AZZURRO TENEBRA – L’ITALIA KO COL PORTOGALLO (SENZA CR7): ORA IN 'NATIONS LEAGUE' RISCHIA LA RETROCESSIONE – LA NAZIONALE NON  VINCE UNA GARA UFFICIALE DA QUASI UN ANNO – MANCINI (CHE NE HA CAMBIATI 9): "I GIOVANI ITALIANI NON GIOCANO AD ALTI LIVELLI. E’ NORMALE CHE ABBIANO QUALCHE DIFFICOLTA’…" - L'ITALIA SENZA CALCIATORI DELLA JUVE DAL PRIMO MINUTO. NON ACCADEVA DA 20 ANNI - AMARA IRONIA SUI SOCIAL – VIDEO

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Matteo Dalla Vite per gazzetta.it

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La collisione con l’asteroide Nations League rischia seriamente di eclissare la Nuova Italia di Roberto Mancini: dopo l’1-1 contro la Polonia (soffrendo troppo e ringraziando Chiesa), ecco il meteorite-Portogallo che spacca l’azzurro, santifica la gara in casa, ci piega con gol di André Silva e per fortuna che c’è Donnarumma capace di evitare una pesante grandinata. Un punto in due gare significa che - avanti così e senza vincere in Polonia - l’Italia potrebbe sedersi sul terzo gradino della classifica e retrocedere in serie B. Meglio di no, dopo l’onta del non-Mondiale. Serve crescere in fretta. Per forza.

 

JUVE SOLO PORTOGHESE — Il Mancio approccia il Da Luz con 9 uomini diversi rispetto al debutto contro la Polonia a Bologna. Cambia tutta la difesa tranne Donnarumma (da destra, Lazzari, Caldara, Romagnoli, Criscito), conferma Jorginho in mezzo al campo spalleggiato dal duo Bonaventura-Cristante e l’attacco vive di Chiesa nel tridente con Zaza e Immobile. "Abbiamo cambiato perché bisogna tutelare i giocatori, abbiamo giocato 72 ore fa e non possiamo mettere a rischio nessuno" ha detto Roberto Mancini poche ore prima della partita. Fatto sta che dal 1’ non c’è nemmeno un giocatore azzurro della Juventus, che invece schiera Cancelo coi portoghesi, ripescato dopo la non-convocazione a Russia 2018.

 

andrè silva andrè silva

Fernando Santos, di là, non ha CR7 ma mette insieme un bell’elastico a sinistra con Bruma (che Mancio ebbe al Galatasaray) e Mario Rui mentre davanti si rivede André Silva, ex Milan. L’avvio è molto portoghese (occasione per William Carvalho, che si alza spesso dietro le punte, ma in fuorigioco) ma l’Italia tiene botta e riparte con quella spinta caratteriale di cui Mancio era contentissimo nel secondo tempo contro la Polonia: il primo vero tiro in porta, infatti, è di Fede Chiesa, centrale e leggibile ma evidenza di una capacità propositiva apprezzabile.

 

INTRAPRENDENZA E FRAGILITA' — Poco prima della mezz’ora, e dopo piccoli fuochi isolati, la gara aumenta intensità e fiammate: una è made in Italy (Zaza non sviluppa una situazione favorevole in area), l’altra vede Romagnoli devitalizzare sulla linea di porta un’occasione di Bernardo Silva nata da uno sgorbio in uscita di Donnarumma. Un’altra mezza sofferenza arriva da un’auto-traversa colpita da Cristante su cross di Bernardo Silva. Insomma, a cavallo del 30’ si vive di una fase in cui l’ Italia perde le distanze e un po’ di lucidità nel mantenimento delle coperture: infatti il Portogallo sbuffa e spinge e si alza dando dell’Italia un’impressione di confusa fragilità.

donnarumma donnarumma

 

Mancio si agita e si arrabbia, Balotelli guarda dalla tribuna e insomma il c.t. non vede i giusti aiuti degli attaccanti nei rientri pro-centrocampisti, certificando di fatto la superiorità (di palleggio e numerica) dei portoghesi nel cuore del sistema. Il primo tempo si conclude con una botta (centrale) da fuori di Jorginho, un’occasione di Zaza (schiacciata e ribattuta) e un’evidenza: possesso-palla del Portogallo oltre il 60%, mentre il Mancio chiama un pressing che c’è e non c’è. Una squadra cambiata per 9 undicesimi non può essere oliata ma l’idea di fare esiste anche se gli equilibri, spesso, saltano dando aria alle raffiche portoghesi.

