MONTE DEGLI SCAZZI DI SIENA - PROFUMO FURIOSO PER I VOLANTINI DEI SINDACATI: "NON ACCETTO INSULTI E ATTACCHI PERSONALI" - NEI CORRIDOI DI ROCCA SALIMBENI DURO SCONTRO TRA ARROGANCE E IL NUMERO UNO DEI SINDACATI SILEONI - C'E' MANCATO POCO PER LA SCAZZOTTATA IN STILE SPAGHETTI WESTERN - TIRA ARIA DI SCIOPERO CONTRO GLI OLTRE 4MILA ‘’LICENZIAMENTI’’ E LA CHIUSURA DI 400 SPORTELLI - I DUBBI DEI MERCATI: BASTERA' LA STAMPELLA PUBBLICA DEL TESORO PER SALVARE LE SORTI DI MPS?...

Condividi questo articolo


Baraonda Bancaria per "Dagospia"

alessandro-profumoalessandro-profumo

Chi frequenta Siena racconta che venerdì scorso, dal palazzo di Rocca Salimbeni, quartier generale del Monte dei paschi di Siena, si sono udite grida come mai in passato. Nelle contrade hanno pensato si trattasse di una guerra in vista del Palio di luglio, a cui la banca cittadina destina una buona fetta di denaro come sponsor storico. Ma gli appassionati della battaglia in piazza del Campo possono stare tranquilli: la doppia competizione è assicurata pure quest'anno.

La questione, invece, riguarda i licenziamenti di oltre 4mila colletti bianchi dell'istituto e la vendita di 400 sportelli sul territorio nazionale. La voce urlante, al limite della lesione delle corde vocali, era quella del nuovo presidente, Alessandro Arrogance Profumo e di Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato del mondo creditizio.

Pare che l'ex numero uno di Unicredit, non abbia gradito la raffica di volantini che le sigle sindacali gli stanno riservando da quando ha rimpiazzato Peppiniello Mussari alla guida dell'istituto più antico d'Italia. Sta di fatto che nella prime delle due riunioni dello scorso 27 giugno, cominciata alle 17.30 come da programma, Profumo ha detto chiaro e tondo ai capi delle organizzazioni dei lavoratori di farla finita con "attacchi e insulti personali".

ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLAALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

Una riunione aperta a circa 25 persone ma che si è trasformata in un duello rusticano con Sileoni. Pare che tra i due non corra buon sangue sin dai tempi in cui si confrontavano sulle manovre a piazza Cordusio. Sileoni fu il primo ad attaccare apertamente Profumo nell'agosto del 2010 - a poche settimane dall'addio a Unicredit dell'attuale numero uno Mps - definendolo il "Marchionne dei banchieri" perché voleva adottare il metodo Fiat anche allo sportello, con contratti aziendali che avrebbero dovuto rimpiazzare le intese a livello nazionale.

monte_paschi_di_sienamonte_paschi_di_siena

Un modo come un altro per mandare a casa migliaia di dipendenti e tenersi tutti gli altri sotto ricatto. La vicenda, all'epoca, si interruppe sul più bello con Profumo costretto alle dimissioni dalle Fondazioni bancarie azioniste, irritate per come erano stati gestiti i rapporti con i potentissimi soci libici.

Ma i dissapori fra il banchiere e il sindacalista sono rimasti intatti. "Sileoni è cazzuto e permaloso e Profumo casca male" dice un esperto di faccende bancarie, convinto che la battaglia è solo all'inizio. In effetti, per la scazzottata è mancato davvero poco. Venerdì, terminata la prima riunione, durante lo spostamento nei corridoi interni di Rocca Salimbeni verso la sala destinata al summit allargato ai rappresentanti interni, il presidente di Mps e il segretario generale Fabi sono arrivati quasi allo scontro fisico.

Sileoni_LandoSileoni_Lando

"Profumo vuole comandare e basta" raccontano " e non vuole avere a che fare con i sindacati che si mettono di traverso". Il clima è rimasto teso anche durante il secondo vertice interno, che è cominciato attorno alle 20. In quella riunione la tensione è salita alle stelle e tutti i sindacati hanno minacciato lo sciopero interno di fronte al piano industriale a cui sta lavorando l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, pure lui oggetto di attacchi nei volantini sindacali. Contro il vertice Mps si sono schierate compatte tutte le sigle del settore, dalla Fisac Cgil alla Fiba Cisl e Uilca.

Tutto questo mentre i mercati si interrogano sull'operazione si salvataggio del gruppo. Fra gli addetti ai lavori i dubbi non mancano e nelle sale operative la domanda è sempre la stessa: "Basterà la stampella pubblica del Tesoro, che ha messo un'altra fiche da 2 miliardi di euro, per salvare le sorti di Mps?".

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…