NARCO-HEZBOLLAH: IL “PARTITO DI DIO” SI FINANZIA CON TRAFFICI DI AUTO E COCAINA

Il metodo è semplice: si comprano auto usate sul mercato Usa e cocaina in America Latina inviandoli in Africa, dove le vetture vengono vendute e la droga spedita in Europa - I proventi dei business passano alle banche libanesi e poi alle casse di Hezbollah, altri tornano nelle Americhe per essere reinvestiti… - -

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Francesco Semprini per "la Stampa"

Auto e cocaina. Si finanzia così la guerra civile in Siria, almeno per quanto riguarda quella parte del conflitto gestita per procura da Hezbollah. La formazione sciita libanese sarebbe, infatti, al centro di un traffico a livello planetario di droga e riciclaggio di denaro grazie al quale ricava linfa vitale per le sue attività in patria e a sostegno dell'alleato alawita, Bashar al Assad, secondo lo schema del «Resistence Axis» con cui gli Usa inquadrano la triade «Siria, Iran e Hezbollah».

SCIITI HEZBOLLAHSCIITI HEZBOLLAH

L'accusa arriva da Washington sulla base delle indagini condotte dal dipartimento del Tesoro che ha dichiarato fuori legge due «money-exchange» di Beirut, finanziarie sospettate di essere centri di smistamento di fondi, più o meno illeciti, destinati a finanziare le attività del Partito di Dio. «Hezbollah opera come un vero e proprio cartello della droga dice al Wall Street Journal, Derek Maltz, agente speciale della Dea -. I proventi di queste attività sono anche usati contro obiettivi americani». La formazione di Hassan Nasrallah restituisce le accuse dicendo che si tratta di «pura propaganda» volta a gettare discredito.

Ma la ricostruzione americana sembra molto chiara con una connection articolata su tre continenti. L'organizzazione compra automobili usate sul mercato Usa e cocaina in America Latina inviandoli in Africa, dove le vetture vengono vendute e la droga viene fatta convergere in Europa. I proventi dell'uno e dell'altro business confluiscono alle banche libanesi attraverso le «exchange house», come quelle incriminate dagli Usa. A questo punto una parte dei fondi vanno a finire nelle casse di Hezbollah, altri prendono la direzione delle Americhe per essere reinvestiti.

HEZBOLLAHHEZBOLLAH

Un sistema già rodato visto che il narcotraffico dei cartelli sudamericani è fonte di sostegno anche di organizzazioni jihadiste, in particolare vicine ad Al Qaeda nel Maghreb islamico. La connection sciita appare tuttavia più sofisticata, visto che ruota attorno a due finanziarie, almeno sulla carta, avviate in maniera perfettamente legale.

Si tratta di «Kassem Rmeiti & Co for Echange» che ha movimentato 30 milioni di dollari in proventi della droga negli Usa a partire dal 2008, secondo quanto riferito dagli inquirenti del Tesoro. La società fa capo ad Haitham Rmeiti, ritenuto anche un mediatore chiave nella gestione dei fondi di Hezbollah. La seconda finanziaria è «Halawi Exchange» che ha gestito, o facilitato, la consegna di 220 milioni di dollari in auto di seconda mano, dagli Usa al Benin.

Secondo David Cohen, responsabile dell'antiterrorismo per il dipartimento del Tesoro Usa, i due «money exchange» sono il punto di arrivo di un'indagine avviata nel 2011 sulla «Lebanese Canadian Bank», già sospettata di essere la mediatrice di un narcotraffico tra America latina e Africa. In seguito all'indagine la Banca fu chiusa dalle autorità libanesi, ma secondo gli Usa le sue funzioni sarebbero state trasferite alle altre due finanziarie incriminate.

ASSADASSAD

L'intera connection ruoterebbe attorno ad Ayman Joumaa, cittadino con doppio passaporto, libanese e colombiano, ricercato dagli Usa per traffico di cocaina per diverse decine di tonnellate da Medellin e Cartagena all'Europa, Africa occidentale e il resto delle Americhe. Un «broker» della droga imprendibile, una «primula bianca» con il debole per la jihad, abile e scaltro tanto da andare a braccetto al contempo con Hezbollah e il cartello messicano dei Los Zetas.

 

 

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