1. TOGHE, PRESSING PER LO SCIOPERO ANTI-GOVERNO
Liana Milella per “la Repubblica”
Incombe il via definitivo alla responsabilità civile dei giudici in chiave renziana (in settimana alla Camera) e i magistrati si dividono sullo sciopero. Lo scontro rimbalza sulle mailing list. Una «necessità assoluta» per alcuni. Tra i più sfegatati, quelli di Mi, la corrente del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. Un caso singolare di “gruppo di lotta e di governo”, che provoca, dopo ben 47 anni, l’abbandono di una toga storica come Marcello Maddalena, il pg di Torino, che in una lunga lettera dice addio alla «corrente del sottosegretario». Ma Mi non è sola a volere lo sciopero. Lo chiede a gran voce anche Proposta B di Andrea Reale.
Non parla di sciopero, ma vuole che la categoria si mobiliti subito «contro una legge incostituzionale» Pier Camillo Davigo, che al pari di Maddalena ha abbandonato Mi e ha fondato un gruppo anti ferriano, Autonomia e indipendenza.
Adesso la patata bollente dello “sciopero sì-sciopero no” è sul tavolo del presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli. Show down domenica, davanti al parlamentino delle toghe. Md è contraria. Dice Anna Canepa, la segretaria: «Questa legge è un errore, in parte è incostituzionale, non farà funzionare di più la giustizia, ma castiga i giudici. Il governo è inadempiente su personale e risorse, ma se la piglia ancora con noi». Dopo il taglio delle ferie e dell’età pensionabile, il sì alla responsabilità che sopprime il filtro ai ricorsi, è vissuto come «un altro passo verso la normalizzazione».
Però Md, come Unicost, teme che lo sciopero sia una mossa controproducente, e che, come si legge in lista, provocherà un altro «brrr...che paura...» da parte di Renzi. Allo sciopero dice no l’ex segretario di Md Claudio Castelli perché sarebbe «perdente e controproducente», e farebbe apparire i magistrati come «una corporazione rissosa e inaffidabile ». Sarebbe «un colossale boomerang». Meglio assemblee, manifesti, brevi sospensioni delle udienze. Colpisce una battuta di Giancarlo De Cataldo, il noto magistrato e scrittore. «Siamo nell’alternativa del diavolo. Siamo dalla parte giusta, ma non gliene importa niente a nessuno».
2. EFFETTO DAVIGO, ANCHE MADDALENA LASCIA MI
Antonella Mascali per “Il Fatto Quotidiano”
Si è dimesso da Magistratura Indipendente il procuratore generale di Torino Marcello Maddalena per una distanza ormai “incolmabile”. Dopo l’uscita di Piercamillo Davigo, del consigliere del Csm, Aldo Morgigni e di altri magistrati, come il procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, la decisione di Maddalena, componente storico della corrente di destra delle toghe. Proprio per la sua lunghissima militanza, ben 46 anni, la decisione del Pg torinese è stata a lungo meditata e non priva di un conflitto interiore. Maddalena, a fine carriera e come ribadisce sempre, senza alcuna velleità post pensione, è stato tentato di chiudere la professione senza questa rottura, per lui dolorosa, Ma alla fine ha prevalso il sentimento di estraneità a quella che è stata fino a ieri la sua corrente.
IL PROCURATORE GENERALE DI TORINO MARCELLO MADDALENA
L’abbandono, in polemica con la bocciatura alla presidenza di Mi di Piercamillo Davigo, attuale consigliere in Cassazione che avrebbe permesso la fine della critica ad Mi di essere la “corrente del sottosegretario Ferri”. E Maddalena ha lasciato proprio in dissenso con la scelta di Cosimo Ferri di far parte del governo Letta e Renzi come sottosegretario alla Giustizia. Un ruolo politico, quello nel primo governo, preso quando ancora era segretario generale di Mi. E da sottosegretario attuale è sceso in campo durante la campagna elettorale per il rinnovo del Csm, scrivendo sms a favore di due candidati.
Sulla scelta di Maddalena ha pesato, inoltre, la mancanza di critica della maggioranza degli associati a Mi. Il procuratore generale si aspettava che ci fosse una forte reazione alla decisione di Ferri che, secondo lui, non ha precedenti. Mai un magistrato, per di più con un ruolo associativo, è diventato membro di un governo.