Francesco Manacorda per "la Stampa"
GIOVANNI PERISSINOTTOLeonardo Del Vecchio torna a scommettere su Generali per cercare di dimenticare le puntate, finora perdenti, sul titolo. Il 13 luglio il patron di Luxottica, che lo scorso febbraio aveva abbandonato con clamore il cda delle Generali, è salito oltre il 2% del capitale. Un movimento di poco conto: ha comprato circa lo 0,1%, passando dall'1,87% al 2,002%.
Ma un movimento significativo perché Del Vecchio, che ha in carico le azioni a un prezzo unitario vicino ai 27 euro, ha approfittato di un mercato assai depresso per acquistare le Generali a valori prossimi ai 13 euro e mediare così sui precedenti acquisti.
Il titolo dell'unico colosso finanziario italiano ha dato negli ultimi anni delusioni ai suoi sottoscrittori, muovendosi peraltro in linea con l'indice Ftse-Mib che fotografa l'andamento del listino e facendo anche un po' meglio, ad esempio, di due grandi banche come Unicredit e Intesa-Sanpaolo. Certo, specie negli ultimi mesi, essere molto liquidi ed avere in pancia una bella dose di debito sovrano italiano, come accade al Leone, non sono condizioni che premiano.
leonardo_delvecchioI numeri, comunque, raccontano che alla data di ieri, quando le Generali hanno chiuso a 12,8 euro, il titolo ha perso in un anno il 14,50%, in tre anni il 56,9%, in cinque anni il 64,8%. Così i grandi soci del Leone si stanno muovendo per affrontare la situazione. Una situazione critica specie per quell'infornata di azionisti «privati», arrivati a Trieste dal 2007 in poi e che avrebbe dovuto garantire, oltre ai capitali, un'iniezione di competenza imprenditoriale per far correre di più il Leone.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONELa soluzione più drastica è stata quella del gruppo De Agostini, che nel bilancio 2010 ha svalutato per 404 milioni il suo 4,43% di Generali, portando il valore di carico da 25,81 a 14,21 euro. Anche Petr Kellner, l'imprenditore ceco che di Trieste è partner nella joint-venture Generali-Ppf e socio con un 2,2% del capitale, ha scelto la svalutazione.
Nel bilancio 2010 del Ppf Group i 31,3 milioni di titoli Generali valgono 445 milioni, ossia poco più di 14 euro l'uno, dopo aver iscritto a bilancio una minsuvalenza potenziale di 117 milioni. Chi se la cava è invece Francesco Gaetano Caltagirone, socio al 2,25% e soprattutto campione nello sport nel quale si cimenta ora Del Vecchio. Caltagirone è riuscito a portare il valore di carico delle sue azioni, grazie ad acquisti mirati, vicino ai 14,80 euro e soffre oggi assai meno di altri.
LORENZO PELLICCIOLICi sono poi grandi azionisti che hanno valori di carico abbastanza lontani dalle quotazioni ma per il momento non muovono: è il caso di Effeti ( Ferak e Fondazione Crt), che ha rilevato il 2,3% di Generali da Unicredit nel marzo 2010, pagando circa 18 euro per azione. Di svalutazione non si è parlato nel bilancio 2010, ma il tema si porrà probabilmente a fine 2011.
Salvatore LigrestiChi deve augurare ogni successo borsistico alla concorrente Generali è invece la FonSai. La compagnia dei Ligresti, possiede l'1,12% del Leone, ma i recenti impegni presi con l'Antitrust la obbligano a venderlo entro fine 2012. Un impegno che, senza una ripresa di Trieste, potrebbe portare la minsuvalenza potenziale - nel bilancio consolidato FonSai i titoli del Leone sono infatti a valore di mercato, ma nel civilistico viaggiano attorno ai 20 euro - in perdita effettiva.
Petr_KellnerE Mediobanca, che di Generali è il primo azionista con il 13,2%? Qui parlare di svalutazione non ha senso, visto che dal 2005 piazzetta Cuccia consolida la sua principale partecipata a patrimonio netto, ossia prende come valore di libro il valore «pro quota» del patrimonio del Leone. Dunque, finché il patrimonio di Generali non subisce variazioni nemmeno Mediobanca evidenzia minus o plusvalenze potenziali. Anche se, ovviamente, un Leone debole in Borsa fa male anche a piazzetta Cuccia, che nell'ultimo anno ha perso poco meno del 7%