Roberta Catania per \"Libero\"

Una settimana di verifiche, eppure non c\'è stato modo di risalire all\'intestatario della macchina sulla quale il 13 settembre scorso abbiamo «intercettato» Giancarlo Tulliani. L\'inseguimento era scattato a Roma, partendo da via Giuseppe Mazzini 114/a, il palazzo dove (alle 14.22) abbiamo visto il fratellino di Elisabetta uscire da una riunione con il proprio commercialista. Da lì lo abbiamo seguito, svoltando per viale Angelico e attraversando tutto il quartiere Prati.

Nel traffico, ad ogni semaforo rosso, con educazione abbiamo insistito per avere «anche una piccola spiegazione» del pasticcio di Montecarlo. Eppure niente, per tutto il tragitto Giancarlo ha mantenuto lo sguardo dritto davanti a sé e ignorato la \"presenza\" che per mezz\'ora lo ha affiancato. Di più, l\'unica reazione del \"cognato\" di Gianfranco Fini è stata di alzare le tende a rete dei finestrini posteriori e rendere ancora meno visibile l\'abitacolo dell\'automobile (già protetto dai vetri oscurati).
Ebbene, visto che l\'autista non si fermava e la guardia del corpo continuava a fare gesti eloquenti per invitarci ad andare via, in quel momento sembrava che ci fosse un\'unica soluzione: telefonare in redazione e dettare il numero di targa della macchina che ci stava sfuggendo. La speranza era chiaramente quella di risalire al proprietario e, di conseguenza, al conducente della berlina con il contrassegno NCC. Magari l\'uomo, senza il cliente davanti, più tardi avrebbe parlato.

Oppure, ipotesi fin troppo rosea, avrebbe potuto perfino indicarci dove aveva accompagnato il locatario di boulevard Princesse Charlotte, così da permetterci di insistere ancora una volta con il diretto interessato per avere una spiegazione dello strano passaggio immobiliare. Il \"sogno\" di poter incrociare nuovamente Giancarlo, però, è svanito quasi subito. I giornalisti hanno accesso alla banca dati del Pra (pubblico registro automobilistico) perciò in redazione è stata fatta una verifica in tempo reale.
L\'esito ha lasciato tutti di stucco: quella targa non risulta nella banca dati. In poche parole, quella targa non esiste. La fretta e l\'agitazione avrebbero potuto averci indotto in errore, perciò, per scongiurare equivoci, abbiamo deciso di scattare una foto. Per immortalare la berlina a bordo della quale Tulliani ci stava scappando e lavorare sugli indizi in un momento meno concitato. Momento arrivato quasi subito perché, sbucato a piazza Irnerio, com\'era chiaro che facesse, il bolide nero ha imboccato l\'autostrada e seminato lo scooter.

Mandando in questo modo all\'aria la possibilità di avere una risposta ai dubbi che gravitano attorno all\'appartamento svenduto da An e finito in uso al fratello della compagna di colui che all\'epoca era al vertice del partito e oggi presiede la Camera dei deputati. Ebbene, seduti alla scrivania con la foto in mano e l\'archivio del Pra a disposizione, si è aperto un altro giallo: la macchina non esiste.

Inutile riprovare, inutile anche far tentare alle forze dell\'ordine (nel dubbio che fosse una targa protetta da una particolare privacy), il terminale dà sempre lo stesso responso: «L\'iscrizione al Pra non risulta». Però non è possibile: qualunque veicolo circoli in strada deve rispondere a qualcuno (anche penalmente, per esempio in caso di incidente). Invece quelle cifre non portano a nulla e l\'unica ragione che ci siamo dati è che l\'oblio di cui gode Tulliani sia frutto di un errore tecnico.
Perché neanche un agente dei Servizi segreti \"sotto copertura\" può viaggiare su un\'«auto fantasma». Nel caso di uno 007, ad esempio, il Pra risponderà alla richiesta di accertamenti rimandando a una società di noleggio auto. Nei registri di questa, il riferimento sarà la presidenza del Consiglio e poi, se ce ne fosse la necessità, attraverso i canali interni si risalirebbe a chi guidava quella particolare auto in quella certa ora.