GENERALI, MEDIOBANCA, TELECOM: IL 2022 SARÀ L’ANNO DELLA SVOLTA – IL LEONE DI TRIESTE CAMBIERÀ DI PASSO, SIA CHE VINCA LA LISTA SOSTENUTA DAL PRIMO SOCIO MEDIOBANCA, SIA CHE LA SPUNTINO I DUE GRANDI AZIONISTI CONTESTATORI CALTAGIRONE E DEL VECCHIO - TENSIONI PURE IN CASA MEDIOBANCA TRA NAGEL E IL PRIMO AZIONISTA DEL VECCHIO (MA IL CDA SCADRÀ SOLO NELL'OTTOBRE DEL 2023) - SENZA IL GOVERNO SARÀ DIFFICILE FARE I CONTI IN TIM PER VIVENDI E KKR…

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Leonardo Del Vecchio Leonardo Del Vecchio

Francesco Manacorda per “la Repubblica - Affari & Finanza”

 

Perturbazioni sparse nell'area triestina, con ampi fronti temporaleschi in arrivo da Roma e Agordo, e a seguire forti rovesci nel Milanese, specie in zona Piazzetta Cuccia.

 

Nell'Italia intera tempo incerto dalle parti della Tim, con la possibilità di nubifragi provenienti dalla Francia e rischio di cicloni in arrivo dagli Stati Uniti.

 

Generali Assicurazione Generali Assicurazione

Se la finanza potesse fare previsioni come quelle meteorologiche, il bollettino dei prossimi mesi suonerebbe più o meno così.

 

ALBERTO NAGEL ALBERTO NAGEL

Certo, i movimenti delle grandi partite finanziarie non si prestano a uno studio scientifico e in questo campo le previsioni rischiano di essere ancora meno esatte di quelle - già spesso lacunose - del tempo. Qualche idea, però, ci si può già fare sul futuro dei due principali terreni di scontro della finanza italiana che in questo 2022 promettono svolte assai decise.

 

MEDIOBANCA MEDIOBANCA

Una svolta, in ogni caso, arriverà sulle Generali: sia che vinca la lista presentata dal consiglio di amministrazione, sostenuta dal primo socio Mediobanca, sia che la spuntino i due grandi azionisti contestatori Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio con una loro lista che assumerà contorni più precisi nei prossimi due mesi, il Leone di Trieste cambierà di passo con l'assemblea degli azionisti di fine aprile.

 

Qui non c'entrano solo e tanto gli annunci fatti dall'amministratore delegato Philippe Donnet nel piano industriale per i prossimi tre anni che il cda ha approvato (con il voto contrario di Caltagirone e l'assenza strategica del consigliere di estrazione Luxottica) il 14 dicembre, quanto il peso che avrà il mercato nella scelta del nuovo consiglio.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Per attrarre i voti dei fondi di investimento le liste concorrenti dovranno infatti essere il più possibile ricche di esponenti realmente indipendenti, lontani dai singoli azionisti e dai loro interessi più o meno espliciti.

 

La lista del cda si propone già di aumentare il numero di indipendenti, quella targata Caltagirone e Del Vecchio non potrà fare altrimenti se vuole giocarsi la partita per il voto degli investitori istituzionali.

 

vincent bollore vincent bollore

Il prevedibile risultato è dunque che dopo decenni di stretta interconnessione vedremo finire, o almeno diluirsi, il rapporto tra Mediobanca e Generali: un rapporto talvolta incestuoso negli anni passati, che l'amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, assicura di aver sciolto già da tempo, ma che dal prossimo aprile sarà ancora più tenue. Effetto collaterale, anch' esso prevedibile, della battaglia di Trieste è che il 2022 sarà ricco di tensioni pure in casa Mediobanca.

 

LUIGI GUBITOSI LUIGI GUBITOSI

Del Vecchio è ormai di gran lunga il primo azionista dell'istituto, con una quota che si avvicina al 20% autorizzato dalla Bce, Caltagirone ha preso anch' esso posizione: impossibile pensare che i due grandi soci resteranno sereni con un amministratore delegato come Alberto Nagel che gli sta dando così tanto filo da torcere sul fronte delle Generali.

 

Ma attenzione, il cda di Mediobanca scadrà solo nell'ottobre del 2023.

Prima di quella data ogni pressing sull'amministratore delegato potrebbe essere difficile.

 

henry kravis henry kravis

Più difficile, capire oggi che cosa accadrà nel 2022 alla Tim, che attraversa l'ennesimo passaggio delicato con il terzo profit warning in un anno, le fresche dimissioni dell'ad Luigi Gubitosi, la voglia dei francesi di Vivendi, primi soci, di pesare di più e l'incombere di una possibile Opa degli americani di Kkr.

 

Ma anche qui qualche paletto si può piantare. Sul ruolo del governo, innanzitutto: mentre sul caso Generali il silenzio dell'esecutivo è assoluto e significativo, per quello che riguarda il colosso delle telecomunicazioni Palazzo Chigi ha tutta l'intenzione di difendere il ruolo strategico della società applicando il suo "golden power".

 

Donnet Caltagirone Del Vecchio Donnet Caltagirone Del Vecchio

Senza il governo, dunque, sarà difficile fare i conti in Tim; e anche senza la Cassa depositi e prestiti, che del governo è il braccio finanziario. La Cassa, in un'era vicina dal punto di vista cronologico - il 2018 - ma remota da quello ideologico, entrò prima con il 5 e poi con quasi il 10% nel capitale della stessa Tim su indicazione del governo leghista e grillino.

 

Così ora la stessa Cdp, con il 60% di Open Fiber - l'altra società per la banda ultralarga attiva in Italia e nata su iniziativa dell'Enel - diventa il candidato naturale per creare sotto le sue insegne di attore pubblico nelle infrastrutture una rete unica. Sia gli americani di Kkr sia i francesi di Vivendi sarebbero aperti a questa ipotesi, limitandosi a mantenere il controllo della parte commerciale di Tim.

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

Ma le due posizioni sono alternative: i francesi vogliono agire dall'interno, approfittando del loro ruolo di primi azionisti della società telefonica; Kkr punta ad arrivare allo scorporo della rete dopo un'Opa che per il momento è solo annunciata e non si concretizza. Troppi venti diversi che soffiano su Tim in questo momento per poter azzardare previsioni più precise.

luigi gubitosi luigi gubitosi

 

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