UN SOVIET ANTI-SILVIO A PALAZZO DI GIUSTIZIA – A MILANO CAMBIA IL CAPO DEI PM (MINALE NOMINATO PG) E PARTE IL RISIKO PER LA SOSTITUZIONE: IN POLE BORRACCETTI, FIGURA STORICA DI MD – E COSÌ, PER LA GIOIA DI BERLUSCONI, LA PROCURA DOVE PASSANO LE INCHIESTE CHE LO RIGUARDANO AVREBBE UNA MAGGIORANZA ANCOR PIÙ SCHIACCIANTE DI “GIUDICI COMUNISTI”…

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Gianluigi Nuzzi per "Libero"

Il plenum del Consiglio superiore della Magistratura promuove Manlio Minale, Il capo della procura di Milano a procuratore generale della città. Si libera l'ufficio che un tempo era di Francesco Saverio Borrelli poi di Gerardo D'Ambrosio. Insomma la casella a capo di uno degli uffici giudiziari più importanti e delicati d'Italia.

Manlio MinaleManlio Minale

Un posto, per intenderci, dove passano le inchieste sul presidente del Consiglio, sul suo impero imprenditoriale e su una Regione guidata dal PdL a ogni latitudine. Un posto che diventerà nevralgico dal gennaio 2010 quando i processi contro Silvio Berlusconi si avvicineranno alle sentenze e le nuove indagini sul Pirellone entreranno in una fase decisiva.

Avere quindi una procura orientata a sinistra nel suo vertice, espressione di Magistratura democratica rappresenta un aspetto rilevante. Soprattutto se andremo a trovarci con un ufficio dove Verdi e Md avrebbero autorevoli rappresentanti anche tra i procuratori aggiunti.

Tre di loro offrono storie emblematiche: Armando Spataro, già al Csm, Edmondo Bruti Liberati, o una outsider come Ilda Boccassini che ha partecipato a dei summit nelle indagini sulle stragi con i colleghi siciliani e di Firenze dopo le inchieste più importanti su Berlusconi e Cesare Previti.

vittorio borraccettivittorio borraccetti

IL SUCCESSORE
Purtroppo al Csm questa prospettiva, un oggettivo sbilanciamento sembra finora sottovalutato. Non se ne parla granché, anche perché ad oggi ancora nessuno, ovviamente, ha presentato domanda per l'incarico direttivo. L'unico nome che circola come successore di Minale è infatti quello di Vittorio Borraccetti, figura storica proprio di Md, che lascerebbe tribunale e grattacapi recenti sulla laguna di Venezia per guidare i pubblici ministeri meneghini nei processi milanesi.

Si tratterà ora di capire se la lotta per la poltrona riguarderà una partita all'interno delle correnti di sinistra della magistratura, se la battaglia coinvolgerà candidati interni, con magari proprio Spataro che a sorpresa gioca la carta della domanda dopo aver chiuso il processo Abu Omar. Oppure se arriveranno nomi "spendibili" fuori dagli schemi come quello di Ionta o di Arcimbaldo Miller.

berlusconiberlusconi

Se fosse un classico totonomine non ci sarebbe da tediare più di tanto il lettore con nomi sconosciuti ai non addetti ai lavori. Ma si ha la sensazione che questa partita sia il tassello di qualcosa di più ampio, giochi un elemento di qualche rilevanza nella combustione giudiziaria che affligge il Cavaliere tra Milano e la Sicilia. E, soprattutto, apra scenari inconsueti e destini imprevedibili per l'ufficio sotto la Madonnina.

Mai si erano avuti tanti magistrati, sulla cui autorevolezza non ci si spende, tesserati a Md, Movimenti Riuniti o con alle spalle anni e anni di scontri ferocissimi nei processi a Berlusconi, in posizioni apicali al quarto piano del Tribunale di Milano.

SAVERIO BORRELLISAVERIO BORRELLI

NEL PASSATO
Negli anni '90 c'era Borrelli, ad esempio, che viene da una tradizione moderata napoletana e, sebbene avesse un canale privilegiato con l'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, ha rappresentato sempre un punto di mediazione all'interno del Pool.

Tanto che andò più volte in scontro prima e rottura poi con Di Pietro quando lasciò la toga per indossare il doppiopetto da ministro. «Un magistrato non deve mai andare in politica», amava ripetere, esprimendo un pensiero che oggi suona purtroppo come esercizio di pura retorica.
Tanto che proprio il suo braccio destro, dopo averlo sostituito al comando, andò a candidarsi al Senato nel Pd.

Gli anni di Gerardo D'Ambrosio, gli anni quindi dei processi Mondadori, Imi Sir, Sme, hanno segnato scontri laceranti e durissimi tra giustizia e politica con diverse voci e rappresentanze alla guida della Procura.

Gerardo D'AmbrosioGerardo D'Ambrosio

Minale, infine, scelto all'unanimità nel 2003 ha espresso ancora una figura prima di tutto istituzionale, di lealtà tra i poteri dello Stato e di basso profilo con i media. Evita per quanto può l'esposizione mediatica al contrario di certi suoi colleghi. Quello che accadrà ora è difficile dirlo. Ma la scelta del capo andrà a riflettersi anche e soprattutto sulla politica giudiziaria.

In queste ore inizieranno, con qualche ritardo, le consultazioni. E potrebbero esserci anche delle sorprese. Come una candidatura di Ferdinando Pomarici, figura storica della magistratura milanese, che vanta inchieste di rilievo contro la criminalità organizzata e ancor prima contro il terrorismo, potrebbe andare a sparigliare le carte e indebolire potenziali concorrenti della stessa procura, come, appunto Spataro.

 

 

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