 

4-2-4 — Raffiche che diventano una tempesta all’alba della ripresa: Lazzari (settimo deb dell’Era Mancio: bravo da ala, molto meno da terzino) è in ritardo su Bruma, il sostituto di Cristiano Ronaldo vola a sinistra, Italia sbilanciata, palla di André Silva nell’alveolo destro dell’area, il tempo per aggiustare la palla c’è, per segnare anche. Mancio dice "Ma daaaai" come didascalia di un’Italia tutta sbilanciata e fuori scacchiere da destra a sinistra. L’Italia reagisce? Ora, poco: Donnarumma si tuffa alla grande su diagonale di Bernardo Silva indirizzato nel "sette" e intanto Mancio inserisce Berardi per Immobile ed Emerson Palmieri per Criscito. Il problema è che Santos risponde con Renato Sanches e Gelson Martins, due talenti, il primo ritrovato e l’altro esplosivo. Zaza ci prova di testa, Belotti entra per Cristante ed è 4-2-4 disperato.

chiesa chiesa

 

UN ANNO SENZA — Cosa cambia? Sostanzialmente nulla: Donnarumma para due volte ancora (una su Renato Sanches) come successo contro la Polonia e insomma resta un punto in due partite ma anche la rabbia di vedere un fallaccio di Pepe su Chiesa sanzionato solo col giallo. Appuntamento al 14 ottobre, si giocherà Polonia-Italia: considerando che gli azzurri non vincono una gara ufficiale dall’ottobre 2017, il rischio-eclissi andrebbe spezzato lì. Per mille motivi.

 

 

 

MANCINI

Da gazzetta.it

mancini mancini

 

Adesso si fa dura. Un solo punto in due partite, e l’insoddisfazione che regna sovrana. Ai microfoni di Rai Sport, Roberto Mancini non può non partire dalla “tassa errori” che attanaglia questa squadra: “Dobbiamo cercare di limarli, ma abbiamo messo tutto - ha subito commentato il c.t. -. Dobbiamo però trovare anche dei rimedi: per vincere bisogna far gol”.

 

CAMBIO MODULO — Nel finale, il Mancio ha provato il tutto per tutto, schierando Belotti al fianco del suo compagno di squadra Zaza. “Con i due attaccanti abbiamo avuto più palle giocabili, questo sì. Hanno giocato bene tra di loro ed è importante”, il suo commento. Sul capitolo retrocessione: “Dobbiamo crescere, poco da fare. Un ragazzo giovane italiano non gioca ad alti livelli, è normale che abbia qualche difficoltà alle prime esperienze. La gamba sicuramente aiuterà, dobbiamo però trovare soluzioni per arrivare al gol. Resta un problema”. Pure bello grosso.

 

roberto mancini roberto mancini

IN CONFERENZA — In un mare di errori, comunque, Mancini prova a vedere una luce di fiducia durante la successiva conferenza stampa: “Non sono preoccupato. L’obiettivo è fare la squadra per qualificarci agli Europei. E se criticano me non è un problema, per i ragazzi devono essere solo critiche positive perché alcuni sono giovani e all’inizio. Vanno aiutati e spinti. E’ stato bello crederci fino alla fine”. Quanto si deve credere nella qualificazione? Mancini è fedele e laconico: “Penso sia ancora tutto aperto, il Portogallo è favorito. Le difficoltà ci sono, ora le conosciamo meglio”. Il leitmotiv è chiaro: serve incisività. E soprattutto far gol. “Proviamo a riaprire ogni discorso”, s’inorgoglisce il Mancio. Che ci crede, davvero.

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