SIAMO SICURI CHE LA LEGA SIA COMPATTA CON IL SUO CAPITANO? – CI SONO ALCUNI DIRIGENTI, DETTI “SOMMERGIBILISTI”, CHE “SOTT’ACQUA” CONTESTANO LA GESTIONE DI SALVINI E SONO PRONTI AD EMERGERE QUALORA IL GOVERNO GIALLOROSÉ DURASSE PER TUTTA LA LEGISLATURA – UFFICIALMENTE NESSUNO CONTESTA LA LINEA UFFICIALE, ANCHE PERCHÉ INTORNO A SÉ IL TRUCE HA UN NUGOLO DI YES MAN, MA LA FRONDA È PRONTA, SOPRATTUTTO AL NORD
-Alberto Mattioli per “la Stampa”
Il repertorio ormai è questo, e Matteo Salvini l' ha ripetuto ieri anche a Pinzolo: il Conte II, se mai si farà, «è una truffa», «nato in provetta a Bruxelles, Parigi e Berlino», e significa per il M5s «una fine triste», mentre per il Pd, ovviamente, gli improperi proprio non bastano. La novità è l' appello al Quirinale.
«Presidente Mattarella, basta, metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone, convochi le elezioni e restituisca la parola gli italiani». Il solito ritornello: elezioni subito. Intanto il governatore del Veneto fa marcia indietro. Venerdì, davanti alla folla leghista a Conselve, nel padovano, Luca Zaia aveva evocato «la rivoluzione». Ieri ha rettificato: «Chi mi conosce sa che quando parlo di rivoluzione intendo la rivoluzione della democrazia», per fortuna.
Fin qui le posizioni ufficiali. Ma la crisi qualche strascico dentro la Lega lo sta lasciando. La decisione di far cadere il governo non la contesta nessuno, a partire dai ministri che ne facevano parte, tutti molto più pro-crisi di Salvini e da più tempo. Modi e tempi danno però fiato a chi denuncia una gestione troppo verticistica del partito.
Al ricco florilegio di neologismi leghisti si aggiunge così quello dei «sommergibilisti». Sono i dirigenti che, sott' acqua, contestano la gestione Salvini, pronti a emergere se, per miracolo, il governo giallorosé dovesse durare e costringere la Lega a una lunga traversata del deserto. Finora allo scoperto è venuto solo il capo dichiarato dell' opposizione interna, Gianni Fava (14% al congresso del '13), ma i sommergibilisti sono convinti di essere più numerosi. «Nessuno contesta la leadership di Salvini. Il cerchio magico che lo circonda, sì. Un gruppo di yesman che gli dicono sempre di sì e gli hanno fatto perdere il contatto con la realtà», accusa un parlamentare.
Nessuno, si diceva, per ora ci mette la faccia ed è quindi difficile quantificare la fronda, e soprattutto qualificarla.
L' ex segretario Maroni non ne fa parte, ma al Nord (al Sud il partito non è leghista, è salviniano) i frondisti sarebbero parecchi. C' è addirittura chi evoca una scissione prima delle urne, che tutti danno per scontate in primavera, dato che nessuno crede che il nuovo governo durerà. I sommergibilisti comunicano messagiandosi su Telegram. «Ironia della sorte, è un social ideato da un russo», ride uno dei partecipanti alle chat.
Per il momento, il lavorio è tutto sotterraneo, anzi subacqueo. «Non ci credo. Non siamo alla fine di un' epoca, come negli ultimi anni di Bossi. Salvini ha preso il partito al 4% e l' ha portato al 34: ci possono essere dei critici, magari degli invidiosi, ma non si può mettere in discussione una leadership così - commenta un cacicco importante -. E poi se Matteo fosse davvero circondato di yesman, questa crisi non si sarebbe mai fatta. È stato lui a credere più di tutti all' alleanza con i grillini e a sforzarsi di farla funzionare. Il nuovo governo nasce malissimo. Adesso dobbiamo solo sederci sulla riva del fiume e aspettare di veder passare il suo cadavere». Chissà.