ALLA FACCIA DELLA PACE FISCALE - DAL PRIMO GENNAIO TRIPLICANO GLI INTERESSI LEGALI SULLE TASSE NON PAGATE: IL RAVVEDIMENTO SARÀ PIÙ COSTOSO COSÌ COME PAGARE IN RITARDO LE SOMME ALL’ERARIO E LE RATE PER I NUOVI CONDONI PREVISTI DAL DECRETO LEGGE 119/2018

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Salvina Morina e Tonino Morina per www.ilsole24ore.com

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Il legislatore moltiplica la misura degli interessi legali: saranno aumentati dallo 0,3% annuo fino allo 0,8%, con effetto dal 1° gennaio 2019. La nuova misura è disposta dall’articolo 1 del decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze del 12 dicembre 2018, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 291 del 15 dicembre. L’Economia - va ricordato - può modificare il livello degli interessi «sulla base del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a dodici mesi e tenuto conto del tasso di inflazione registrato nell’anno».

 

Lo scorso anno la misura applicabile per il 2017 era passata dallo 0,1% allo 0,3% per l’anno 2018 e dal 2019 subirà un nuovo aumento. Sarà perciò più pesante il costo del ravvedimento. Così come sarà più oneroso pagare in ritardo le somme all’erario e le rate per i nuovi condoni previsti dal decreto legge 119/2018.

 

La nuova misura dello 0,8% si dovrà, infatti, applicare sui pagamenti rateali dovuti per la definizione agevolata dei processi verbali di constatazione (articolo 1), per la definizione degli atti del procedimento di accertamento (articolo 2) e per la chiusura delle liti pendenti (articolo 6). Per regolarizzare gli omessi o tardivi versamenti del 2018, con il ravvedimento nel 2019 per gli interessi legali, si dovranno quindi applicare le due misure, dello 0,3% fino al 31 dicembre 2018 e dello 0,8% dal 1° gennaio 2019.

 

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In materia di interessi - va ricordato - non è stata mai fissata una misura unica per i versamenti e i rimborsi. Infatti, nonostante i vari annunci, si è ancora in attesa di un allineamento, per evitare che gli interessi applicati dal fisco su quanto gli è dovuto siano più alti di quelli riconosciuti al contribuente in caso di rimborso. In sostanza, si sarebbe dovuta mettere la parola «fine» su queste disparità, con il fisco che fa la parte del leone e che riconosce poco pretendendo almeno il doppio.

 

Infatti, se il contribuente deve avere il rimborso, l’interesse riconosciuto dal fisco per il ritardo è di norma il 2% annuo, mentre se il contribuente versa dopo la scadenza, l’interesse che deve pagare è il doppio. Inoltre, scatta pure la sanzione del 30%, riducibile al 15%, se il contribuente paga entro 90 giorni, mentre nessuna sanzione è prevista a carico del fisco, anche se esegue i rimborsi in ritardo. La disparità doveva essere eliminata da un decreto che si sarebbe dovuto approvare nel mese di gennaio del 2016. Si tratta del decreto previsto dall’articolo 13 del Dlgs 24 settembre 2015 n. 159, in vigore dal 22 ottobre 2015.

 

matteo salvini luigi di maio matteo salvini luigi di maio

Il decreto che doveva fissare una misura unica di interessi per versamenti, riscossione e rimborsi di ogni tributo, doveva essere emanato entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo 159/2015. Considerato che questo decreto è entrato in vigore il 22 ottobre 2015, il provvedimento doveva essere emanato entro il 20 gennaio 2016. Per il momento, visto che il decreto è rimasto solo una promessa, si devono applicare gli interessi vigenti, che sono di diversa misura e, di norma, favoriscono il fisco, penalizzando i contribuenti. Ad esempio, per i contribuenti che pagano a rate le imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali dei redditi, dell’Iva e dell’Irap, gli interessi sono dovuti nella misura dello 0,33% mensile, cioè pari al 4% annuo.

 

 

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