“VI RACCONTO DI MIO PADRE MORTO DI CORONAVIRUS IN 15 GIORNI” – DARIO MARCOLIN, EX LAZIO, OGGI COMMENTATORE PER 'DAZN,' RIPERCORRE LO STRAZIANTE ADDIO "A DISTANZA": "PESAVA 150 CHILI, ERA UN OMONE DI 1 METRO E 80 E SOFFRIVA DI IPERTENSIONE. IL VIRUS HA TROVATO TERRENO FERTILISSIMO. DALL'OSPEDALE PIAN PIANO LE TELEFONATE SI SONO DIRADATE E ACCORCIATE. E POI... -  NON AVRÒ NEMMENO LA POSSIBILITÀ DI DARGLI UN BACIO SULLA FRONTE. NON E’ NORMALE"

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Ivan Zazzaroni per corrieredellosport.it

 

DARIO MARCOLIN con il padre

«Gli ultimi due giorni non ha più risposto, era sensibilmente peggiorato. Chiamavamo il reparto e le risposte erano “è stabile”, “non bene”, infine “non è cosciente“. Una discesa inarrestabile. Quando abbiamo chiesto se fosse questione di ore o di giorni, ci hanno detto “di ore”. Gianca se n’è andato in due settimane, è morto mercoledì, era entrato in ospedale, alla nuova Poliambulanza di Brescia, giovedì 12».

 

Dario Marcolin, 48 anni, un percorso calcistico lungo e completo - giocatore, viceallenatore, tecnico in prima e da qualche stagione commentatore televisivo per Dazn, dopo l’esperienza a Fox - parla con comprensibile piacere del padre, Giancarlo.

«Raccontarlo mi fa bene - spiega - nel giro di pochissimo sono passato dal grande pieno a un vuoto immenso. Dopo che si è saputa la notizia avrò ricevuto più di mille testimonianze, tra telefonate e messaggi, dal mondo del calcio e della televisione. Ho risposto a tutti, non ho nemmeno avuto il tempo di avvertire l’assenza.

 

DARIO MARCOLIN

Il primo a chiamare è stato Mancio, subito dopo Sinisa. Roberto e Sinisa lo conoscevano, Sinisa ha perso il padre da poco. E poi Totti, Pancaro, Favalli, Cosmi, Costacurta, Tare, Ciro Ferrara, Ferri, Adani, Peluso, Taglialatela, tifosi di Lazio e Napoli, Carolina Morace, Foroni, Bonan, quelli di Sky. Insomma, tantissima gente. È stato il tributo a Gianca che di calcio era malato.

 

Non si è mai perso una mia partita o una mia telecronaca. Ivan, seguiva in streaming anche il nostro programma a Napoli. Ha vissuto per i figli. A Brescia abbiamo una casa su tre piani, Gianca abitava al primo, Mauro, mio fratello, sopra di lui. Quando oggi gli ho chiesto se stesse riuscendo a metabolizzare il lutto, mi ha detto che Gianca era ancora di sotto. Lo sentiva… È qualcosa di irreale, è tutto così distante dalla vita... E Brescia è come Bergamo, se non peggio».

 

È giusto che tu lo sottolinei.

DARIO MARCOLIN

«Hanno superato i mille morti, le strade sono deserte, passano solo le ambulanze. Non avremo neppure la possibilità di fargli il funerale. Gianca sarà cremato come le altre persone che non ce l’hanno fatta. Siamo in lista d’attesa, forse tra una settimana, non so. È sconvolgente. L’affetto e la solidarietà del mondo del calcio è l’unica cosa bella, vorrei potergli dire “Gianca, ha visto, tutti per te?”».

 

Mi hai detto che la progressione è stata rapidissima.

«Prima un po’ di febbre. Era un soggetto a rischio, e non solo perché aveva 75 anni. Pesava centocinquanta chili, era un omone di oltre un metro e ottanta e soffriva di ipertensione. Il virus ha trovato terreno fertilissimo. Nei primi giorni quelli dell’ospedale ci avevano suggerito di monitorarne le condizioni a casa.

 

dario marcolin, giulia mizzoni, marco foroni (dir fox sports), fabio capello e alvaro von richetti odjad 9932

Al quarto giorno di febbre, 39 e mezzo, quaranta, mio fratello, che lavora nella cosmetica, si è fatto dare dalla socia la macchinetta che misura la saturazione dell’ossigeno nel sangue. Il valore minimo è 92, mio padre aveva 78. Quando l’abbiamo comunicato all’ospedale sono andati a prenderlo immediatamente».

 

Riuscivate comunque a sentirlo?

«Aveva con sé il cellulare. Sì, lo sentivamo con una certa frequenza, si toglieva la mascherina di Venturi, quella per l’ossigenazione, e ci parlava. Pian piano le telefonate si sono diradate e accorciate. Dopo trenta secondi non ce la faceva più. Quando è peggiorato sono ricorsi alla morfina sottocutanea, non accettava la maschera, quella che volgarmente chiamano da palombaro, Non la tollerava proprio. Diceva che un minuto con quell’aggeggio sembra un anno.

 

Eravamo preparati al peggio. Ma il peggio non è mai come te lo immagini. Io ero andato a trovarlo a casa a inizio febbraio, non avrò nemmeno la possibilità di dargli un bacio sulla fronte. Nelle nostre stesse condizioni si trovano tutti quelli che hanno perso qualcuno che amavano. Non incolpo nessuno, non è una situazione normale quella che stiamo vivendo. E Gianca era così solare…».

 

dario marcolin e fabio capello odjad 9824