“MONTE” DEI PEGNI - IL TESORO VUOLE CHIEDERE ALLA COMMISSIONE EUROPEA UNA PROROGA DI DUE ANNI AL TERMINE PER L’USCITA DELLO STATO DA MPS. MA RENDERE APPETIBILE IL BUBBONE SENESE È IMPRESA QUASI IMPOSSIBILE, E L’UE HA GIÀ FATTO CAPIRE CHE NON HA MOLTA VOGLIA DI CONCEDERE UN ALLUNGAMENTO DEI TEMPI. TOCCHERÀ A DRAGHI METTERCI LA FACCIA E CHIEDERE L’ENNESIMO FAVORE A BRUXELLES
-Gianluca Paolucci per "la Stampa"
Unicredit archivia i primi 9 mesi con un utile di quasi 3 miliardi di euro, alza gli obiettivi per l'intero anno e chiude le porte alla riapertura di un negoziato per Mps. Mentre prende corpo l'ipotesi di una proroga lunga per la cessione del pacchetto del 64% della banca senese in mano al Tesoro.
Dopo le indiscrezioni rilanciate nei giorni scorsi dall'agenzia Reuters sulla volontà di chiedere alla Commissione Ue una proroga di «anni», è una fonte politica a chiarire meglio l'obiettivo del negoziato con Bruxelles: «Servono almeno due anni, (arrivando così a fine 2023, ndr.) per rendere la banca appetibile per il mercato e per superare le prossime elezioni politiche», lasciando così che a gestire la partita sia un governo espressione di un parlamento radicalmente diverso da quello attuale.
Una conferma seppur indiretta di questo scenario è arrivata in serata dalla parole del ministro dell'Economia, Daniele Franco: «nell'immediato stiamo chiedendo una proroga» alla Ue «per avere tempo per procedere senza fretta e in modo adeguato» alla vendita, "esploreremo nelle prossime settimane e mesi ulteriori possibilità.
Ove non vi fosse e fintanto che non vi sarà una soluzione, continueremo a gestire la banca come azionisti cercando di far si' che diventi sempre più una banca efficiente e solida». Il ministro ha anche confermato che il divario con Unicredit era «sull'entità dell'aumento di capitale e sul valore del ramo d'azienda».
Per Unicredit il capitolo senese è definitivamente chiuso: «Non farà parte della nostra strategia futura» dice il numero uno Andrea Orcelpresentando i conti del gruppo ribadendo che «la finestra che si era aperta per un accordo ora per noi è chiusa».
Il futuro di piazza Gae Aulenti sarà più chiaro il 9 dicembre, quando Orcel presenterà il suo piano industriale. Sarà un piano «stand alone», chiarisce il manager: «Il maggior valore che possiamo creare è dal punto di vista organico e questo è stato, e rimane, il nostro obiettivo incrollabile», spiega il banker. Resta la disponibilità a valutare operazioni che possano rafforzare la rete, sempre nell'ottica di portare vantaggi agli azionisti.
«Fin dall'inizio del mio mandato, la mia ambizione per UniCredit è stata chiara: fornire - sottolinea - una crescita redditizia corretta per il rischio con l'obiettivo principale di ottenere rendimenti sostenibili al di sopra del costo del capitale per tutto il ciclo».
UniCredit «non è la stessa banca di sei mesi fa», rileva lo stesso manager in un messaggio a colleghi in cui evidenzia che sono stati fatti «passi in avanti fenomenali» ma che si è «soltanto all'inizio del percorso» di trasformazione dell'istituto.
Orcel guarda con un certo scetticismo anche alle dta che secondo le intenzioni della norma estesa al 2022 dovrebbero favorire i merger nel settore. «Ho una visione diversa dal mercato - dice - e non le vedo come un acceleratore».
L'andamento del periodo giugno-settembre - primo trimestre completo di Orcel - è figlio di una robusta performance commerciale che ha spinto i ricavi a 4,4 miliardi, con buone indicazioni dalle commissioni (1,7 miliardi, +12,5% anno su anno) e un margine di interesse positivo (2,3 miliardo, +3,1% trimestre s trimestre). Confermati, infine, gli ottimi livelli di capitale e liquidità (Cet1 ratio fully loaded al 15,5%).