LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO
1- I FURBETTI DEL FORMAGGINO ALL\'INSEGUIMENTO DI PARMALAT
Sarà per il clima patriottico dei 150 anni dell\'Unità d\'Italia, oppure più semplicemente un\'irresistibile voglia di business, ma ecco spuntare sulla scena un\'altra cordata italiana disposta a entrare dentro Parmalat, l\'azienda alimentare di Collecchio capitanata da Enrico Bondi.
A guidare la squadra dei patrioti sarebbe questa volta il Fondo Charme che Luchino di Montezemolo ha lanciato sei anni fa e affidato al figlio Matteo. Secondo i giornali che riportano la notizia, il Fondo lussemburghese che controlla le iniziative dei Montezemolo nell\'industria e nel lusso, sarebbe pronto a pilotare una cordata di imprenditori disposti a investire 1 miliardo di euro per una quota fino al 30% del capitale di Parmalat.
ParmalatIn questo modo verrebbero definitivamente sventate le manovre dei tre fondi di investimento stranieri che hanno in mano il 15% dell\'azienda e che nelle ultime settimane si sono agitati per cacciare Enrico Bondi in modo da prendere le redini della società nell\'Assemblea del prossimo 4 aprile.
Da tempo i fondi stranieri chiedono al 77enne manager di Arezzo di dare al Gruppo una gestione più dinamica e di investire il tesoretto di 1,4 miliardi di liquidità che Parmalat ha nelle casse. Ancora una volta Bondi ha fatto orecchie da mercante e oggi in un hotel di Milano mostrerà i conti del 2010 con un fatturato in crescita dell\'8,5% rispetto all\'anno scorso (anche se l\'utile si è ridotto di 257 milioni a causa dei minori proventi derivanti da transazioni per vecchie cause legali).
GIANNI LETTAPoco tempo fa questo laureato in chimica che dopo la Montedison è arrivato a Parma, è andato a Palazzo Chigi per incontrare Gianni Letta e molti si sono chiesti la ragione di questo incontro. È probabile che in quella occasione l\'aretino dalle occhiaie profonde abbia chiesto il parere del Governo sull\'operazione che oggi viene alla luce per garantire l\'italianità dell\'azienda.
In pratica si ripropone l\'operazione di tre anni fa con cui la cordata dei patrioti Cai riuscì a mettere le mani sulla vecchia Alitalia. Ciò che stupisce è l\'imponenza dei numeri in ballo perché se è vero che a Luchino, al figlio Matteo, al compagno di merenda Dieguito Della Valle e agli altri soci targati Charme serve 1 miliardo di euro, di sicuro questi soldi il Fondo con base in Lussemburgo non li ha.
Duran Duran a Milano Della Valle OlycomDentro il Fondo c\'è - come ha scritto tempo fa il giornalista Malagutti - una coda di perdite e debiti che toccano gli investimenti fatti nell\'arco di sei anni. Tra questi Grandi Navi Veloci, il cachemire Ballantine e gli arredi di lusso Poltrona Frau, tutte aziende che non hanno certamente brillato e hanno chiuso i loro bilanci in rosso.
Basti pensare che il titolo di Poltrona Frau, quando l\'azienda fu quotata, valeva 3 euro mentre oggi viaggia al di sotto di 1 euro. C\'è poi l\'aspetto nemmeno secondario dell\'identità di alcuni azionisti che fanno parte di Charme Fashion Group, la subholding sempre lussemburghese controllata da Charme Investments. Alcuni di loro come ad esempio Gulgong Inc. hanno sede nelle isole Vergini e c\'è chi dice che dietro questa sigla si nascondano capitali russi.
Ma non bisogna preoccuparsi perché la cordata dei nuovi patrioti per Parmalat ha trovato anche questa volta una sponda formidabile in Banca Imi di IntesaSanPaolo, l\'Istituto dove si trova al vertice quel Corradino Passera che ha già firmato l\'operazione Alitalia e fa parte della lobby di Luchino e Dieguito. Il disegno potrebbe diventare ancora più vasto nel caso in cui dentro Parmalat finisse anche Granarolo, l\'altra azienda del latte e del formaggio dove IntesaSanPaolo è già dentro con il 19,78%.
frauCosì, dopo i treni di Ntv e il lusso, il buon Luchino potrà aggiungere un altro tassello alla sua collezione di affari tirando fuori dal portafoglio qualche spicciolo.
Il latte fortifica, il formaggio irrobustisce, gli affari si gonfiano e la politica può aspettare.
Corrado Passera, Giovanna Salza, Luca Montezemolo
2- CIAPPAZZI AMARI PER GERONZI
La bomba sganciata dalla Procura di Roma che ha chiesto la condanna a 8 anni per Cesarone Geronzi, ha avuto per il momento effetti limitati.
Di fronte a una richiesta particolarmente dura nei confronti dell\'ex-banchiere di Marino, nemmeno Dieguito Della Valle che nei giorni scorsi ha avuto scontri furibondi ha rilasciato alcun commento. D\'altra parte lo scarparo marchigiano, che ieri era impegnato nell\'alluvione che ha colpito i suoi stabilimenti di Casette d\'Ete, non è così sciocco da cavalcare adesso la richiesta di rinvio a giudizio formulata dai giudici.
Casomai lo farà più avanti per aggiungere altre critiche all\'arzillo vecchietto che siede sulla poltrona di Generali. Il suo silenzio si accompagna ovviamente a quello della Compagnia di Trieste che è stata investita dalle polemiche sulla gestione Perissinotto e oggi si preoccupa sul \"Sole 24 Ore\" di spiegare la bontà dell\'investimento fatto nella Banca russa Vtb, uno dei temi caldi che ha provocato le dimissioni di Leonardo Del Vecchio.
