Luigi Zingales per \"L\'espresso\"
Luigi ZingalesAlla fine del mio primo anno di dottorato negli Stati Uniti provai un concorso per ricercatore in Italia. Dopo la prova scritta mi fu detto che avevo fatto molto bene, ma che non mi sforzassi a tornare in Italia per la prova orale: c\'era un candidato interno. Se volevo, dovevo mettermi in fila. Alla fine del dottorato provai a fare un concorso per professore associato. Era un tentativo azzardato: molti dei miei lavori non erano ancora pubblicati. Fui chiamato da un professore italiano che mi intimò di ritirarmi. Mi disse che la commissione mi avrebbe penalizzato in futuro per aver osato.
Cortei e scontri anti-ddl gelminiNella mia naiveté, presi il consiglio alla lettera. Solo dopo mi fu spiegato che, pur con il mio limitato curriculum vitae, disturbavo qualcuno, che voleva piazzare dei suoi allievi. Migliaia di ricercatori italiani hanno vissuto esperienze simili e oggi arricchiscono intellettualmente le università di tutto il mondo. La riforma Gelmini, da poco approvata, eviterà questa fuga di cervelli? Questa è la domanda che dobbiamo farci nel valutarla. Perché una riforma non deve essere giudicata tanto per il suo impatto sui professori e gli studenti attuali, ma su quelli futuri. Purtroppo né gli uni né gli altri scendono in piazza o fanno lobby in Parlamento.
Mariastella Gelmini Cortei e scontri anti-ddl gelminiNon a caso in un paese fortemente democratico come gli Stati Uniti, i rettori non sono eletti dai professori, ma nominati da un consiglio di amministrazione controllato dagli ex alunni, che hanno più a cuore il futuro dell\'università, a cui sperano di mandare i propri figli e nipoti. In questo senso la riforma Gelmini fa notevoli passi avanti. Microscopici se visti dagli Stati Uniti, ma enormi nel contesto della realtà italiana.
Il primo riguarda l\'introduzione di un sistema di \"up or out\" per i ricercatori: o vengono promossi entro un certo numero di anni o vengono licenziati. Questo sistema, prevalente in tutte le migliori università del mondo, non solo valorizza il merito, ma paradossalmente protegge anche gli stessi ricercatori. Di fronte alla scelta obbligata tra privarsi di un collaboratore o promuoverlo, i professori si troveranno \"costretti\" a promuovere i ricercatori bravi al tempo giusto, invece che lasciarli languire nella promessa di un premio futuro.
Berlusconi Gelmini - Nonleggerlo da L\'EspressoNel contempo, questo sistema forza i professori ad eliminare coloro che per la ricerca non sono portati. Per chi come me l\'ha fatta molte volte, posso dire che questa è una scelta molto penosa. La rimanderei molto volentieri. Ma rimandarla non fa il bene dell\'università, né tantomeno quello del ricercatore. È meglio cambiare carriera a trent\'anni che scoprire a cinquanta di aver sbagliato strada. Ma l\'aspetto più importante è che questo meccanismo permette un continuo influsso di giovani nell\'università. Nel mondo accademico sono i giovani ricercatori a portare il progresso scientifico, senza di loro l\'università non può rimanere sulla frontiera della conoscenza.
Il secondo passo rivoluzionario della riforma Gelmini consiste nell\'introduzione di una differenziazione di stipendio basato sul merito e non sull\'anzianità. Vi immaginate quanto competitiva sarebbe una squadra di calcio se i giocatori fossero pagati sulla base dell\'anzianità di carriera e non della bravura? Eppure è quello che ha fatto finora l\'università italiana. Non deve quindi sorprendere se l\'Italia, che nel 2010 era la decima economia al mondo, non ha nessun ateneo tra i primi 100 secondo la classifica creata dall\'università di Shanghai. Purtroppo la differenziazione introdotta dalla riforma agirà oggi solo sugli aumenti di stipendio e quindi sarà molto limitata. Ma almeno il principio è stato introdotto.
Cortei e scontri anti-ddl gelminiIl terzo passo avanti effettuato dalla riforma è proprio sulla governance. Innanzitutto, si impone un limite al mandato dei rettori, forzando un salutare ricambio. In secondo luogo, si distingue tra responsabilità didattiche (che spettano al Senato accademico) e responsabilità amministrative (che spettano ad un consiglio composto anche di esterni). Di nuovo è un passo molto limitato, ma nella direzione giusta. Basterà questo a fermare la fuga dei cervelli? Non penso. Ma se applicata seriamente crea le condizioni per ridurla nel tempo.
Cortei e scontri anti-ddl gelminiRiformare i privilegi di una casta non è facile. È ancora più difficile farlo in un periodo di restrizioni di bilancio, in cui non si può facilmente comprare il consenso con elargizioni. In questo senso la riforma Gelmini è notevole. Di gran lunga la migliore (forse l\'unica) fatta dal quarto governo Berlusconi in quasi tre anni di vita.