Francesca Schianchi per "la Stampa"

Dal Pd non mi hanno neanche chiamato come si farebbe con una colf che si licenzia: mi hanno chiesto le dimissioni a mezzo stampa», sospira il senatore Alberto Tedesco.

Dopo il voto contro il suo arresto molti le hanno chiesto le dimissioni, lei però se l'è presa solo con la Serracchiani e la Bindi, che l'ha definita misogino...
«Polemizzo con lei perché è il presidente del partito. Dice che non vuole vedere turbato il partito da un ex socialista, questo la dice lunga sulla cultura garantista della signorina Bindi: se si è socialisti si è delinquenti per definizione. Io ho solo risposto ai suoi attacchi che proseguono da 7 mesi».
Ma anche altri, da Veltroni a Letta, hanno chiesto un passo indietro: lei però ha attaccato solo la Bindi.
«Mi invita a nozze: se c'è qualcuno che ha fatto del male al Pd e al Paese con il suo rilancio dipietrista è Veltroni. E Letta dovrebbe guardarsi dentro sulla selezione della classe dirigente: ha portato in Parlamento uno come Boccia che non riesce nemmeno a fare eleggere un consigliere comunale nel suo comune...».

Senatore, sembra molto arrabbiato con il Pd...
«Perché non chiedono le dimissioni anche a Penati? A un ex comunista si consente di dimostrare che è innocente: le categorie degli ex continuano come marchi di infamia imperituri. Siccome sembra che non vedano l'ora che me ne vada, li accontenterò tra qualche ora scrivendo una lettera di dimissioni al segretario».

Ma le chiedono di dimettersi da senatore: lo farà?
«No. A parte che non cambierebbe il processo, ma poi non voglio avvalorare l'ipotesi che la funzione senatoriale sia in sé criminogena».
Però aveva chiesto di autorizzare l'arresto...
«Se l'avesse fatto l'Aula del Senato avrebbe avuto ragione di farlo, è una responsabilità che le appartiene».

Non sente un dovere verso il partito che l'ha portata in Senato?
«Ma se devo chiedere alla mia colf di andarsene, la chiamo e glielo dico. Potevano almeno chiamarmi, sentire cosa ho da dire. Poi vedo che tutti si scoprono contrari alla custodia cautelare: cos'ha impedito al Pd finora di proporne una modifica limitandola ai casi di rischio di danno irreparabile?».
Se l'avessero chiamata si sarebbe dimesso?
«Ne avremmo discusso. Ma non così. Dopo che a Bersani avevo mandato una lettera, con allegati gli atti, e non mi ha mai risposto».

Fatto sta che è in Senato grazie al Pd.
«Non ho nulla da rimproverarmi nei confronti del Pd. Da 20 anni alle elezioni in Puglia io o i miei candidati prendiamo tra i 48 e i 50 mila voti. Se si tolgono 50 mila voti alle liste del Pd nel 2008, perde un senatore e un deputato. E senza i miei voti De Castro non sarebbe stato eletto all'Europarlamento».

Però ha fatto comodo anche a lei: De Castro s'è dimesso da senatore ed è entrato in Senato lei, primo dei non eletti...
«Non c'è dubbio. Ma non è vero che fu candidato per fare un favore a me. Poi è normale che il primo dei non eletti speri di entrare, che male c'è?».