non sereno, anzi.

 

Ormai lo scontro tra i leader è arrivato al redde rationem: Enrico Letta mette all'angolo Matteo Salvini, che «ha superato il limite e ora bisogna chiarire, perché la Lega è diventato un partito di opposizione». Un avvertimento che suona però come un penultimatum, perché il segretario dem comunque conferma che resta «la nostra responsabilità su tutti i temi e non facciamo mancare il nostro sostegno al governo».

 

MATTEO SALVINI AL PAPEETE

E se Letta fa notare che, alla vigilia della convocazione della Commissione sulla concorrenza, non ci sia stato ancora «nessun passo in avanti», Salvini si mostra invece disponibile a un accordo: «Io lavoro per farlo, conto che ci sia. Come lo abbiamo trovato evitando la tassa sulla casa e la riforma del catasto, anche sulla tutela dei lavoratori balneari lo troveremo».

 

Ma a Letta - che gli imputa di mettere a rischio il governo - risponde a stretto giro rovesciando in sostanza la questione: «Il Governo rischia per i capricci del Pd sullo ius soli e sul ddl Zan e del M5S che non vuole i termovalorizzatori. Noi parliamo di tasse, di lavoro e infrastrutture. Se c'è qualcuno che rallenta l'operato del governo è Letta. Con l'aggravante della guerra ad oltranza».

mario draghi sergio mattarella

 

Ma se Salvini si mostra disponibile, ci pensa Roberto Calderoli a svelare la richiesta della Lega, ovvero quella di stralcio dell'articolo sui balneari, perché occorre più tempo, e l'approvazione di tutto il ddl concorrenza. «Noi chiediamo adeguati indennizzi. Alle concessioni balneari vogliono dare la valutazione reddituale e non patrimoniale, ma se uno ha investito un sacco di soldi perché non riconoscerlo?». Ecco i termini della questione.

 

matteo salvini roberto calderoli

E a spalleggiare Salvini, ci pensa la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che fa la parte del poliziotto cattivo sui balneari, rigettando la norma al mittente e richiamando Draghi a farsi rispettare in Europa: «Io posso seguire una direttiva europea se la seguono tutti. Vediamo quando saranno fatte le aste, sempre che Fdi non riuscirà a bloccare questo provvedimento. Perché il Governo non fa come la Spagna o il Portogallo, che hanno prorogato le concessioni? Imporre a noi di mettere all'asta gli stabilimenti quando la Spagna e il Portogallo, che sono i nostri diretti competitori, prorogano le loro concessioni in Italia è incostituzionale».

 

salvini meloni

Lo show down comunque andrà in scena oggi alle 15, alla riunione dei capigruppo del Senato, quando il ministro dei rapporti col Parlamento, Federico D'Incà, chiederà a nome di Mario Draghi di calendarizzare il ddl concorrenza.

Lì si vedrà se davvero la Lega e Forza Italia saranno disponibili a mediare: in quel caso ci sarà tempo ancora fino al 31 maggio per limare i termini di un'intesa. Viceversa, significherebbe che i partiti di destra, per dirla con il Pd, «preferiscono magari poter sbandierare in campagna elettorale di non aver sdoganato nessuna legge che costringa i balneari alle gare».

 

Insomma, meglio una cattiva legge - perché senza accordo passerebbe con la fiducia il testo originario del governo che scontenta tutti perché privo di paracadute per la categoria - piuttosto che una norma frutto di mediazione, che però esponga i difensori della categoria ad accuse di «tradimento». «Se ci sarà il voto fiducia sia sui balneari che sul catasto, noi cerchiamo il punto di equilibrio più avanzato. Ma nessuno si può sognare di non votare la fiducia», taglia corto il governatore della Liguria e leader di Italia al Centro Giovanni Toti, lasciando Palazzo Chigi dopo l'incontro con il premier Mario Draghi.

MATTEO SALVINI AL PAPEETE

 

 

GIUSEPPE CONTE SANNA MARIN ENRICO LETTA