PRANDELLI DICE ADDIO AL CALCIO MA ERA UN EX ALLENATORE GIA' DA 7 ANNI - DOPO L'ELIMINAZIONE DELL'ITALIA AL MONDIALE 2014, HA INANELLATO UNA CATENA ININTERROTTA DI FLOP, IN TURCHIA, SPAGNA, DUBAI E POI AL GENOA - ORA PER SPIEGARE USA LA TACHICARDIA DOPO LA PARTITA CON IL MILAN, IL CALCIO "ARROGANTE" CHE NON GLI PIACE, LE ASPETTATIVE TROPPO ALTE, IL MANCATO AIUTO DELLA FIORENTINA. MA DOPO LA PANCHINA DELLA NAZIONALE, PRANDELLI NON HA PIU' AVUTO "FAME"...

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Alessandro Bocci per corriere.it

 

prandelli

Un gesto d’amore. «È la seconda volta che lascio la Fiorentina. La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione». Cesare Prandelli saluta Firenze, la città che lo ha adottato, un punto fermo della sua vita, con una lettera aperta dura, dolorosa, vera. Dopo quattro mesi e mezzo di lavoro appassionato si è trovato a fare i conti con sé stesso e le sue fragilità.

 

Prandelli ha sempre voluto tornare, sin dal giorno in cui con entusiasmo aveva abbracciato la Nazionale e non ci ha pensato due volte a rispondere all’appello di Rocco Commisso, all’inizio di novembre, forse sottovalutando le difficoltà che avrebbe trovato sulla sua strada.

 

dario nardella e rocco commisso allo stadio di firenze

La lettera di Prandelli

Doveva essere un nuovo inizio per lui e per la Fiorentina e invece si è rivelata una parentesi dolorosa. Centotrentaquattro giorni vissuti sempre sul filo hanno svuotato l’allenatore di Orzinuovi. Per Prandelli la panchina viola non era un semplice lavoro, né l’opportunità di rilanciarsi dopo qualche avventura sbagliata all’estero. Firenze è Firenze, una scelta di cuore. Una specie di favola che non ha avuto il lieto fine. «Nella vita di ciascuno, oltre alle cose belle, si accumulano scorie e veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Per il troppo amore sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa che non era esattamente al suo posto dentro di me», scrive sincero.

 

Le aspettative

prandelli

I mesi viola sono stati una specie di calvario per i risultati che non sono stati all’altezza delle aspettative, le sue prima ancora di quelle della gente. Ma anche perché si è sentito troppe volte solo a gestire una squadra che squadra non lo è quasi mai stata. Si aspettava anche un aiuto più concreto dalla società e forse da qualche giocatore importante.

 

Ma alla fine dei conti ha pesato soprattutto il fatto di non essere riuscito a ribaltare la situazione e la classifica, a dare ai tifosi viola quello che volevano: una Fiorentina vera. «So che Firenze capirà e sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la vita non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi».

 

prandelli

 

Il calcio litigioso

Il calcio litigioso di oggi, in cui prevale l’arroganza, non gli piace. «Si parla troppo poco di pallone e troppo di tutto il resto», non si stanca mai di ripetere. I primi segnali di difficoltà sono arrivati dopo la sconfitta di Genova contro la Sampdoria lo scorso 14 febbraio e ancora, più forti, la sera della bellissima vittoria a Benevento. Bastava guardare la sua faccia stravolta per capire che qualcosa non andava. Prandelli si è illuso di poter lottare contro i suoi demoni, ma domenica contro il Milan ha capito che doveva fare un passo indietro.

 

prandelli con la chitarra

La rimonta prima fatta e poi subita, la tensione debordante sotto forma di tachicardia. Momenti duri. Così, dopo un giorno di riflessione, lunedì sera ha chiamato Pradè e Barone per annunciargli le dimissioni. I dirigenti hanno capito. E martedì non è mancato un momento di commozione.

 

Il ritorno di Iachini

Prandelli si ferma qui. «Per ritrovare chi sono veramente e per non penalizzare la squadra che è ancora in lotta per la salvezza». Da oggi Firenze e la Fiorentina saranno più soli. «In questi mesi è cresciuta un’ombra dentro di me che ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Sono venuto per dare il cento per cento, ma quando ho capito che non poteva essere così ho fatto un passo indietro».

 

ribery

A Firenze è già tornato Iachini, sino alla fine della stagione. Dopo servirà un altro tecnico e di nomi se ne sono già fatti, forse troppi, da Sarri a Gattuso, passando per Italiano e Simone Inzaghi. Commisso deve pensarci bene: adesso non può sbagliare. Forse in futuro la Fiorentina sarà più forte. Di sicuro meno romantica.

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