GERONZIAnche i principali giornali tengono un profilo basso. È il caso di \"Repubblica\" dove la richiesta di condanna per Geronzi è relegata a pagina 22 in un articoletto anonimo al quale si accompagna un ritratto al vetriolo dell\'ex-patron della Cirio, Sergio Cragnotti. La stessa cosa avviene per il \"Corriere della Sera\" dove a confutare le accuse dei magistrati è il penalista Ennio Amodio, che si riserva di smontare le accuse contenute nelle 300 pagine della Procura.
L\'unico a darci dentro con toni drammatici è stato ieri sera il tg di Enrichetto Mentana che ha \"strillato\" la vicenda nei titoli d\'apertura senza fare cenno alle argomentazioni dei difensori.
Leonardo del vecchioL\'impressione è che la mazzata dei Pm abbia soprattutto un valore esemplare, ma che i tempi della giustizia italiana riusciranno a mettere nel dimenticatoio. La ferita comunque rimane e si aggiunge a quelle già provocate nel passato di questo personaggio che in 50 anni è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista nella finanza. E oggi c\'è chi ricorda che appena arrivò a Mediobanca subì una sospensione di 20 giorni dal suo incarico di presidente senza dover lasciare la poltrona.
L\'unica cosa certa è che il percorso nei prossimi mesi di Cesarone non sarà facile, perché oltre alla vicenda Cirio ci sono da superare gli ostacoli del crack Parmalat e soprattutto della questione Ciappazzi, l\'azienda delle acque minerali in provincia di Messina che fu acquistata da Tanzi per sistemare i conti di Ciarrapico.
È inutile chiedersi dove fosse la Consob in quegli anni. L\'unica domanda che vale la pena di porre è se l\'ex-banchiere, oggi assicuratore e puntello del sistema politico berlusconiano, ce la farà a salvare la pelle.
MENTANA
3- QUALCUNO AVVISI LILLIBOTOX GRUBER CHE UNO SCONTRO SI STA CONSUMANDO NEL SALOTTO DI RCS E DEL \"CORRIERE\". MAGARI, INTERVISTANDO ROMITI, PUÒ ESSERE UTILE
Alla bella età di 88 anni Cesarone Romiti si permette il lusso di chiamare le cose con il loro nome, anche se non sfugge alla reticenza.
Per lui che sta dedicando gli scampoli della terza età alla Cina, vale il proverbio dei contadini gialli secondo il quale \"chiamare le cose con il loro nome è l\'inizio della saggezza\". Ieri sera se ne è avuta una prova nel salotto di Lilli Gruber dove ha tranciato giudizi pesanti su Gheddafi e sulle vicende italiane.
Senza mezzi termini ha detto che il beduino di Tripoli è un criminale al quale non avrebbe mai fatti il baciamano e ha ricordato che oltre ad aver fatto cadere un aeroplano con 300 passeggeri, il leader libico tirò un missile contro Lampedusa.
GIUSEPPE CIARRAPICOE quando la rossa conduttrice gli ha ricordato i vecchi rapporti della Fiat con i libici, Romiti ha rivelato che prima di fare quelle intese l\'Avvocato chiese permesso alla Cia, a Bush e al Governatore Ciampi. Poi si è dilungato sulla \"vergogna\", cioè quel senso che deve far scattare la dignità in un Paese ormai degradato. La Gruber ha tentato insieme al giornalista Massimo Franco di tirargli fuori un giudizio su Marpionne, ma l\'ex-manager romano che è entrato in Fiat nel 1976, non ha voluto infierire e ha detto soltanto che \"sarebbe un dolore gravissimo se la Fiat lasciasse l\'Italia\".
Calisto TanziPoi il discorso è caduto sul violento articolo pubblicato nei giorni scorsi dal direttore del \"Giornale\", Sallusti, dove si attaccavano la Fiat e Romiti per le censure e i limiti dell\'informazione. Anche in questo caso l\'anziano presidente onorario di Rcs ha girato alla larga senza ricordare che in quell\'epoca Sallusti lavorava al \"Corriere della Sera\" sul quale Romiti ha rivelato di essere intervenuto una volta sola quando Flebuccio De Bortoli gli sottopose l\'ipotesi di un editoriale in cui proponeva Ciampi al Quirinale.
LILLI GRUBERLa chiacchierata nello studio televisivo è andata avanti in modo stentato e la povera Lilli con il collega Massimo Franco ha avuto la percezione di sbattere contro un muro. Un po\' di colpa ce l\'ha anche lei perché invece di farlo parlare del caso Ruby e di Matteo Renzi (\"un giovane coraggioso che ha commesso l\'errore veniale di andare ad Arcore\") avrebbe potuto toccare il tasto dello scontro che si sta consumando nel salotto di Rcs e del \"Corriere\".
cesare romitiEvidentemente la rossa conduttrice ha dimenticato l\'antico proverbio cinese che indica l\'inizio della saggezza nella capacità di chiamare le cose con il loro nome.
GIANNI ALEMANNO
4- LA SOLITUDINE DI ALE-DANNO
Avviso ai naviganti: \"Si avvisano i signori naviganti che il sindaco dalle scarpe ortopediche, Gianni Alemanno, si sente terribilmente solo.
Dopo l\'inutile e costosa passerella degli Stati Generali si aspettava un coro di consensi politici. In realtà anche gli amici e gli assessori più vicini gli contestano di avere tagliato fuori da quell\'evento le componenti più rappresentative del territorio. Adesso Alemanno ha chiesto al suo capo dipartimento, Antonio Lucarelli, e al superconsulente Paolo Glisenti, di ritrovare il bandolo che può legare il Campidoglio alla città\".